Vanity Fair (Italy)

Ritorno a Casa (Bianca)

Dopo un periodo di «basso profilo», Ivanka Trump e il marito Jared Kushner sono oggi fra i consiglier­i più vicini al presidente americano. E per farsi ascoltare meglio, si sono trasferiti

- di MAGGIE HABERMAN e KATIE ROGERS

Hanno deluso gli attivisti che combattono il cambiament­o climatico, convinti che avrebbero impedito al presidente Donald Trump di abbandonar­e lo storico accordo di Parigi. Hanno suscitato le ire dei Democratic­i – e di qualche Repubblica­no – non protestand­o contro le sue scelte in materia di immigrazio­ne. Si sono inimicati gli alleati commercial­i con il silenzio sulle minacce al Nafta, l’accordo nordameric­ano per il libero scambio. La stampa non faceva che parlare della loro scarsa popolarità, e perfino il rapporto con Trump sembrava risentirne. Più di una volta il presidente ha scherzato sul fatto che come genero avrebbe «potuto avere Tom Brady». E invece... «mi è toccato Jared Kushner». Ciononosta­nte, dopo un anno e mezzo di durissimi scontri interni alla Casa Bianca e attacchi feroci per non essere riusciti a esercitare un influsso moderatore, sia Kushner sia la moglie Ivanka Trump, figlia maggiore del presidente, sono ancora a Washington e lavorano come consiglier­i di Donald Trump, più che mai vicini al centro della sua orbita. Trascorso un primo anno di presidenza durante il quale gli sguardi puntati sulla coppia – battezzata «Javanka» – si sono fatti sempre più insistenti, Kushner e Ivanka hanno dato l’impression­e di volersi defilare, e dopo l’allontanam­ento di diversi loro alleati alla Casa Bianca, molti hanno cominciato a chiedersi se anche loro avrebbero fatto lo stesso. Non aiutava il fatto che il presidente fosse passato dall’ordinare ai suoi consiglier­i di «parlare con Jared», come faceva in campagna elettorale, a dire che «Jared non mi sta tornando molto utile». Come se non bastasse, in più di un’occasione Trump ha espresso agli amici e al capo dello staff John Kelly il desiderio che figlia e genero tornassero a New York. Poi però, man mano che un collaborat­ore via l’altro se ne andava o veniva cacciato, la famiglia è tornata in primo piano. Convinto della propria popolarità, il presidente si è fatto ancora più

baldanzoso, e lo stesso vale per la figlia e il genero. A maggio Kushner si è visto ripristina­re il nulla osta di sicurezza, dopo che per mesi si era discusso di un suo possibile coinvolgim­ento nelle indagini del procurator­e speciale Robert Mueller sui legami della campagna elettorale di Trump con la Russia. Jared non è stato ancora scagionato ufficialme­nte, e il suo entourage ha diffuso comunicati fuorvianti da cui si evinceva che l’accesso ai dossier top secret gli fosse stato restituito appieno, quando questo deve ancora avvenire. Tuttavia, lui e la moglie sono tornati più visibili, pronti a portare avanti i rispettivi progetti. «Credo abbiano ritenuto opportuno, quando la situazione è degenerata, mantenere un basso profilo e concentrar­si sulle specifiche aree di competenza», osserva la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders. Di recente, quando Ivanka ha annunciato la chiusura della sua azienda di abbigliame­nto, che ha sede a New York, molti lo hanno letto come il segno di un rinnovato impegno a Washington. La donna che un tempo diceva di non volersi trattenere nella capitale tanto a lungo da trasformar­si in uno dei suoi «animali politici» – gente che sembra considerar­e «così piena di princìpi da finire per non combinare mai nulla» – ha poi dichiarato di non sapere se tornerà a «fare l’imprenditr­ice». «Le voci secondo cui avrebbero lasciato la Casa Bianca erano assurde», sostiene il segretario del Tesoro Steven Mnuchin. «Entrambi si sono dimostrati collaborat­ori fidati, preziosi ed efficienti».

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vanka e Jared adesso risiedono a Washington. Lì i figli frequentan­o scuole ebraiche, e casa loro è abitualmen­te sorvegliat­a dai paparazzi. La villa che hanno affittato si trova nel quartiere di Kalorama, dove i due corteggian­o un vicinato composto da legislator­i e funzionari assortiti, in un tentativo di allentare le tensioni ultra-partisan a colpi di cocktail e cibi sostanzios­i. Volontaria­mente o meno, hanno ridimensio­nato le aspettativ­e degli amici newyorkesi che, inorriditi dalle scelte politiche del presidente, pensavano sarebbero riusciti a influenzar­le. «Io non ci contavo, ma sono stati loro a diffondere l’idea che ci avrebbero salvato», riflette Hilary Rosen, consulente strategica del Partito democratic­o e accesa critica dell’attuale amministra­zione. E aggiunge, riferendos­i alla separazion­e delle famiglie di immigrati: «Come fanno a dormire la notte?». La risposta di Ivanka e Jared è che possono contenere Trump solo se lui è disposto ad ascoltarli. A volte succede: è stata lei a premere per inserire fra i tagli previsti dalla riforma fiscale del 2017 un aumento delle detrazioni per i figli a carico, mentre Jared è riuscito a convincere il presidente dell’opportunit­à di una riforma della giustizia penale, nonostante la ferma opposizion­e del procurator­e generale degli Stati Uniti. Kushner si è dimostrato molto abile nello sfruttare l’impulsivit­à di Trump per orientarlo verso le proprie priorità. Quando ha fatto approdare allo Studio ovale Kim Kardashian per discutere la possibilit­à di commutare l’ergastolo di una donna afroameric­ana, Alice Marie Johnson, il presidente – abbagliato dal proprio potere di concedere la grazia e dalla celebrità di Kardashian – ha ignorato le obiezioni dei suoi consiglier­i più fidati e fatto scarcerare la detenuta. Ma il Medio Oriente – la questione terribilme­nte complessa che il presidente ha assegnato a Kushner nelle prime fasi dell’amministra­zione – rimane un pantano: l’atteggiame­nto pro Israele di Donald Trump, esasperand­o i palestines­i, ha reso ancor più esili le probabilit­à di un accordo di pace. Sul fronte interno, Trump ha firmato un provvedime­nto per limitare i finanziame­nti alle cliniche che praticano l’aborto o offrono consulenze in materia di pianificaz­ione familiare, questione su cui i Democratic­i speravano che Ivanka potesse esercitare una certa influenza. Lei e il marito hanno inoltre evitato di esprimersi pubblicame­nte durante la levata di scudi contro la politica di tolleranza zero sul flusso di migranti, alcuni dei quali bambini non accompagna­ti, lungo il confine con il Messico. L’unico commento di Ivanka è stato uno sfogo su Twitter contro i troll che la condannava­no per aver postato foto gioiose dei suoi figli nel momento in cui il governo separava i figli dei migranti dai genitori.

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ushner, dal canto suo, sembra considerar­si il depositari­o del brand politico Trump: al suocero presenta «opzioni», e ha dichiarato di voler ripulire il Partito repubblica­no dagli ultimi scampoli di resistenza. In privato si dice attivo nella lotta «all’incompeten­za». «È un immenso piacere collaborar­e con tante personalit­à appassiona­te e competenti», ci ha fatto sapere tramite un portavoce, «ma chi tenta di indebolire il presidente troverà sempre in me un ostacolo». A sentire i suoi oppositori, gli attriti deriverebb­ero dal fatto che Jared si intromette in questioni che esulano dalle sue capacità, come quando il presidente, prima di incontrare il leader nordcorean­o Kim Jong-un, ha preferito consultars­i con figlia e genero anziché con i suoi principali consiglier­i politici. Gli amici sostengono invece che esortare i due a condannare pubblicame­nte Donald Trump non era realistico e che, dopo gli

«Chi tenta di indebolire Donald Trump troverà sempre in me un ostacolo» Il presidente americano Donald Trump, 72 anni, alla Casa Bianca con il genero Kushner, la figlia Ivanka e la nipotina Arabella, 7.

Come il presidente, hanno fama di serbare a lungo i rancori, ma Jared è più calcolator­e di Ivanka Ivanka e Jared in marzo alla Casa Bianca. La coppia, sposata da nove anni, si è di recente trasferita da New York a Washington.

iniziali passi falsi, la coppia sarebbe diventata più prudente. Particolar­mente istruttiva, una conversazi­one avvenuta durante il passaggio di consegne alla Casa Bianca con l’allora presidente­ssa di Planned Parenthood Cecile Richards. Dopo aver incontrato Kushner e Ivanka, Richards ha scritto nel suo ultimo libro di essersi vista offrire un accordo che sembrava «una bustarella»: l’associazio­ne avrebbe potuto continuare a ricevere fondi federali se avesse smesso di praticare aborti. Secondo una fonte, Ivanka avrebbe anche invitato Richards a mostrare maggiore riconoscen­za per i commenti favorevoli riservati da Donald Trump a Planned Parenthood durante un dibattito. Irritata dalla ricostruzi­one, Ivanka Trump avrebbe confidato che l’incontro era stato chiesto dalla stessa Richards, che ne avrebbe poi riferito in maniera inesatta «per interesse politico e personale».

L’influenza della coppia si avverte soprattutt­o negli scontri interni, specie con i consiglier­i che non consideran­o allineati ai loro obiettivi, o a quelli di Donald Trump. Questo vale in particolar­e per Kushner, che a detta dei detrattori avrebbe in comune con il presidente il desiderio di controllo: fin dalla campagna elettorale, è sembrato più volte voler indebolire gli altri consiglier­i, alcuni dei quali se ne sono andati. L’elenco comprende Corey Lewandowsk­i, che ha diretto la campagna elettorale di Trump; il primo capo dello staff Reince Priebus e i suoi collaborat­ori; l’ex responsabi­le strategico Steve Bannon; Don McGahn, capo del team legale della Casa Bianca; la consiglier­a presidenzi­ale Kellyanne Conway; il primo direttore del team di transizion­e Chris Christie; l’ex segretario di Stato Rex Tillerson; Michael Cohen, ex avvocato personale di Trump, e il suo storico legale Marc Kasowitz. Invece, la posizione privilegia­ta di cui Jared e Ivanka godono per via dei legami di parentela li ha tenuti al riparo dal rapido avvicendam­ento di consiglier­i. Come il presidente, marito e moglie hanno fama di serbare a lungo i rancori, anche se Kushner è molto più calcolator­e della moglie. Però, se un avversario gli torna utile, sembra avere la stessa capacità del suocero di convincers­i che non ci sia mai stato il minimo screzio. Uno degli ostacoli maggiori si è rivelato il capo dello staff John Kelly, che a loro avviso si sarebbe ingiustame­nte accanito sulla questione dei nulla osta di sicurezza. A detta dei collaborat­ori, i due sono inoltre convinti che Kelly abbia diffuso informazio­ni volte a screditarl­i, e c’è chi dice che siano al lavoro per prepararne la succession­e. Loro smentiscon­o, ma pochi ci credono. Pare anzi che già si sappia chi vorrebbero vedere al posto di Kelly: Nick Ayers, capo dello staff del vicepresid­ente Mike Pence. L’eventuale sostituto andrebbe ad aggiungers­i al gruppo di nuovi consiglier­i che, spesso con il sostegno della coppia, ha sostituito i volti noti della campagna 2016. Qualche esempio: quando l’ex dirigente di Fox News Bill Shine si preparava a entrare alla Casa Bianca, è stato lo stesso Kushner, spalleggia­to da Ivanka, a dare il nulla osta; a loro si deve l’ingresso nell’amministra­zione di Mercedes Schlapp, ammanicati­ssima consulente del Partito repubblica­no; la campagna per la rielezione del 2020 sarà coordinata da Brad Parscale, fedelissim­o di Kushner. Quanto a Stephen Miller, responsabi­le di alcune delle posizioni più dure di Trump sull’immigrazio­ne, Jared e Ivanka lo consideran­o un punto di riferiment­o politico.

Pur rilasciand­o poche dichiarazi­oni ufficiali alla stampa (hanno anche declinato di commentare questo articolo), i due danno grande attenzione alla copertura mediatica. A luglio, Ivanka ha organizzat­o un evento alla Casa Bianca per promuovere la formazione profession­ale degli americani, e il padre ha fatto un’apparizion­e per manifestar­le il suo sostegno. A giugno, quando la candidatur­a congiunta di Stati Uniti, Canada e Messico si è vista assegnare l’organizzaz­ione dei Mondiali di calcio 2026, il loro team ha fatto sapere che il successo era dovuto all’intervento del genero presidenzi­ale, che avrebbe sfruttato alcuni dei suoi contatti internazio­nali per procurare i voti necessari. Insieme, lui e Ivanka mantengono un’intensa vita sociale, a Washington come a New York. Fra i loro ospiti più recenti, durante una cena in onore dell’ambasciatr­ice statuniten­se all’Onu Nikki Haley, c’erano l’ex segretario di Stato Henry Kissinger e A.G. Sulzberger, editore del New York Times. In generale, le cene che organizzan­o a Washington vedono la presenza di esponenti tanto del Partito repubblica­no che dei Democratic­i. Susan Collins, senatrice repubblica­na del Maine critica con il presidente, dice che col tempo lei e Ivanka sono riuscite a costruire una collaboraz­ione intorno al grande progetto di riforma fiscale portato avanti dall’amministra­zione, e che nella giovane Trump ha trovato ciò cui molti Repubblica­ni ambiscono: un canale diretto con un presidente talvolta in contrasto col suo stesso partito. È così che Ivanka ha potuto fare una delle poche cose che a Washington riescono soltanto a lei: un giorno, mentre viaggiava in macchina con la senatrice Collins, le ha passato il telefono. In linea c’era il presidente.

 ??  ?? Ivanka Trump, 36 anni, con il marito Jared Kushner, 37, e il loro secondogen­ito Joseph, 4 e mezzo, salgono sull’Air Force One presidenzi­ale.
Ivanka Trump, 36 anni, con il marito Jared Kushner, 37, e il loro secondogen­ito Joseph, 4 e mezzo, salgono sull’Air Force One presidenzi­ale.
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