Vanity Fair (Italy)

La forza delle terremotat­e

Un agriturism­o, un telaio antico, un salone da parrucchie­ra: tre donne, aiutate dalla onlus WeWorld, raccontano come hanno reagito al sisma del 24 agosto 2016 ad Amatrice. Dove le ruspe lavorano ancora

- di FRANCESCA AMƒ

Adue anni esatti dal terremoto che il 24 agosto colpì il Centro Italia, ad Amatrice le ruspe sono ancora al lavoro. Il selfie tra le macerie continua a tirare, specie nel weekend: «Meglio: dobbiamo sfruttare il fatto che la gente ci guarda. L’Appennino del Centro Italia era una zona depressa ben prima del sisma, ricostruir­e come prima non servirebbe a nulla. Vorrei che questa immane tragedia si trasformas­se in un’opportunit­à per chi è rimasto». Sonia Santarelli, 49 anni, avvocato, abita nella frazione di Torrita (200 anime in estate, 40 in inverno) e gestisce un’azienda zootecnica con i genitori settantenn­i. I vitelli si salvarono per miracolo, le stalle caddero a pezzi. Con l’aiuto di WeWorld, onlus che promuove e difende i diritti dei bambini e delle donne in Italia e nel mondo, è riuscita a riavviare l’attività, a immaginars­i un futuro: «Vogliamo rilanciare gli agriturism­i del territorio. La ricostruzi­one delle case è importante, ma servono infrastrut­ture migliori. La gente qui come ci arriva? Come si rimette in moto la vita?». Il Parlamento ha approvato prima della pausa estiva la Legge terremoto, con proroga dello stato di emergenza sino a fine anno e stanziamen­to di 300 milioni per le ricostruzi­oni. «Prendo ciò che viene, sono rassegnata ma ci rido su. In fondo, se ci siamo salvati dalle scosse del terremoto del 2016 è perché eravamo già accampati», dice Assunta Perilli, 50 anni (a destra). Vive e lavora a Campotosto (60 abitanti, tante macerie) in un Map, modulo abitativo provvisori­o, con i genitori anziani dal 2014: il «suo», di terremoto, è stato quello del 18 febbraio 2014 che colpì l’Abruzzo. È una delle poche tessitrici in Europa di filati pregiati di alta montagna: usa telai antichi dell’Ottocento e tecniche tramandate oralmente dalle donne dell’Appennino. Grazie a WeWorld ha comprato un telaio più piccolo e funzionale alla bottega provvisori­a: «Non ho mai smesso di filare, la tessitura è stata la mia terapia. Ora vorrei aprire una scuola qui, su questi monti». Sono 120 le terremotat­e dell’Appennino che hanno ricevuto dalla onlus un sostegno economico per ripartire, passata l’emergenza dei primi mesi: 260 mila gli euro stanziati in totale. La prima a farne richiesta è stata Annarita Gianni. Oggi ha 21 anni, l’estate del 2016 per lei profumava di libertà e aspettativ­e come solo quella della maturità sa essere. Avrebbe dovuto iscriversi a Ostetricia all’università e invece – dopo quel 24 agosto e 40 giorni passati in accampamen­to e 13 mesi in un Map di 24 mq con i genitori e la nonna 83enne – «ho capito che dovevo darmi una mossa». Con il contributo ricevuto, si è iscritta a un corso semestrale di parrucchie­ra ad Ascoli e oggi lavora lì in un grande salone. Sogna di aprirne uno ad Amatrice, dove torna almeno una volta la settimana. Gli amici di scuola se ne sono andati, altri conoscenti sono morti. «Il tempo si è fermato a due anni fa: se mi fermo a pensare, non so come abbiamo fatto a superare tutto. Ho reagito trasforman­domi in un robot: facevo, e non mi fermavo mai. Il terremoto si è rubato la mia spensierat­ezza».

 ??  ?? Una veduta di Amatrice (Rieti), scattata nell’agosto 2017, dopo il terremoto che il 24 agosto 2016 ha ucciso 299 persone, di cui 249 solo tra Amatrice e Accumoli. Intanto proseguono le scosse di terremoto in Molise, uno sciame sismico iniziato lo scorso 25 aprile: la scossa più forte il 16 agosto (magnitudo 5.1) a Montecilfo­ne.
Una veduta di Amatrice (Rieti), scattata nell’agosto 2017, dopo il terremoto che il 24 agosto 2016 ha ucciso 299 persone, di cui 249 solo tra Amatrice e Accumoli. Intanto proseguono le scosse di terremoto in Molise, uno sciame sismico iniziato lo scorso 25 aprile: la scossa più forte il 16 agosto (magnitudo 5.1) a Montecilfo­ne.
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