Vanity Fair (Italy)

Effetto Quirimbas

- di LAURA FIENGO

Un drone per guardare tutto dall’alto in basso, un elicottero come taxi (niente snobismo: non c’è altro): questa isola deserta ha solo 12 case colorate afro-chic e spiagge infinite dove camminare in mezzo all’oceano fino all’orizzonte. Siamo stati a MEDJUMBE, Mozambico, il prossimo paradiso del sole d’inverno

Quando Mario, il pilota portoghese, si spazientis­ce e con una virata decisa avvisa che non intende restare a corto di carburante, sull’elicottero capiamo che dobbiamo lasciarle andare. Sono in due e procedono testa contro testa senza uno schizzo, un’onda, un rumore. Senza fretta, piano verso l’Antartide. Balene, in viaggio. La madre («Sarà 18 metri») guida il figlio («Circa 6, un neonato, ha circa un mese e mezzo») spingendol­o piano con il muso perché è stanco. Il mare è piatto, fermo e trasparent­e come una lastra di vetro, la costa al largo di Pemba piena di strisce, isolotti, foreste di mangrovie che emergono come da una mappa antica della colonia portoghese. Un tempo qui c’erano solo militari e missionari. Non è cambiato molto. Sull’aereo da Johannesbu­rg, la via migliore per arrivare dall’Italia nel Nord del Mozambico (South African Airways, via Monaco o Francofort­e, il volo dura tutta la notte, poi 2 ore con Airlink per Pemba; flysaa.com), i turisti sono rari, più che altro ingegneri in mimetica e operatori del mondo no profit. Volando sulle isole Quirimbas vedi anche l’antico forte di Ibo, il primo insediamen­to europeo di tutta l’Africa con Ilha de Moçambique, che luccica bianco a forma di stella in riva al mare. Il sole è abbagliant­e e l’acqua cambia in pochi metri decine di colori. Pur con esperienza di bei mari nel mondo, nemmeno sapevi che esistesser­o tanti diversi tipi di blu, così luminosi che, pensi, si fisseranno immediatam­ente nella corteccia piriforme, la parte di cervello che salva i ricordi a lungo termine come alcuni odori, pronti a ripresenta­rsi a distanza di anni, vivi come la prima volta, quando li ritrovi. In pratica non siamo ancora arrivati a Medjumbe, e già la scena che vale il viaggio ci è venuta incontro da sola, come in quei miti greci che piacevano a Esiodo in cui il delfino, in realtà un dio in persona, emerge e ti regala un anello. Quelli dei due giovani sposi libanesi vicino a me spiccano nuovi di zecca agli anulari, e loro esultano: il posto è unico, viaggio di nozze indovinato. E con la giusta privacy. Stiamo andando in un’isola che ha solo 12 alloggi per meno di 30 ospiti in tutto, più circa altrettant­e persone di staff. Tra loro, un cuoco esperto nella specialità che il Mozambico esporta nel mondo: crostacei, eccellenti, di ogni specie e misura, gamberoni rossi, astici, aragoste, squisiti e serviti in ogni momento, a colazione, per

pranzo, nelle uova, al barbecue sulla spiaggia. L’Anantara Medjumbe Island Resort è un esempio di all-inclusive di lusso esente da parsimonia, abbastanza raro. Grazie a pacchetti molto studiati non si paga praticamen­te niente se non alcune gite motorizzat­e. Un esempio di tariffe? Minimo 3 notti, elicottero, tutti i pasti e i drink, gita alla vicina e bellissima isoletta privata di Quissanga con picnic, snorkeling e, volendo, notte sull’isola con letto in spiaggia (la notte personalme­nte non la consiglio: con la marea così mutevole, per qualunque ragione vogliate tornare indietro non è detto che possiate farlo, a detta di alcuni ospiti rientrati non contenti, dal romantico al thriller il passo è breve, meglio andare di giorno), poi una crociera su un dhow antico che procede in silenzio con la grande vela spiegata e trattament­i nella piccola spa che usa prodotti Africology, costa da 782 euro a notte in 2 (fino al 31 gennaio; anantara.com). Per niente male nello standard di questo tipo di viaggi speciali. E la dimensione dell’isola, lunga un chilometro e larga 500 metri, è tra i migliori rapporti spazio-persona in circolazio­ne. Se non ti presenti a mangiare non incontri nessuno per giorni. Ma sarebbe un peccato, perché la cena Dining by Design, cioè in movimento, è allestita a sorpresa, a volte direttamen­te in mezzo al mare, nelle insenature della bassa marea con effetti surreali. La mia «villa» sulla spiaggia con il tetto di paglia e una piccola vasca esterna la vedo già atterrando tra aironi neri (Egretta dimorpha, per i birdwatche­rs qui è una manna) che alla vista dell’elitaxi si fermano in aria un momento, poi ripartono in picchiata verso la loro spiaggia circondata dal mare ai due lati e piena di conchiglie bianche e rosa di perfezione geometrica. È qui che gli ospiti si incamminan­o verso il nulla turchino, spesso da soli e con fare biblico, mano nella mano o con un libro. Prendono senso passatempi infantili come rincorrere i granchi, insabbiars­i con il kayak o invadere certe misteriose macchie scure nell’acqua chiara, che sembrano ombre di nuvole ma poi guardi in alto e il cielo è sereno, la nube non c’è: se ci metti una pinna la macchia si disperde veloce in mille pesci che scappano in tutte le direzioni. Quando torni e ti senti completame­nte rinato, a quelle corse sulla striscia tra nuvole di pesci ci ripensi. Le ville, molto accoglient­i e allegre – non pensate allo sfarzo di Dubai, è più safari chic che lusso sfrenato –, sono eleganti, con pareti e mobili pastello in quello stile new african design che è un po’ township art. Super accessoria­te con un letto a baldacchin­o sontuoso vista oceano, grande vasca da bagno riempita di fiori anche se non sei in luna di miele, coffee station e frigo sempre pieni, e sulla veranda bellissimi lettini metallici come si usa a Zanzibar. Durante una gita alla vicina isola di Ibo, con i suoi magnifici palazzi coloniali portoghesi in rovina (che peccato. Unesco, dove sei?), capiamo che Mario il pilota è un Indiana Jones in incognito: rivela dei suoi 30 anni di Africa volando per i migliori media del mondo, da Bbc Nature a Cnn. «Ho lavorato tanto con un fotografo brasiliano che poi è diventato famoso», dice alla fine. «C’era da diventar pazzi a sorvolare l’Africa con lui in cerca di animali. Li voleva tutti nella stessa foto, con la nebbiolina, il raggio di sole, la cascata». Come si chiamava? «Sebastião Salgado». Per molti, il più grande fotografo del mondo. Thank you Mario, forse le balene non sono state un incontro casuale.

Passatempi infantili come correre dietro ai gabbiani e cercare conchiglie, qui prendono senso. Quando torni sei rinato

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 ??  ?? GENTE DI MAREA Gli edifici coloniali di Ibo (isole Quirimbas, Mozambico). L’isola è tra i più antichi insediamen­ti portoghesi e vanta un centro dalla bellezza decadente e fascinosa. Due teenagers di Ibo con il muciro, la polvere di radici che protegge dal sole e fa da make-up su tutta la costa est africana. Una veranda vista oceano all’Anantara Medjumbe Island Resort. Nella pagina accanto, l’isoletta di Quissanga vista dal nostro drone, dove gli ospiti dell’isola-resort di Medjumbe possono sbarcare per un picnic con snorkeling in perfetta solitudine.
GENTE DI MAREA Gli edifici coloniali di Ibo (isole Quirimbas, Mozambico). L’isola è tra i più antichi insediamen­ti portoghesi e vanta un centro dalla bellezza decadente e fascinosa. Due teenagers di Ibo con il muciro, la polvere di radici che protegge dal sole e fa da make-up su tutta la costa est africana. Una veranda vista oceano all’Anantara Medjumbe Island Resort. Nella pagina accanto, l’isoletta di Quissanga vista dal nostro drone, dove gli ospiti dell’isola-resort di Medjumbe possono sbarcare per un picnic con snorkeling in perfetta solitudine.
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 ??  ?? INCONTRI AL VERTICE Da sinistra, uno dei sand bank di Medjumbe. L’isola di Ibo vista dall’alto: si riconosce l’antico forte portoghese a forma di stella. La balena di circa 18 metri e il cucciolo (circa 6) avvistati dall’elicottero.
INCONTRI AL VERTICE Da sinistra, uno dei sand bank di Medjumbe. L’isola di Ibo vista dall’alto: si riconosce l’antico forte portoghese a forma di stella. La balena di circa 18 metri e il cucciolo (circa 6) avvistati dall’elicottero.

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