HO VISTO UN’ANGELA
Da piccola non trovava mai un film in cui riconoscersi. Poi qualcosa è cambiato. Così quando è arrivata la telefonata di Spike Lee per il provino di BlacKkKlansman è corsa a farlo. E ha ottenuto la parte di una militante delle Black Panthers. Che somiglia a...
Laura Harrier era in vacanza in Grecia con amici quando ha ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto. Ha risposto «perché non si sa mai» e dall’altra parte c’era Spike Lee che la convocava a New York per un provino. «E allora, ciao isole greche, sono partita subito, saltando da un traghetto all’altro e cambiando il biglietto di ritorno a caro prezzo. È stata la vacanza più costosa della mia vita». Ma così, senza alcuna certezza, solo per un provino? «Spike è Spike. Anche se il provino fosse andato male, almeno lo avrei conosciuto», risponde sorridendo e arrotolandosi sulla poltrona, sinuosa come un gatto. È andata benissimo: Laura è la protagonista femminile di BlacKkKlansman, Grand Prix Speciale della Giuria all’ultimo Festival di Cannes e in uscita in Italia il 27 settembre. Laura interpreta Patrice Dumas, una militante delle Black Panthers. Non è un personaggio realmente esistito ma si ispira in modo esplicito ad Angela Davis e a Kathleen Cleaver, anche nel look. «Ho letto l’autobiografia di Angela e ho avuto la fortuna di incontrare Kathleen personalmente. Due donne fuori dal comune, diventate poi entrambe docenti universitarie: il loro ruolo all’interno delle Black Panthers non era certo collaterale, anzi. Hanno avuto peso sia negli aspetti pratico-organizzativi che nella costruzione del pensiero politico. Avranno anche dovuto combattere con un certo machismo interno, ma sono state loro la vera anima del gruppo». Laura Harrier è tutto ciò che, fino a qualche decennio fa, era impensabile: un’attrice nera, figlia di una coppia mista, che interpreta la fidanzata di un supereroe sullo schermo (l’abbiamo vista nell’ultimo Spider-Man) e che viene scelta da un brand del lusso (Bulgari) come prestigiosa ambasciatrice. «Da ragazzina non c’era quasi nessuno che mi somigliasse nei film che andavo a vedere e che mi piacevano», dice. «Hollywood si muove lentamente nel riconoscere la società in cui viviamo e nel rappresentarla nella sua interezza, ma prima o poi ci arriva». Nata a Chicago 28 anni fa, fidanzata con il musicista Ian Longwell, Laura ha studiato a New York con l’intento preciso di diventare attrice. Ha lavorato in televisione e, per la televisione, ha partecipato a una puntata zero di una serie scritta e diretta da Steve McQueen (il regista premio Oscar di 12 anni schiavo, che ha lanciato Lupita Nyong’o). Purtroppo la serie non è mai partita. «Pazienza. Ho imparato moltissimo in quel breve periodo con Steve, ho portato a casa l’esperienza», afferma. La ragazza è molto zen, mi racconta che in un periodo di scarso lavoro si è iscritta a un corso di ceramica. «Non che volessi cambiare mestiere, non ho mai pensato di abbandonare i miei progetti», precisa. «Ma ho già capito che a far gli attori si passa da momenti in cui hai troppo da fare ad altri in cui devi trovare il modo di riempire giornate vuote. Anche la ceramica può servire a combattere la noia. Poi ci sono i libri, per fortuna. Leggo moltissimo, adoro scrittrici come Chimamanda Ngozi Adichie e Zadie Smith, ho letto quasi tutto quello che hanno scritto. Zadie l’ho anche conosciuta a una cena a New York. Non mi aspettavo di trovarla lì, era splendida ed elegantissima: mi ha lasciato senza parole».