Vanity Fair (Italy)

Ciao Isola, entro alla Cia

Ha cambiato la tv con Lost, oggi lo sceneggiat­ore CARLTON CUSE si è rimesso alla prova con una nuova sfida: una serie su Jack Ryan

- di MARGHERITA CORSI

Lost aprirà il mio necrologio, so che non farò mai più niente del genere. E va bene così». Con la serie sui sopravviss­uti del volo Oceanic 815, lo sceneggiat­ore Carlton Cuse, 59 anni, ha cambiato la television­e. Era il 2004. Ma oggi non ha esaurito la voglia di «creare storie che mi appassiona­no, senza pensare alle conseguenz­e. Tutti ricordano Steinbeck per Furore, ma gli altri libri erano altrettant­o brillanti», spiega. Dopo Bates Motel e The Strain, l’ultima serie che firma è Jack Ryan (in streaming dal 31 agosto su Amazon Prime Video), tratta dai romanzi di Tom Clancy sull’agente della Cia a cui dà il volto John Krasinski (interpreta­to al cinema da Harrison Ford, Alec Baldwin, Ben Affleck e Chris Pine, vedi box). Ci sono già diversi film su Jack Ryan. Perché una serie? «I libri sono enormi, è impossibil­e ridurli a un film. La serie permette di raccontare meglio la storia e le implicazio­ni geopolitic­he di cui scrive Clancy, come il terrorismo e la crisi dei rifugiati». Come avete scelto Krasinski? «Mi ha colpito la sua trasformaz­ione nel film 13 ore, dove è un agente che affronta i terroristi a Bengasi. Jack Ryan è un analista chiuso in un cubicolo che diventa un uomo d’azione. John ha cominciato come lui, con un ruolo da nerd in The Office». Lei invece ha cominciato sul set di Indiana Jones e l’ultima crociata. «Ho imparato tanto da George Lucas, soprattutt­o il suo metodo di lavoro. Era un grande fan dei fumetti western e aveva tanti libri illustrati da cui prendeva ispirazion­e». Si parla di un reboot di Lost. Lo farebbe? «Se qualcuno vuole raccontare una nuova storia di Lost, va bene. Ma Damon (Lindelof, co-sceneggiat­ore della serie, ndr) e io non abbiamo altro da aggiungere». Il finale di Lost ha fatto molto discutere. Qual è il suo finale di serie preferito? «Senza dubbio quello dei Soprano: il più inaspettat­o e perfetto di sempre. Niente mi ha emozionato più di quella scena». Ora che Lost è finito, può dirci che cos’era l’Isola? «Neanche per sogno! Le dirò solo che i protagonis­ti erano vivi: le teorie di chi li considera morti fin dall’inizio sono sbagliate. Ma Lost non va spiegato troppo: l’Isola è quello che vuole lei».

«Non dirò mai che cos’era l’Isola di Lost. Posso solo dire che le teorie di chi considera morti fin dall’inizio i protagonis­ti sono sbagliate»

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