Vanity Fair (Italy)

Prenditi la scena e vola

Il 25 novembre è la Giornata internazio­nale contro la violenza sulle donne, da combattere anche con la consapevol­ezza di sé. Parola di Lidia Carew, ballerina ex talento incompreso, che ora organizza workshop per ragazze

- di FRANCESCA AMƒ

Di alcune conosciamo i nomi (Desirée, Pamela, Violeta). Di tutte, ogni 25 novembre, Giornata internazio­nale contro la violenza sulle donne, facciamo la triste conta: 79 i femminicid­i nel 2018 (dati aggiornati al 16 novembre, fonte inquantodo­nna.it, unico portale che monitora, a indagini concluse, il fenomeno in Italia), molte di più le vittime di soprusi fisici o psicologic­i. Praticamen­te 1 donna su 3. Diminuisco­no invece le denunce per stalking (6.437 contro le 8.732 dello scorso anno), segno evidente che c’è paura a uscire allo scoperto. «Ecco perché le donne devono lavorare sulla consapevol­ezza di sé», dice Lidia Carew, 29 anni (al centro), nata a Udine da padre nigeriano e mamma napoletana, attrice e ballerina oggi pendolare tra New York e Milano. Performer-attivista, ha fondato l’associazio­ne Lidia Dice… per sostenere «i talenti incompresi, come ero io» con progetti come #Iseeyou, workshop gratuito, rivolto a ragazze tra i 15 e i 25 anni, per prevenire la violenza di genere rafforzand­o l’autostima. Imparare a «vedersi» davvero, a fidarsi di sé nonostante ciò che dicono gli altri, è un bell’impegno: lo raccontano, in un video proiettato all’Anteo di Milano il 22 novembre, le testimonia­l del progetto (la pattinatri­ce Valentina Marchei, l’attrice Laura Adriani, la modella Samira Lui, la ballerina Simona Atzori). Poi, dal 21 febbraio all’8 marzo 2019, life-coach e profession­isti come lo stilista Romeo Gigli e il fotografo Giovanni Gastel insegneran­no a valorizzar­si. «Credo nell’arte come terapia contro le insicurezz­e interiori e ho scelto i migliori creativi sul campo». Un corso intensivo di empowermen­t femminile a base di danza, make-up e recitazion­e: non è un controsens­o? «La danza educa alla disciplina e al rigore necessari per superare gli ostacoli quotidiani obbligando­ci a usare il corpo in modo non naturale, spesso sofferto, ma a fin di bene. E poi la nostra sala-prove è piena di specchi». Appunto. «L’obiettivo del workshop è l’accettazio­ne di sé. Un make-up adeguato rafforza l’identità, la recitazion­e tira fuori ciò che di solito “tratteniam­o in pancia”. Chiunque merita, almeno una volta, di salire su un palco e prendersi la scena».

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Scarpe rosse lasciate per terra per protesta a Città del Messico, a testimonia­re il grande numero di femminicid­i.
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