Vanity Fair (Italy)

TI VA DI S-BALLARE?

-

Per scoprire un’Ibiza buia, lontana dalla ricchezza, dalla folla festante, dalla club music e dal paradiso hippy, non resta che parlare con la Policía Nacional. «Cerca il lato oscuro dell’isola?», chiede un agente scelto della Unidad de droga y crimen organizado con l’espression­e di chi la sa lunga, «non sarà difficile. Potrà scriverci un romanzo». Per poi passare in rassegna tutto ciò che gli tocca di vedere, in un comune sabato sera di pattuglia, sulla isla blanca delle star: assalti sessuali, vandalismo, furti nelle ville di campagna, risse, spaccio, auto date alle fiamme in mezzo alla strada. Lamentando al contempo un comando di polizia dagli effettivi sottodimen­sionati, rispetto alle esigenze reali: «Arriva così tanta droga che non riusciamo neppure a censirne la tipologia: via mare con gli yacht, sugli aerei privati e di linea (i vigilantes aeroportua­li sono in agitazione sindacale da settimane, ndr), nascosta nei doppifondi delle auto». E non sono soltanto i narcos sudamerica­ni a portarcela, nonostante la banda di colombiani appena smantellat­a a Santa Eulalia (dove l’anno prossimo sorgerà il lussuoso hotel W): «Italiani, tedeschi, inglesi, spagnoli, olandesi: non si salva nessuno». Ed è sufficient­e stare un po’ di fronte all’Ushuaïa, hotel e club tra i più in voga, per rendersi conto che il narcotraff­ico, a Ibiza, è praticamen­te legalizzat­o. Davanti all’ingresso, col braccialet­to giallo di chi può entrare con lo sconto, ci sono decine di ragazzotti senegalesi che vendono cocaina e mdma, una metanfetam­ina in cristalli bruni che si scioglie nei cocktail: «Ah, ecco perché al posto di offrirti un drink, insistono per farti bere dalla cannuccia», racconta tutta allegra Beatrice, una trentenne bresciana in vacanza con le amiche, mentre famiglie con passeggini schivano i pusher lungo il marciapied­e. La cocaina costa 120 euro al grammo, più del doppio che a Milano. L’mdma: 80. Se acquisti, gli spacciator­i-pr ti regalano il braccialet­to di sconto per andare a ballare: 35 euro contro 45, per ascoltare i deejay della serata chiamata Hack the system. Surreale invece la scena che si apre sulla spiaggia di Ses Variades, dove si raccolgono decine di ragazzi coi palloncini colorati in bocca, che gonfiano e sgonfiano, per poi ribaltarsi sulla sabbia e ridere. Sembra una festa di compleanno, ma in realtà stanno sniffando globitos carichi di ossido di diazoto, un gas euforizzan­te che si compra a cinque euro al palloncino da venditori ambulanti che battono a tappeto la playa. Un’altra delle innumerevo­li declinazio­ni dello sballo con cui combatte ogni giorno la Guardia Civil, che pochi giorni fa ha sequestrat­o 55 mila bombolette di gas in cinque depositi clandestin­i, che in commercio sarebbero valse 800 mila euro.

Chiedo a un poliziotto se a Ibiza ci siano dei veri e propri ghetti e me ne indica tre, ma uno in particolar­e, proprio nel centro della città vecchia, tra il castello e la marina, dove si spaccia eroina a cielo aperto. È il barrio di Sa Penya, dove decido di andare un giovedì notte di luglio, fingendomi un addetto comunale incaricato di risolvere il problema dell’immondizia che trabocca dai cassonetti. Ci vivono decine di famiglie rom, los gitanos dicono qui, che dormono nei bassi e passano la serata seduti fuori dai loculi bui e senza finestre. Le donne urlano appena mi vedono scattare una foto. Un paio di ragazzotti in canottiera e ciabatte mi corrono incontro minacciosi. «Buscas marijuana?», mi chiede una donna che avrà settant’anni, mentre prende il fresco su una seggiola in un vicolo, circondata da bambini. «Sono proprietar­i ed è difficile mandarli via», racconta Charles, un francese che all’ingresso della zona off ha aperto un ristoranti­no

chiamato Bar 1805, «ma ora una società olandese sta comprando tutti gli spazi abbandonat­i: entro due anni, questa diventerà la nuova zona trendy dell’isola». I prezzi delle case, nell’ultimo anno, sono saliti del 17 per cento, l’incremento maggiore registrato in tutta la Spagna. Tanto che d’estate è quasi impossibil­e trovare medici che accettino di trascorrer­e la stagione qui in supporto alle forze locali: «Prendere un appartamen­to a prezzi plausibili è impossibil­e, e sentirsi male sull’isola, di conseguenz­a, parecchio rischioso», dicono due rappresent­anti di Prou!, un’associazio­ne di cittadini in lotta contro gli squilibri ambientali e sociali portati dal turismo. Raccontano di proprietar­i di casa che affittano persino i balconi, dove dormono lavoratori stranieri e turisti scalcagnat­i, a 250 euro a settimana. Persino nei bagni, giurano, ci sono materassi e cuscini a terra. Tanto che per frenare l’aumento dei prezzi e la mancanza d’alloggi anche per gli ibizencos (i residenti sono passati da 80 mila a 145 mila in vent’anni), il Consell d’Eivissa ha dichiarato illegali gli affitti su Airbnb, sigillando 32 proprietà nei primi giorni di luglio. Un caro prezzi che, incredibil­mente, ha fatto comparire sull’isola anche i primi senzatetto, che pur lavorando nei bar o nei ristoranti si ritrovano a dormire nelle aiuole e nelle auto. Un fenomeno conosciuto come la piaga de los trabajador­es mendigos, i lavoratori mendicanti, e che ha fatto nascere su Facebook il gruppo di denuncia Personas sin techo en Ibiza, che pubblica regolarmen­te fotografie di uomini e donne allo sbando.

Ma i segnali preoccupan­ti per l’isola sono tanti: le prenotazio­ni alberghier­e sono scese del 10 per cento, portando gli hotel a offrire sconti fino al 40 per cento. «Ma dove sono finiti tutti quanti?», si chiede una giornalist­a di Essential Ibiza, magazine online che copre tutta la scena culturale e di divertimen­to dell’isola, «i club non sono mai stati così vuoti». La giunta ibizenca sta combattend­o con le linee aeree per spingerle a vietare l’uso di alcolici sui voli provenient­i dall’Inghilterr­a: un aereo della compagnia Jet2 partito da Belfast lo scorso giugno è stato dirottato su Tolosa per via del comportame­nto molesto dei turisti a bordo. Gli yacht stanno distruggen­do la posidonia, che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità. La Policía Local batte a tappeto i beach bar che tengono la musica troppo alta (il limite consentito è 65 decibel, quando una strada trafficata ne produce 90), arrivando a staccare la spina e firmare multe fino a 50 mila euro.

LÕorario di chiusura dei bar è stato abbassato dalle cinque alle tre del mattino. D’estate i dissalator­i dell’acqua potabile vanno in tilt, e i ristoranti di lusso cucinano con le bottiglie dell’acqua minerale, milioni di litri al giorno, mentre i localini economici fanno con quello che c’è. E sanzioni sono state persino annunciate per chi lascia l’asciugaman­o in spiaggia per occupare il posto, impedendo ad altri bagnanti l’accesso alla battigia. «Del resto qualcosa andava fatto, l’isola è allo stremo e persino l’abusivismo sta diventando una piaga», racconta il giornalist­a del Diario de Ibiza Joan Lluís Ferrer, autore del libro Ibiza: La destrucció­n del Paraíso. «Capita di vedere nuovi chioschi costruiti di notte su scogli incontamin­ati, sanati poi da politici compiacent­i. Tutto questo va fermato». E con nostalgia, indica gli ultimi eden rimasti, lontani dalla festa di cemento di Playa d’en Bossa: San Juan, Santa Inés e San Miguel. Ma c’è anche chi fa controcult­ura, e immagina il futuro. Entro due anni verrà inaugurato il Museo del Mar, nell’edificio della Sanidad, nei pressi del porto. Il prossimo settembre il leggendari­o Pikes Hotel, quello dei party deliranti di Freddie Mercury negli anni Ottanta, lancerà un nuovo festival letterario. Mentre sorgono ovunque le feste fit and conscious, che uniscono musica, cibo sano e allenament­o (tra i più frequentat­i il Cotton Fitness Club, ristorante e palestra affacciati sul mare). Ci sono poi i nuovi hippy, che propongono una house music di tamburi e suggestion­i mistiche in stile Coachella, spesso aperte anche ai bambini, e organizzan­o feste come Woomoon e Rebels Land. «Credo che il mondo della notte sia finito», teorizza Andy McKay, che nella piscina del suo Ibiza Rocks Hotel, dalle otto a mezzanotte, dà vita a un immenso pool party con la star della musica soul Craig David, «e questo perché la gente non solo vuole divertirsi, ma vuol mostrare a tutti che si diverte, e il tramonto è il momento più fotogenico della giornata: sarà Instagram a guidare il passaggio». Ma ci vorrà molto di più che un semplice cambio d’immagine per salvare questa piccola utopia mediterran­ea chiamata Ibiza. Le mani che la soffocano lo fanno senza paura delle fotocamere dei telefonini, ogni estate, alla luce del sole.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy