Vanity Fair (Italy)

«VOGLIO BENE A MONICA E LA RISPETTO»

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“Nessuno sa quello che succede dietro la porta chiusa di una camera”. Nessuno sa ciò che tiene insieme due persone. A volte nemmeno noi sappiamo che cosa ci leghi all’altro, può servire tempo per capirlo. E vorrei dire un’altra cosa: voi giornalist­i cercate sempre di creare uno scontro, un antagonism­o che non esiste». Immagino si riferisca all’intervista in cui Monica Bellucci ha detto: «Mi vedreste con un ragazzo di vent’anni?». E al fatto che i media abbiano letto il suo post ironico su Instagram dove definiva Tina «piccola puttana opportunis­ta» e se stesso «pedofilo cocainoman­e» come una risposta. «Ha letto l’intera intervista? Quella frase è stata ripresa dappertutt­o fuori dal contesto. Non direi né farei mai nulla di male nei confronti di Monica. Le voglio molto bene e la rispetto. È la madre delle mie figlie. Se mai avesse bisogno di me, la raggiunger­ei dall’altra parte del mondo. Non c’è nessuna guerra». In generale, qual è la cosa peggiore che si possa fare in una relazione? «Il tradimento, purtroppo, quando stai a lungo con una persona può capitare. A volte sei costretto a tradire gli altri per non tradire te stesso, perché col passare del tempo cambiamo. La cosa peggiore è far del male all’altro di proposito. Per vendetta, per esempio». Sempre in generale, secondo lei uomini e donne hanno idee diverse sulla coppia? «Una cosa che penso è che la guerra fra i sessi è l’unica guerra che non finirà mai». In che senso? «Dobbiamo lottare per poter vivere insieme. Le donne si lamentano sempre degli uomini, e viceversa. Siamo diversi. Per esempio, si dice che le donne perdonano ma non dimentican­o e che gli uomini dimentican­o ma non perdonano». Mi racconta com’è Tina? «Intelligen­te, indipenden­te, una con due palle così. Suo padre mi ha detto: “Appena è venuta al mondo, mi ha guardato come se potesse già insegnarmi un sacco di cose sulla vita”. Essere adulti significa assumersi la responsabi­lità di chi hai vicino, dei tuoi figli prima di tutto. Se sei in grado di anteporli al tuo stesso bene, puoi fare quello che vuoi, anche comportart­i da bambino, e nessuno può dirti niente. Tina è così: si assume la responsabi­lità delle persone alle quali vuole bene». C’è stato un momento preciso in cui ha capito di essersi innamorato? «Il giorno dopo averla conosciuta, quando ho scoperto quanti anni aveva e che suo padre era nel panico perché non era tornata a casa in orario. Le ho detto: fammi incontrare tuo papà a pranzo. E subito dopo ho pensato: ma che mi è venuto in mente? L’ho appena incontrata. Non sapevo perché lo stessi facendo, anzi ero convinto che non fosse una buona idea, ma lo stavo facendo lo stesso. C’è una cosa di cui sono convinto, che la nostra comprensio­ne razionale arriva dopo l’istinto. E che l’istinto sia più intelligen­te del cervello». In sostanza, si è presentato ai suoi. (Ride) «L’ho fatto. E non sono un tipo formale. Se ci ripenso, ancora mi sorprende. C’è voluto un certo coraggio, ma sono contento di aver agito d’impulso». Qual è la sua età interiore? «Da un lato quella che ho, da un altro mi sento ancora un ventenne. Ho fame di vita. Molti miei coetanei guardano al passato, io al futuro. Per me fare quest’intervista rappresent­a un cambiament­o enorme. Tina appartiene a una generazion­e diversa, il suo rapporto con i media è del tutto differente. E, siccome stiamo insieme, ho due possibilit­à: rimanere uguale a com’ero o cambiare. Mi ha dato flessibili­tà. E pure io immagino di averle dato qualcosa, anche se non so bene che cosa. Lo potrà chiedere direttamen­te a lei quando vi incontrate».

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