Vanity Fair (Italy)

LA MATRIGNA CHE SONO STATA

- di TERESA CIABATTI

Se fossi una persona onesta vi direi che Matrigna è un romanzo in parte autobiogra­fico, che dietro alla storia di Noemi e Carla, sorella e madre del bambino scomparso, si celano ben altre ragazze, e madri. Ma in quanto disonesta mi concentro sulla vicenda del libro: che succede quando sparisce un bambino? E se quel bambino è tuo figlio o tuo fratello? Per te che rimani esiste futuro? Matrigna è la storia della vita dopo, se davvero esiste. Di come Noemi diventa adulta, e Carla invecchia. La storia di un mistero nel mistero, immaginate una matrioska. Immaginate una bambola che non pareva matrioska, invece lo era, sorpresa: un’altra bambola, e un’altra ancora, fino all’ultima, così piccola e nascosta. Un romanzo che dedico a mia figlia, per tutte le volte che l’ho persa, ma che, se fossi sincera, dovrei dedicare agli innumerevo­li bambini da me perduti, tantissimi, confesso. Mi è capitato di distrarmi e non vederli più. Pochi minuti o mezz’ora, medesimo sentimento: sono finita. Sono finita, penso le volte che smarrisco mia figlia (tre). Mentre gli altri la cercano, mentre qualcuno chiama la polizia, io rimango immobile perché annichilit­a: no, non c’è vita dopo un figlio. Per strada, in spiaggia, ovunque tu sia, ovunque tu eri. A questo punto del racconto, se fossi leale non ometterei ciò che si fa largo a lato della disperazio­ne, s’insinua, prende il sopravvent­o contro ogni ragionevol­ezza. Cosa, con gli occhi del mondo addosso, inizia a provare la donna che conta al suo attivo soddisfazi­oni, piccoli traguardi raggiunti, frustrazio­ni, sogni infranti, gloria mancata. Che significa per la donna ordinaria stare al centro dell’attenzione, essere qualcuno, la mamma della bambina scomparsa. Mia figlia viene ritrovata, e io ridivento parte della folla. Felice, felicissim­a, di nuovo in ombra. Andando indietro, all’infanzia, m’imbatto nel desiderio di sparire. Fuggire, aspettare mamma, papà che si spaventino, vederli piangere. Succede però che a forza di nasconders­i, nessuno si preoccupi più. Non datele importanza; deve essere qui intorno. Fino al giorno con gli amici – loro sì che mi amano –, fino a quel giorno d’autunno in cui io diciottenn­e fuggo, e non mi volto indietro. Entro nel bosco, fuggo, fuggo. Mi fermo, il fiatone. Aspetto l’arrivo delle squadre speciali, dei cani a perlustrar­e la zona. Centinaia di persone alla ricerca della ragazza. Gli amici piangono: sta passando un momento difficile. C’è chi azzarda: potrebbero averla rapita, è bella, ricca (bella e ricca: doppio salto carpiato della fantasia). Frattanto io non sento alcun vociare, nessuno che urli il mio nome. Alzo gli occhi al cielo: non ci sono elicotteri. E allora tornare, rabbiosa, tornare e scoprire gli amici al bar. E scoppiare in lacrime, addolorata disperata: nessuno mi ama. Quindi desiderare di essere lei, lei che non è mai stata ritrovata. Dieci anni indietro: eccomi di fronte al manifesto di una ragazzina bellissima – più bella a ogni sguardo, a ogni giorno di assenza. Capelli lunghi, fascetta nera sulla fronte. Se non avessi paura del vostro giudizio, il timore di essere considerat­a una persona spregevole, vi raccontere­i quanto la me bambina avrebbe voluto essere la ragazza del manifesto, la ragazza dai capelli lunghi, e il sorriso sbilenco. E di come – nell’immaginazi­one – avrei trionfato. Eccomi, avrei detto comparendo in mezzo alla gente, sono io, sono tornata. Applausi. Passano gli anni, la ragazza del manifesto non torna, di contro io cresco, mi fidanzo, litigo, piango, ingrasso. La ragazza dai capelli lunghi rimane per sempre lì, a quindici anni, con la fascetta sulla fronte, mentre l’altra diventa adulta, madre, perde la figlia, la ritrova. Finalmente trova quella cosa piccola e nascosta. Se fossi spudorata dedicherei questo libro alla matrigna che sono stata e continuo a essere, alla matrigna dei bambini che ho smarrito, da mia figlia a quella meno speciale di tutti, me stessa.

 ??  ?? MISTERI ITALIANI Un volantino con la foto di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenn­e di un dipendente del Vaticano scomparsa il 22 giugno del 1983 e mai più ritrovata, mostrato durante una manifestaz­ione in piazza San Pietro in occasione della recita del Regina Coeli di Papa Benedetto XVI nel 2012.
MISTERI ITALIANI Un volantino con la foto di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenn­e di un dipendente del Vaticano scomparsa il 22 giugno del 1983 e mai più ritrovata, mostrato durante una manifestaz­ione in piazza San Pietro in occasione della recita del Regina Coeli di Papa Benedetto XVI nel 2012.

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