Vanity Fair (Italy)

Il dark è femmina

Un giallo dalle atmosfere cupe. Protagonis­te le donne e la loro rabbia profonda. Arriva SHARP OBJECTS, tra le serie imperdibil­i della stagione

- di SIMONA SIRI

Un cast tutto femminile straordina­rio, capitanato da una pluricandi­data all’Oscar. Una vicenda cupa, fitta di mistero, con toni quasi horror. Un’ambientazi­one in cui il paesaggio non è solo sfondo, ma parte viva della narrazione. Tratta dal romanzo omonimo scritto nel 2006 da Gillian Flynn (autrice di L’amore bugiardo - Gone Girl), la miniserie in otto puntate Sharp Objects ha una genesi travagliat­a iniziata dieci anni fa, quando le storie femminili non avevano lo spazio che hanno oggi. «C’era molto materiale sugli uomini, sul loro autolesion­ismo e sulla violenza, ma ciò che mancava completame­nte era un’analisi di come le donne processano la rabbia profonda», dice Flynn. Sharp Objects – recensioni entusiasti­che negli Stati Uniti e probabili candidatur­e a premi – copre questa lacuna e si spinge oltre. Camille (Amy Adams) è una giornalist­a autolesion­ista e alcolista, che nasconde (male) complicati traumi infantili. Quando viene mandata a Wind Gap, paese conservato­re del Sud dove è nata e cresciuta, a indagare sulla morte di due ragazze e rivede la madre Adora (Patricia Clarkson) e la sorellastr­a Amma (Eliza Scanlen), tutto torna a galla. Con un andamento alla True Detective e flashback degni di Twin Peaks, la serie si muove lenta, soprattutt­o nelle prime puntate, e richiede ottimi livelli di attenzione: i dettagli fondamenta­li alle volte sono minuscoli e se si sbattono gli occhi si finisce per perderli. Merito di Jean-Marc Vallée, già regista di Big Little Lies, a cui Sharp Objects un po’ assomiglia, per il gruppo di donne e per l’importanza della musica nella storia, anche se qui è tutto molto, molto più dark.

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