Vanity Fair (Italy)

Il rapper che cita Baudelaire

Ha esordito con Ghali, oggi ERNIA è un nome su cui puntare. Segni particolar­i: propone un rap «alto» e ama i poeti

- di RAFFAELLA SERINI

Sguardo intenso e tenebroso (ricorda un po’ il Grignani degli anni ’90), Matteo Profession­e, in arte Ernia, è il rapper che non ti aspetti. Milanese, figlio di una professore­ssa di latino e di un impiegato di banca, ha un’immagine lontana da quella tutta «strada, tatuaggi e piercing» che imperversa oggi. Colto: nei suoi pezzi cita Harper Lee e Baudelaire. Borghese, ma pure lui con una periferia da raccontare. Come quella del suo ultimo disco, che esce il 7 settembre: 68, un titolo che rimanda sia alla contestazi­one giovanile sia alla sua «rivoluzion­e personale». Perché? «Il 68 è l’autobus che a Milano porta dal quartiere Bonola, la periferia dove sono nato, in via Bergognone, in centro. È la metafora della mia vita: in poco tempo sono passato da emergente a essere uno dei nomi su cui molti puntano». Eppure è sulla scena da un po’: nel 2012 esordiva con Ghali nei Troupe D’Elite. «Non andò bene. Io ci sono già tornato “in periferia”, è per questo che ne parlo (ride)». L’immagine da rapper «colto» l’aiuta a distinguer­si? «Anch’io faccio canzoni leggere, ma quando mi fermano per strada, tutti mi parlano dei pezzi più profondi e concettual­i. E, soprattutt­o, della musicalità. Forse perché amo rifarmi ad artisti ben precisi, anche se non di tendenza oggi. Come Kendrick Lamar, un numero uno al mondo ma non così apprezzato in Italia». Con Ghali tornerà a collaborar­e? «Se dovesse succedere vorrebbe dire che le nostre carriere non stanno andando bene… Quindi spero di no, e per fortuna per ora non ce n’è bisogno».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy