Vanity Fair (Italy)

AMY Ma io sono bellissima

Il bullismo subito a 12 anni, gli hater in Rete, le polemiche sulla sua ultima commedia dove si risveglia top model. Amy Schumer ha imparato a infischiar­sene, forte di una grande autoironia, di un ego espanso e di una certezza: non posso piacere a tutti

- di SIMONA SIRI foto ANNIE LEIBOVITZ servizio TONNE GOODMAN

Q uando ancora si esibiva come comica nei locali, una delle battute che faceva spesso era: «Se anche volessi, non potrei mai vivere a Los Angeles: lì le mie braccia sono considerat­e gambe». Se c’è una cosa sulla quale Amy Schumer ha sempre ironizzato è il suo aspetto. Pur non avendolo scritto lei (come era successo per il suo primo film importante, Un disastro di ragazza), è quindi perfettame­nte giusto che sia lei la protagonis­ta di Come ti divento bella!, commedia che negli Stati Uniti ha totalizzat­o 48 milioni di incasso, uno dei più grandi successi comici dell’anno, e ha riaperto la discussion­e – peraltro mai chiusa – sul corpo delle donne e sugli assurdi standard di bellezza a cui sono sottoposte. Nel film Amy è Renee: appassiona­ta di make-up e di beauty in generale, insicura sul proprio aspetto, guarda le donne più belle e di successo con invidia mista a rassegnazi­one. Fino a quando, dopo un colpo in testa, Renee si risveglia e si vede bellissima, una top model. E inizia a comportars­i come tale. Credendosi bella, acquisisce volontà e spavalderi­a sul lavoro e nella vita privata. Eppure è sempre lei. Negli Usa, oltre ad avere incassato tanto, il film è stato anche al centro di polemiche: il messaggio di empowermen­t femminile è confuso e il fatto che Renee acquisti sicurezza solo quando si crede bella è la conferma di quanto ancora conta la percezione estetica. Schumer delle polemiche se ne infischia. «È un film che ho voluto da subito, da quando i miei agenti mi hanno raccontato la scena di Renee che spiega alle amiche che pur essendo bella come una modella è rimasta se stessa», mi dice quando l’incontro a New York. Vestita con un abito arancione, scarpe basse, carnagione perfetta, dal vivo è ancora più luminosa di come appare sullo schermo. Al dito, sfoggia la fede nuova di zecca: Amy si è sposata a febbraio a Malibu, cerimonia davanti al mare condivisa su Instagram. Il marito, Chris Fischer, è un famoso chef. Per i fan una sorpresa, e la consapevol­ezza che la ragazza che nei monologhi raccontava senza pudore di sesso, sbronze e uomini sbagliati forse non c’è più.

Come ti divento bella! si presta a diverse interpreta­zioni: qual è la sua? «Il messaggio del film per me è uno solo: a volte abbiamo già tutto per essere felici, il problema è che non lo vediamo. È un film sull’amore che dobbiamo nutrire per noi stessi». È anche sul fatto che le persone belle hanno la vita più facile? «Non ne sono così sicura. Conosco molte persone bellissime, ma non tutte sono felici. Forse vale per una certa età, forse vale per le modelle, ma non è che si può fare la modella a vita. È un mercato difficile, spesso giovani donne sono sfruttate, c’è dramma e sofferenza anche lì. La bellezza è sopravvalu­tata». Davvero lo pensa? «Certo. A chi importa che aspetto abbiamo?». Non è anche per quello che ci giudicano? «All’inizio sì, è la prima cosa che gli altri notano di noi. Ma poi, quando subentra la conoscenza, veniamo giudicati per come siamo come esseri umani. Non credo che il mio aspetto abbia a che fare con le mie qualità di sorella, amica, moglie o proprietar­ia di cani». Ai bambini si dice sempre che sono belli, mai che sono bravi. «Ai neonati per forza, sono esseri che dormono e fanno la cacca, non hanno personalit­à, l’unico commento è se sono carini oppure no. Però poi, quando si cresce, quello che ci definisce è altro: il mio lavoro parla per me, dice chi sono, non lo fanno la mia faccia o le mie gambe. Però ha ragione, bisognereb­be smetterla di dire dei bambini che sono belli: diciamo che sono simpatici, spiritosi, rompiscato­le, anche. Commentiam­o il carattere». Rispetto a quando era ragazzina, l’attenzione della società sull’aspetto fisico è maggiore o minore? «Molto maggiore. Basta accendere la tv: ci sono reality sulle fidanzate dei calciatori o dei giocatori di basket, donne il cui unico merito è essere attraenti. E questo senza contare i social media. Io sogno un programma dove le donne sono – che so – amministra­tori delegati. L’altro problema è che il modello estetico è cambiato, ed è ormai basato sulla magrezza da fame. Se guarda le foto delle top model degli anni ’90, alcune di loro oggi sarebbero considerat­e sovrappeso». Lei a che età ha capito l’importanza della bellezza? «A dodici anni sono stata vittima di bullismo. Mi dicevano che il mio sedere era troppo grosso. E fino a quel momento non mi ero mai preoccupat­a del mio sedere. Nel posto da cui vengo, nessuno dava troppo peso ai vestiti o all’apparenza. Quel commento mi aprì gli occhi: cominciai a usare l’autoironia per difendermi. Se sei tu a scherzare, è più difficile che lo facciano gli altri. E noi donne dobbiamo finirla con questa fissa della perfezione: gli uomini sono felici se hanno una donna nuda vicino, e quando capita non vanno certo a cercarne i difetti. È tutto nella nostra testa, è un condiziona­mento sociale». Insisto: la bellezza è potere. «Ma anche attenzione non voluta. Sa quanto deve essere sfiancante avere sempre gli occhi degli altri addosso? Sono grata di essere come sono, perché senza trucco e in abiti sportivi passo inosservat­a, divento invisibile. Se invece voglio mostrarmi agli occhi degli uomini, trucco e tacchi e so che tipo di attenzioni ricevo». Fare parte del mondo dello spettacolo non aiuta. «Per anni sono stata massacrata, soprattutt­o in Rete. Adesso, posso dirle che non me ne potrebbe importare di meno del giudizio degli altri, soprattutt­o di gente che non fa parte della mia vita. So che non posso piacere a tutti, ma onestament­e non me ne frega niente. Ho cose da dire e le dico. Non ti piaccio? Non mi seguire». Lei è nata sicura di sé o lo è diventata? «I miei genitori mi hanno sempre fatto sentire la più brava e la più bella. Il mio ego espanso è colpa loro. Da bambina, quando mi prendevano in giro, all’inizio neanche capivo: parli con me? Ma se mia madre dice che sono bellissima! È servito: le critiche, quando sono arrivate, non hanno scalfito la mia sicurezza». Quindi la sicurezza si impara. «E si assorbe: se una madre non sta tutto il giorno davanti allo specchio lamentando­si del suo aspetto, il messaggio è chiaro». Ora che è sposata, cambierà il suo modo di far ridere? «Evolvere è sempre positivo, non credo che interessi a nessuno una comica che fa sempre battute sul sesso e sugli uomini. Inizierò a far ridere parlando di matrimonio: materiale ce n’è».

Pagg. 54-55: abito, Naeem Khan. Pagina accanto: abito, Dolce & Gabbana. Make-up Gucci Westman. Hair Kim Gueldner. Set designer Mary Howard.

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 ??  ?? MI SCATENO UN POÕ Amy Schumer in una scena di Come ti divento bella!, regia di Abby Kohn e Marc Silverstei­n. Nel cast Michelle Williams ed Emily Ratajkowsk­i.
MI SCATENO UN POÕ Amy Schumer in una scena di Come ti divento bella!, regia di Abby Kohn e Marc Silverstei­n. Nel cast Michelle Williams ed Emily Ratajkowsk­i.

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