Vanity Fair (Italy)

E un giorno cadde il cielo

«L’ho visto nascere, ma mai e poi mai avrei immaginato di vederlo morire». Così parla il pensionato Franco che vicinissim­o al ponte Morandi ha vissuto per oltre cinquant’anni. «Era talmente sempre lì, che a un certo punto non te lo ricordavi nemmeno più»,

- di SILVIA NUCINI foto STEFANO SCHIRATO

«Lo so che pesa, ma è la cosa più preziosa che ho: le foto di quelli che non ci sono più» _ Patrizia, mentre sgombera la sua casa in via Porro 7

Deve essere una forma di difesa quella per cui il ponte Morandi, visto da lontano, sembra un giocattolo: una costruzion­e Lego che un bambino, a un certo punto, ha distrutto col piede, stizzito. Anche i camioncini rossi che si muovono senza sosta, là sotto, sembrano un pezzo del gioco. Solo che poi, da uno di questi, scende un pompiere col viso stravolto, allunga una mano e chiede dell’acqua. Non c’è nessun bambino capriccios­o, è tutto vero. Ed è talmente vero che Brooklyn – così i genovesi chiamano il ponte Morandi – è un pezzo della città. Di più: i suoi piloni entrano nelle case, il suo nastro di cemento è il cielo degli abitanti di via Porro che, alzando la testa, vedevano solo quello. «Era talmente sempre lì, che a un certo punto non te lo ricordavi nemmeno più», dice Carlo Mei che sotto quel ponte ci è nato, ci ha giocato a palla, è cresciuto. «Io invece non me lo dimenticav­o mai», spiega Vito Rella, 64 anni, di cui gli ultimi 8 passati sotto il cavalcavia. «C’era quel rumore costante dei camion, e poi di notte le voci degli operai che ci lavoravano, il bagliore delle luci che usavano. Non si dormiva tanto bene, qui, diciamo la verità. Però paura, io, non ne ho mai avuta: vedevo che continuava­no a fare manutenzio­ne e poi sono un geometra: lo so che il cemento vive». Del ponte mi raccontano che oscurava il sole, riparava dalla pioggia, sparpaglia­va fango o polvere sulle auto in sosta: una divinità immanente e incombente con cui fare i conti. Layla, che lavora all’ortofrutta all’angolo con via Campasso, va un passo oltre: «La gente, qui, lo sentiva che c’era qualcosa che non andava».

 ??  ?? Franco, 83 anni, abita in via Porro 2 dal 1967, anno di inaugurazi­one del ponte Morandi. Qui si affaccia dal terrazzo del condominio: lui è potuto rientrare nel suo alloggio.
Franco, 83 anni, abita in via Porro 2 dal 1967, anno di inaugurazi­one del ponte Morandi. Qui si affaccia dal terrazzo del condominio: lui è potuto rientrare nel suo alloggio.
 ??  ?? Le macerie di ponte Morandi crollate da un’altezza di 80 metri nel letto del torrente Polcevera: le vittime della tragedia di Genova sono 43, le persone rimaste senza un tetto circa 500.
Le macerie di ponte Morandi crollate da un’altezza di 80 metri nel letto del torrente Polcevera: le vittime della tragedia di Genova sono 43, le persone rimaste senza un tetto circa 500.
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