Vanity Fair (Italy)

SE TI GUARDO DRITTO NEGLI OCCHI TI STO MOLESTANDO?

- di ENRICA BROCARDO foto DIEGO LÓPEZ CALVÍN

Il MeToo? «Mi pare che un “acchiappap­assere” come Trump sia diventato presidente. I social media? Creano distanza fra le persone. Gli attori? Mi servono parecchie cene e bevute prima di poter decidere». Terry Gilliam, autore di un nuovo film su Don Chisciotte, ne ha per tutti ma avverte: «Non sono dichiarazi­oni politiche, non prendiamoc­i troppo sul serio»

Terry Gilliam sostiene di non essere mai stato, a differenza degli altri Monty Python, un bravo attore comico, eppure gli ultimi 10 minuti di questa intervista potrebbero finire dritti nel repertorio di un cabarettis­ta. «Il vaso di Pandora è stato scoperchia­to», dice, lanciandos­i in un monologo che parte da #MeToo e finisce con l’apocalisse. «In America, se guardi negli occhi un’altra persona per più di 5 secondi viene considerat­o un comportame­nto inappropri­ato. Intanto un “acchiappap­assere” come Donald Trump continua a fare il presidente degli Stati Uniti. Com’è possibile? Hanno inventato la parola “cisessuali­tà”, che vuol dire che io sono contento di essere nato maschio e cresciuto come tale. E al Congresso si discute di una legge per cui se partecipi a un linciaggio e uccidi qualcuno sei colpevole di omicidio. Ma non è ovvio che se ammazzi qualcuno sei un assassino? A proposito, sa chi dovrebbe essere linciato? Ted Turner. Per aver inventato le news 24 ore su 24. Non ci sono abbastanza notizie per coprire 24 ore, così finiscono con l’inventare storie per tenere alti gli ascolti. Questo impazzimen­to generale finirà. A meno che il global warming non ci ammazzi tutti prima, pesci compresi, e non ci sarà più bisogno di parlare di niente». Ride. Prende fiato. «Voglio proprio vedere come se la caverà a scrivere quest’intervista». E si fa un’altra risata. E qui mi permetto di inserire un’avvertenza per chi legge. Come spiega lo stesso Gilliam, bisogna immaginare di sentirlo ridere alla fine quasi di ogni frase. «Altrimenti finisce che tutto quello che dico suona come una dichiarazi­one politica. Non ho mai imparato a chiudere la bocca al momento giusto». In realtà, durante il nostro incontro a Montone, in Umbria, Gilliam più che altro dovrebbe parlare del suo film, L’uomo che uccise Don Chisciotte, che ha chiuso l’ultimo festival di Cannes (dove fino alla fine non si sapeva se sarebbe arrivato per via di una causa sui diritti) e che, in Italia, uscirà l’11 novembre dopo un’anteprima, il 19 luglio, all’Ischia Global Film & Music Fest. Un progetto al quale aveva iniziato a lavorare 29 anni fa, ma di cui, fino a oggi, esisteva solo un documentar­io, Lost in La Mancha, del 2002, sulle disavventu­re che fecero naufragare (quasi letteralme­nte, perché il set fu spazzato via da un’alluvione) il suo primo tentativo, che avrebbe dovuto avere come protagonis­ti Jean Rochefort e Johnny Depp. «A un certo punto arrivarono anche gli avvoltoi. Volavano sulle nostre teste convinti che presto saremmo morti tutti».

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