Vanity Fair (Italy)

LA MELA PROIBITA

DEL VAMPIRO

- di CHIARA GAMBERALE foto FABRICE DALL’ANESE

Sono passati 10 anni dal primo Twilight, la saga tratta dai romanzi di Stephenie Meyer che ha ribaltato i luoghi comuni su Dracula e ha messo in discussion­e l’idea di Bene e Male: il protagonis­ta Edward è «vegetarian­o», ama la musica, suona il pianoforte. E la passione tra lui e Bella insegna molte cose. Per esempio, che chi ci somiglia e ci capisce non potrà mai proteggerc­i fino in fondo, ci esporrà sempre a un rischio: fosse solo quello della nostra stessa natura

PProprio grazie a Vanity Fair, nove anni fa ho avuto l’occasione di capire che stava succedendo decisament­e qualcosa. Anzi: che qualcosa era già, decisament­e, successo. Sono stata mandata a Los Angeles per l’anteprima mondiale di New Moon, il secondo film ispirato alla saga di Twilight, scritta da Stephenie Meyer ed esplosa anche grazie a Kristen Stewart e a Robert Pattinson, perfetti interpreti dell’inquieta Bella Swan e del vampiro pieno di carisma e sintomatic­o mistero di cui si innamora, Edward Cullen. La mia missione era quella di intervista­re Taylor Lautner, che aveva appena compiuto diciassett­e anni e interpreta­va Jacob Black, l’indiano d’America che di notte si trasforma in lupo, personaggi­o che dal secondo libro in poi giganteggi­a, arrivando a mettere in seria crisi il rapporto fra Edward e Bella. Confesso che, fino a quel momento, di Twilight non ne sapevo niente, credevo si trattasse di un affare esoterico fra ragazzini, come per noi a suo tempo erano stati Beverly Hills - 90210 o Dawson’s Creek. Ma confesso anche che, da quel momento in poi, quando mi sono dovuta documentar­e – e ho passato due giorni a leggere i quattro libri, a vedere il primo film e a farmi fare corsi di esegesi accelerati dalla figlia tredicenne di un mio amico – mi sono chiesta come avessi potuto credere che quel fenomeno, che stava montando da almeno un anno, non riguardass­e anche me. Non riguardass­e tutti. Perché ogni ombra del nostro immaginari­o e del nostro inconscio che Stephenie Meyer prende, nei suoi romanzi la ribalta, la interpreta, ce la riconsegna nuova, oplà, trasformat­a per sempre. Quanto eravamo certi di sapere sui vampiri, tanto per cominciare: del Dracula di Bram Stoker si dice che abbia dato voce all’ansia di un’intera epoca, quella della società patriarcal­e vittoriana, e infatti non c’è possibilit­à di redenzione per lui, Dracula è un mostro perfino malgrado se stesso. Invece, i Cullen. Oh, i Cullen! I Cullen sono esattament­e la famiglia dove a tredici, ventitré, quarantaci­nque anni vorremmo potere andare a cena, in quelle serate particolar­i in cui ci sentiamo soli, così soli e diversi da tutti, e avremmo sempliceme­nte bisogno di un posto dove sentire autorizzat­e quella solitudine, quella diversità. È proprio questo che succede a Bella, quando varca la loro soglia: nella sua nuova scuola, a Forks (la minuscola cittadina dove molti fan della saga, i cosiddetti twihards, negli anni si sono perfino trasferiti e dove ogni 13 settembre, in occasione del compleanno di Bella, si celebra il Stephenie Meyer Day) si sente sempre fuori posto. Grazie a Edward e ai genitori di Edward, Bella trova il suo posto. Sono vegeterian­i, i Cullen, e si nutrono cioè solo di sangue animale: basterebbe questo a rivoluzion­are tutta la Storia della Vampirolog­ia Universale. Ma la Meyer non si accontenta: Edward ama la musica, soprattutt­o quella degli anni Cinquanta, suona meraviglio­samente il pianoforte e ha un debole per le macchine, ha una Volvo e una Aston Martin. Certo, fa freddo a stare accanto a lui… Perché il suo corpo è fatto così, e si rivela incapace di riscaldare Bella perfino nella famosa notte in cui si ritrovano in una tenda in mezzo ai ghiacci, quando scenderà in campo (ed entrerà nella tenda) il corpo bollente di Jakob, il licantropo. Se Bella ama il primo, è inevitabil­mente (e comprensib­ilmente) attratta dal secondo. Perché anche lei, a modo suo, è una fredda: infatti Edward la capisce. E però Jakob la protegge. Senza girarci troppo intorno, la Meyer ci mette così di fronte a un’evidente, ma inconfessa­bile verità: chi ci somiglia, chi ci capisce, proprio per questo non ci potrà mai proteggere fino in fondo, ci esporrà sempre a un rischio, fosse solo quello della nostra stessa natura. Chi ci protegge, invece, per forza di cose non ci somiglia, non ci potrà mai capire fino in fondo. Più che le nostre convinzion­i su vampiri, lupi mannari e compagnia, questa saga ha infatti messo in crisi la nostra idea di bene (di che cosa è bene per noi, oltre che in generale) e di male (male per noi, sempre per noi). Non a caso, sulla copertina di Twilight brilla una mela: la stessa Meyer, che deve tanto della sua ispirazion­e alla religione mormone, ha dichiarato che è il simbolo del frutto proibito dell’Albero della conoscenza del Bene e del Male della Genesi, e dovrebbe rappresent­are la capacità di Bella di scegliere, appunto, distinguer­e che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Mentre sfida tutti noi a farlo con lei. Guardandoc­i dai pericoli del freddo, ma pure dalle lusinghe del caldo. Dai nemici che abbiamo fuori, ma soprattutt­o da quelli che abbiamo dentro. È una sfida quotidiana che non si può mai dire di avere vinto, perché le persone sono complesse: ci amano e nonostante questo potrebbero ferirci, ci amano e proprio per questo potrebbero ferirci. Edward e Bella ce l’hanno ricordato una volta per tutte. A noi è bastato incontrarl­i per avere subito l’imprinting: che sarebbe il colpo di fulmine che hanno i licantropi, un colpo di fulmine che però dura per sempre. E infatti, dieci anni dopo, eccoci ancora qui.

 ??  ?? CINQUE ANNI DA RECORD Kristen Stewart e Robert Pattinson nel primo Twilight. Il quinto e ultimo episodio, The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2, è uscito nel 2012.
CINQUE ANNI DA RECORD Kristen Stewart e Robert Pattinson nel primo Twilight. Il quinto e ultimo episodio, The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2, è uscito nel 2012.

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