SUPREMA RIVOLUZIONE
L’attrice inglese interpreta al cinema Ruth Bader Ginsburg, giudice americana che si è sempre battuta per le donne. Fra loro, 50 anni di differenza, ma uno stesso progetto: «Cambiare le disparità»
Una sera dello scorso agosto, Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema, è uscita a cena a Washington D.C. con l’attrice Felicity Jones, che presto avrebbe vestito i suoi panni nel film On the Basis of Sex. Con loro, Armie Hammer, che doveva interpretare Marty, il marito di Ginsburg, e la regista Mimi Leder. Era il 2011 quando l’85enne giudice – idolo delle femministe, che si sono fatte tatuare il suo volto su braccia e gambe – si era finalmente decisa a dare la sua benedizione al progetto. Lo sceneggiatore Daniel Stiepleman (suo nipote) voleva mostrare in che modo Ruth Bader Ginsburg è diventata Ruth Bader Ginsburg, sostenendo nel 1971 il primo caso di discriminazione di genere. Durante quella cena si parlò di come la perdita della madre, il giorno prima del suo diploma di liceo, abbia influenzato l’intera esistenza di Ruth. Parlando, raccontò anche che ai tempi dell’università, a Cornell, lei e Marty erano soltanto amici, ai tempi stava con un altro ma una sera, giocando a sciarada, aveva pensato: «Non è così intelligente, è Marty l’uomo che dovrei sposare». A fine cena, Ginsburg aveva aspettato che Jones si assentasse per andare alla toilette, prima di chinarsi verso la regista per dire che l’attrice inglese era «fantastica, ma riuscirà a imitare l’accento di Brooklyn?». Felicity ha recitato in circa due dozzine di film – «e solo tre erano diretti da donne: dobbiamo cambiare queste disparità» –, ottenendo una candidatura all’Oscar come moglie di Stephen Hawking nella Teoria del tutto, mentre un paio d’anni fa è stata una giovane leader delle forze ribelli in Rogue One: A Star Wars Story. «Quello che per me più conta di questo progetto è la possibilità di interpretare una donna che è stata un vero genio», dice. «Visto il clima politico che si respira, dirigere questo film si carica di ulteriore significato: Ruth ha spianato la strada a tutte noi», aggiunge Leder. Quando ho incontrato Felicity sul set, l’ex appartamento di Upper East Side di Ginsburg era stato ricostruito nel dettaglio – compreso il parquet dei pavimenti. Felicity era nel camerino, a provare gli abiti. Lenti a contatto grigie nascondevano i suoi occhi verdi e la sua bocca imitava i movimenti di quella della donna che doveva interpretare, camuffando i suoi «terribili denti britannici». Mattina e sera, si esercitava a passeggiare per Montréal con la tipica camminata della giudice: un piede esattamente davanti all’altro, «una specie di danzatrice signorile, solida e attenta». Si era anche fatta stampare tutte le foto reperibili di Ginsburg e le aveva disposte in ordine cronologico, «studiando il suo aspetto e il modo in cui era cambiato nel tempo». Poiché il film inizia negli anni ’50, quando Ruth era una delle nove donne del corso alla Harvard Law School, e arriva agli anni ’70, poco prima che cofondasse il Women’s Rights Project di Aclu, l’attrice ha seguito il passare del tempo attraverso gli abiti di scena. Che sono passati da «indumenti intimi terribilmente scomodi» a un look più casual. «Ho capito che meraviglia sia stata la liberazione femminile», mi ha confessato ridendo. La giudice ha raccontato che sua madre le ha insegnato a comportarsi da donna, senza mai lasciare spazio alla rabbia. Per questa ragione, da ragazza sembrava molto docile. Sul volto di Jones si scorge la rabbia che sale: inizialmente, per il modo in cui il suo mondo la mette da parte e, quando lei stessa inizia a mettere in discussione quella realtà, per come le donne finiscono sempre in secondo piano. Ginsburg è cresciuta a Flatbush, Brooklyn, ma la famiglia di sua madre viveva in un caseggiato del Lower East Side. «Ben prima di aver sentito la parola “femminista”, mi ha sempre reso felice vedere
realtà in cui figli e figlie venivano messi sullo stesso piano. Allora era decisamente insolito», ricorda Ruth. Lei spesso ha un’espressione impassibile, ma il suo viso può illuminarsi all’improvviso, specie quando è vicina a Marty. E si entusiasma quando parla del suo acquisto preferito da Russ & Daughters, il salmone scozzese.
Per questo, ho proposto a Jones di incontrarci al Russ & Daughters Cafe, spin-off del negozio storico. Quando è arrivata, ci siamo sedute su una bancarella in fondo al locale, ordinando salmone scozzese, bagel e crema di formaggio. Anche Felicity seleziona attentamente ogni parola. Cresciuta poco fuori Birmingham, in Inghilterra, recita fin da bambina. «Nella mia vita ci sono state donne molto forti», spiega. «Ho sempre avuto la sensazione che sia importante avere un’identità femminile decisa, che ti permetta di farti valere sul lavoro». Ai tempi del Wadham College di Oxford ha valutato se studiare legge, ma ha scelto letteratura inglese, accumulando libri di autrici femministe («Avevo perso la testa per Simone de Beauvoir»). Recitava anche alla Dramatic Society di Oxford, ma per lei era importante «sentire di non avere responsabilità, solo studiare e – perché no – commettere errori». Dopo la laurea ha lavorato in tv e al cinema. Nel 2011 arriva la svolta: con il film indipendente Like Crazy ottiene il premio speciale della giuria al Sundance. Jones ha vissuto due anni negli Stati Uniti, girando spesso in bicicletta a Greenpoint, Brooklyn, una zona nota per i negozi di vinili e gli studi di artisti: «Mi ritrovo in questa atmosfera», dice. «Sono come Ruth: diligente fuori, rock’n’roll dentro, perché mi interessa rompere le convenzioni attraverso il lavoro che faccio. Non voglio in alcun modo sentirmi in gabbia». A giugno Felicity ha sposato il regista Charles Guard nel castello di Sudeley, in Gran Bretagna. Tra gli invitati c’erano Tom Hanks, con cui ha girato Inferno, ed Eddie Redmayne, protagonista della Teoria del tutto, con cui tornerà a recitare in The Aeronauts. L’attrice ha provveduto da sola a trucco e parrucco per la cerimonia: se se ne fosse occupato qualcun altro «mi avrebbe fatto sentire al lavoro». Come i Ginsburg, anche Jones e Guard sono impegnati nello stesso settore: «Entrambi siamo molto appassionati di quel che facciamo, il nostro lavoro è un forte collante». Essere la moglie di Marty, d’altronde, rafforzò in Ginsburg la convinzione che gli uomini possono essere buoni alleati nella battaglia per l’uguaglianza di genere. «Per me, il matrimonio di Ruth è esattamente quello che una relazione d’amore dovrebbe essere: un rapporto 50-50 e una dinamica incredibilmente moderna. Ai tempi, qualcosa di insolito», dice Jones. A fine giornata, l’attrice torna a casa, a Londra, e il giorno dopo ci troviamo sul set di The Aeronauts. Il suo prossimo lavoro sarà invece un adattamento del Lago dei cigni diretto da Luca Guadagnino («Adoro le atmosfere che sa creare»). Il 17 ottobre Felicity ha compiuto 35 anni, un’età in cui si trova bene: «È fantastico sentire che stai prendendo il passo e puoi godere della tua professione. Ho impiegato tanto tempo e impegno ad arrivare fin qua, ora sento che la prossima sfida sarà riuscire a essere realmente orgogliosa di me». Davanti a sé vede una lunga carriera: «Le persone hanno fame di belle storie. E penso che al pubblico interessi vedere sullo schermo donne di tutte le età. Non gli importa di altro, razza, genere... Vogliono solo farsi coinvolgere dalla storia. A volte si punta tutto sulla gratificazione immediata, mentre io ammiro l’approccio attento che Ruth ha sempre avuto, nella vita e sul lavoro. La sua capacità di prendersi del tempo mi ha regalato molta fiducia. Ci fa capire che essere giudiziosi va bene». Passiamo all’accento. Tre linguisti della New York University hanno trascorso tre anni a studiare ore di registrazioni audio della voce di Ginsburg, in epoche diverse. A detta loro, il suo accento newyorkese si è intensificato nel tempo. «Era una donna ebrea che si presentava davanti a una Corte Suprema composta perlopiù da uomini protestanti bianchi, in un periodo in cui le femministe venivano denigrate», dice uno dei coautori dello studio. Jones e la sua coach linguistica, Naomi Joy Todd, hanno ascoltato quelle registrazioni. «Alcuni suoni della sua parlata l’hanno accompagnata per tutta la vita», spiega l’attrice. «Ma, specie all’inizio, ha adottato un modo di esprimersi piuttosto formale, in linea con quello che riteneva più adatto alla sua età». Solo quando il suo impegno divenne totalizzante, con il passare degli anni, iniziò a rilassarsi, lasciando affiorare il suo accento di Brooklyn. E l’attrice è stata estremamente precisa nel ripercorrere i diversi passaggi. Un giorno, Ginsburg è andata in visita sul set, accompagnata da Stiepleman. Dopo averle mostrato la scena, ricorda lui, «ho detto a Felicity, pensando di essere divertente: “Non hai paura di scoprire di aver salito le scale nel modo sbagliato?”». «Ho studiato il modo in cui tua zia cammina. Ho guardato ore e ore di riprese», ha risposto lei. Mentre la giudice iniziava a salire i gradini, Jones ha dato di gomito a Stiepleman e gli ha gridato: «Guardala ora, lo sta facendo!». Quando Ruth Bader Ginsburg ha infine visto On the Basis of Sex, il suo giudizio è stato: «Felicity Jones parla l’inglese della regina, ma nel film è riuscita a somigliare molto a me, una ragazza nata e cresciuta a Brooklyn».
[traduzione di Marzia Nicolini]
Pagg. 80-81: giacca, Ralph Lauren Collection. Abito, Valentino. Cintura, Michael Kors Collection. Pag. 82: tailleur, Loewe. Blusa, Ralph Lauren Collection. Cintura, Hermès. Stivali, Valentino Garavani. Pag. 83: blazer e camicia, Ralph Lauren Collection. Spilla, Van Cleef & Arpels. Make-up Romy Soleimani using Clé de Peau Beauté. Hair Recine using Rodin by Recine. Set design Todd Wiggins.