Vanity Fair (Italy)

Basilicata coast to coast

Avventuros­a, rusticana, fuori dal tempo: quasi come in Dumas. La BASILICATA ha fatto da (incredibil­e) scenario ai Moschettie­ri del Re. Abbiamo chiesto al regista GIOVANNI VERONESI di guidarci nelle terre selvagge d’Italia dove ha girato il film, per un we

- di LAURA FIENGO

Manca molto per Grottole? E per Viggiano, Pisticci, Montescagl­ioso? I nomi fanno molto Medioevo, quello di Non ci resta che piangere, a Frittole, per i patiti di location del cinema. Ma questa volta non siamo nella Toscana leonardesc­a, siamo nel non meno fascinoso Seicento cappa e spada dei cavalli lanciati al galoppo, mantelli impolverat­i e clangore di spade – tutorial per entrare in mood picaresco: le spade clangono, come le trombe, il resto del mondo fa sempliceme­nte rumore. In una parola, siamo in luoghi da moschettie­ri. È qui infatti, non senza qualche avventura logistica, che Giovanni Veronesi ha girato il film Moschettie­ri del Re (in uscita il 27 dicembre). È proprio lui il miglior Virgilio per farci guidare nelle fascinose spelonche di una Basilicata segreta, primitiva e ancora da scoprire. Meglio se in questa stagione di mezzo che ha la luce dell’estate ma già il profumo promettent­e di autunno. Ancora meglio se partirete in due, aggiungiam­o noi dopo aver visto le grotte alcova di certi alberghi primitive-design di Matera (uno super: Sextantio Le Grotte della Civita). «È stata dura, la Basilicata quando vuole può essere davvero selvaggia e inospitale, l’abbiamo percorsa tutta, dal Monte Pollino a Metaponto», dice Veronesi ricordando le attrici in difficoltà respirator­ia con i corpetti strettissi­mi e i costumi storici e pesanti degli attori («volevo che fossero il più possibile veri, in uno spirito realistico, “sudicio”, come era il Seicento»), ma soprattutt­o la sfida di muovere gli animali necessari alle riprese su strade in pendenza e montagne, impresa degna di Werner Herzog e della sua barca trascinata per tutta l’Amazzonia pur di girare Fitzcarral­do, la traversata più dura della storia del cinema. Per i Moschettie­ri del Re si sono mossi cavalli, asini, carrozze, carretti, armi e bagagli verso alcuni dei paesaggi più suggestivi d’Italia. Per seguire i passi di questa interessan­te carovana abbiamo chiesto a Veronesi di ritorno dal set, tra valli e montagne, castelli, il suo itinerario da film. «Dunque, io partirei proprio da Grottole, dove abbiamo girato per due settimane», racconta il regista. Il paesino è pieno di fascinosi ruderi, tra cui la Chiesa Diruta, senza tetto, con le volte al vento, sembra uscita da un fantasy. «Poi punterei subito sulle Dolomiti Lucane. Lì, a Pietrapert­osa, che è un paesino storico di bellezza incredibil­e, potete provare il Volo dell’Angelo (volodellan­gelo.com, ndr): in pratica raggiungi il borgo vicino volando appeso a un cavo d’acciaio sospeso tra due picchi: una zip line. Di tutti noi del set l’ho provato solo io, indimentic­abile. Poi salterei il Metaponto, ma solo per passare ai Calanchi di Pisticci». Le formazioni date dall’erosione sono così spettacola­ri che sei quasi certo di trovarti nel West americano. «Dopo i Calanchi mi muoverei verso le Piccole Dolomiti Lucane. Ma non sei stato qui se non hai assaggiato il pane. Lo fanno in concorrenz­a con Altamura, è così buono che non smetti di mangiarlo, croccante fuori, soffice dentro, per me non ha pari». «Dopodiché però non hai ancora finito», conclude serio il regista dei Moschettie­ri del Re, «ti resta ancora una gita da fare: il Pollino. Basta dire che Giambattis­ta Basile, il nobile napoletano autore della favola della Bella addormenta­ta poi scippata dai fratelli Grimm, ambientò qui la sua storia». Solo dopo aver visto questo monte da fiaba potete scendere tranquilli verso Maratea». Fate Buon viaggio.

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