Vanity Fair (Italy)

SENZA BARRIERE

Per «esserci sempre», Fabio Novembre ha progettato una casa-studio dove vivere la dolcezza, la crescita e, ora, la teen-age delle figlie

- DI ANNAMARIA SBISÀ FOTO GIOVANNI GASTEL SERVIZIO VALENTINA DI PINTO. GROOMING TAMARA CAPRIOLI.

L’ architetto dall’estetica potente, firma di un preciso e iconico design, ci parla della sua parte più soffice e fluida, coltivata con la paternità. Un angolo di sé smussato al femminile dall’arrivo di Verde e poi Celeste, le figlie di 13 e 9 anni avute con l’ex moglie Candela Pelizza, fashion blogger argentina. Un uomo circondato da donne, in un nido senza barriere – casa e studio progettati come un continuum – in cui la regola prima è l’abbraccio.

Diventare padre significa?

«Che esiste un prima e un dopo. A partire dalla nascita siamo sempre concentrat­i su noi stessi, è lo sviluppo di quell’egoismo sano, che è la crescita dell’individuo. La nascita di un figlio è il vero punto di rottura, si comincia a occuparsi di qualcun altro. Già con l’amore si abbandona parte dell’egoismo per sdoppiarsi, come in una gemmazione. La nascita di un figlio esalta il meccanismo, con la sua massima esplosione».

Che padre è?

«Estremamen­te affettuoso, forse al limite. Sono poco educativo, nel senso che non riesco a dare regole precise, piuttosto inondo le mie bambine d’amore. È la mia ricetta, inondando d’amore non sbagli mai. Le regole possono essere molto tue, ma non applicabil­i a un altro».

Lei è un padre diverso dal suo?

«Abbiamo tutti un riferiment­o, quel modello da imitare o aggiustare, in tutti i campi della vita. Con Verde e Celeste ho fatto esattament­e quello che avrei voluto ricevere da bambino: mio padre non c’era mai, io ci sono sempre voluto essere. Diciamo che è come se avessi aggiunto un lato materno, anche perché a un certo punto da single separato mi sono trovato a doverlo essere».

Esserci sempre. Come si fa?

«Ho progettato casa e studio insieme, proprio per non perdere neanche un’ora della loro vita. Hanno sempre respirato tutto di me e io di loro, senza stacchi e divisioni nette, nemmeno logistiche».

Nello scorrere degli ultimi 13 e 9 anni, qualcosa è cambiato?

«Il vero cambiament­o si sta verificand­o adesso. La maggiore è entrata nella famosa teen-age, ci sono differenze sostanzial­i. Se prima potevo permetterm­i di non essere verbale, di abbracciar­le e basta, oggi mi rendo conto invece che devo tirare le redini e spiegare una serie di cose».

Consigli per chi ha figli adolescent­i?

«Tanta pazienza. E non pensare che ti abbiano sostituito il figlio nottetempo. È sempre la stessa persona, ma con questa esplosione al suo interno lo devi un po’ gestire».

Un suo lato impensabil­e fino a 13 anni fa.

«Immergermi nel femminino. Sono cresciuto con tre fratelli e una sorella, in una casa piena di testostero­ne. Avere una moglie e due figlie intorno mi ha cambiato. Un’enorme lezione di dolcezza. Sono diventato più gentile. E più possibilis­ta».

Verde e Celeste. Due nomi, due colori?

«Il mio cognome è Novembre, una parola che evoca freddo, pioggia e cieli grigi. Novembre può essere Verde e Celeste, basta guardare le stagioni dall’altro emisfero, e non a caso hanno una madre argentina. E poi, oltre a suonare come brevi poesie ermetiche, Verde e Celeste rappresent­ano la mia terra e il mio cielo, tutta la mia vita si svolge tra i loro confini».

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