I gioielli della Corona
Al matrimonio del cugino, il Principe Harry, Lady Kitty Spencer ha catalizzato l’attenzione di tutti. La nipote di Lady Diana della Royal Family non parla, ma del suo concetto di stile sì: ama i cappellini (come vuole l’etichetta) e i preziosi ricordi di famiglia
Etu, che vestito ti metti questa sera?». A domandarmi con delizioso garbo del look per il party che ci attende da lì a poche ore è Lady Kitty Spencer, nipote dell’indimenticabile Principessa Diana, nonché cugina dei Principi William e Harry e, da un paio d’anni, modella assai gettonata sulle passerelle internazionali. La incontro nella sua stanza d’albergo a Dubai dove Bulgari, la maison romana di gioielleria di cui Spencer è ambassador dallo scorso maggio, ha organizzato una festa sulla spiaggia del suo resort per lanciare una nuova collezione a base di fiori tempestati di diamanti bianchi. Kitty mi apre la porta a piedi scalzi, con un sorriso che disarma. Si offre di prepararmi un caffè e quando chiedo dell’acqua sparisce alla ricerca di una bottiglietta per ritornare nel salottino un po’ agitata perché si è accorta di averle finite tutte. La primogenita del Conte Charles Spencer, il cui patrimonio economico e immobiliare è tra i più significativi del Regno Unito, non ha in sé nemmeno un grammo di aristocratico snobismo. Del parentado illustre non parla, il che da un lato dispiace, siccome grosso modo tutti adoreremmo sapere chi è più simpatica tra Meghan e Kate. Dall’altro tuttavia intenerisce, perché è frutto di un rispetto sincero per la Corona e per la
stirpe di cui fa parte.
«Prendo da sola le decisioni importanti, sono in pace con me stessa e so godere della mia compagnia»
Come si descriverebbe al pubblico che ha incantato al matrimonio del Principe Harry? «Non faccio mai niente tanto per fare. Ho un carattere indipendente, so prendere da sola le decisioni importanti, sono in pace con me stessa e so godere della mia compagnia». Questa calma arriva dall’essere cresciuta in Africa? «Il Sud Africa in particolare ha talmente tanti contrasti, ti pone in costante confronto con il tema della diversità, credo che abbia tirato fuori la versione migliore di me». E com’è stato ritornare in Inghilterra? «All’improvviso ti trovi nel bel mezzo di un incredibile hub creativo. Fino a quel momento non avevo badato a una serie di cose, penso per esempio allo stile: solo lì mi sono domandata che cosa mi piace». A quali conclusioni è giunta? «Che i vestiti sono un divertimento non frivolo. Gioco con i miei look, senza sfidare l’etichetta, che è una parte molto importante della nostra cultura di inglesi. Quando partecipo a un evento ufficiale so che ci sono delle regole ben precise da rispettare e non mi pesano. Anzi, mi piace mantenere vive certe tradizioni: indossare un cappellino quando mi viene richiesto, in fondo, è un gesto patriottico, è la celebrazione dell’essere Brit». Sui cappellini in effetti i sudditi di Sua Maestà non scherzano. «Per me ogni scusa è buona per indossarne uno, ha qualcosa di magico, ti fa sentire più sicura, forte. Come dice il mio cappellaio preferito, Philip Treacy, quasi tutte le culture del mondo si adornano il capo, ma nessuno lo fa come gli inglesi». Ha un amuleto che porta sempre con sé? «Tutti i gioielli che possiedo hanno un enorme valore simbolico. Che sia l’anello donato da mio nonno a mia madre e passato a me quando ho compiuto i 21 anni, oppure il regalo di mio padre per la mia laurea, ogni oggetto ha dietro una storia, un legame da ricordare».