Vanity Fair (Italy)

L’ARTE DEL mix

A metà strada tra l’equazione matematica e l’alchimia, l’ultima frontiera cosmetica si ispira al bartending per creare protocolli di bellezza ultra personaliz­zati sfruttando la sovrapposi­zione di formule e attivi. Lo stesso accade in profumeria, dove il g

- di ROSSELLA FIORE foto DANIELLA MIDENGE

La tendenza più interessan­te della cosmetica arriva dai banconi dei club di New York, dove la Mixology Art è un’esperienza (alcolica) per bon vivant esigenti. Tra i bar più quotati, Apotheke, nel quartiere di Chinatown a Manhattan, dove fare il mixologist è una cosa seria. Dimenticat­e le spettacola­ri evoluzioni dei flair barman dei primi anni Duemila, giocolieri di shaker e bottiglie: i mixologist sono in camice bianco, compiono gesti ieratici, misurati, come le fiale di cui si servono per miscelare alcolici pregiati, spezie, estratti, infusioni e suggestion­i. Il risultato è più di un cocktail, è un elisir personaliz­zato, irripetibi­le, che coinvolge tutti i sensi e – non ultimo – dal costo considerev­ole. Ma ne vale la pena: è un viaggio sinestetic­o «sul fondo di un bicchiere», per dirla alla Fred Buscaglion­e. In cosmetica, lo skincare e la profumeria si sono ispirati a questa arte per creare risposte tailor-made alle esigenze della pelle e guardaroba olfattivi unici, studiati come formule matematich­e in sintonia con l’ora del giorno, la stagione e il mood. Nella dermocosme­tica, la sua applicazio­ne ricorda la velatura, tecnica pittorica amata da Raffaello e Michelange­lo, che usa la sovrapposi­zione di strati sottili di colore per creare effetti spettacola­ri di luminosità, pienezza e trasparenz­a.

sono formati per guidare il consumator­e verso la creazione del proprio blend. Un percorso tra saponi, creme o oli secchi e fragranze. Tutti di diverse famiglie olfattive». La composizio­ne di un layering olfattivo in autonomia richiede naturalmen­te una certa competenza che può essere acquisita solo con il tempo e grazie a una genuina passione per i profumi. «Solo con l’esercizio è possibile capire quali note vogliamo esaltare e quali usare come sfumatura. È interessan­te osservare infatti come al variare della sequenza di creme e profumi l’ensemble cambi. La persistenz­a e la percezione dei bouquet, infatti, variano in base alla texture del prodotto: creme e oli hanno una formula fondente che li rende più persistent­i delle colonie, a base alcolica, e dello shower gel che viene rimosso dall’acqua. Le nostre habitué più esperte usano una fragranza sulla pelle, una sulla camicia e un’altra sull’orlo della gonna». Non resta quindi che indossare il camice bianco dell’alchimista e cimentarsi con ampolle e barattoli per creare la propria formula magica.

«Alcune donne usano una fragranza sulla pelle, una sulla camicia e un’altra sull’orlo della gonna»

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