Prenditi la scena e vola
Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, da combattere anche con la consapevolezza di sé. Parola di Lidia Carew, ballerina ex talento incompreso, che ora organizza workshop per ragazze
Di alcune conosciamo i nomi (Desirée, Pamela, Violeta). Di tutte, ogni 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, facciamo la triste conta: 79 i femminicidi nel 2018 (dati aggiornati al 16 novembre, fonte inquantodonna.it, unico portale che monitora, a indagini concluse, il fenomeno in Italia), molte di più le vittime di soprusi fisici o psicologici. Praticamente 1 donna su 3. Diminuiscono invece le denunce per stalking (6.437 contro le 8.732 dello scorso anno), segno evidente che c’è paura a uscire allo scoperto. «Ecco perché le donne devono lavorare sulla consapevolezza di sé», dice Lidia Carew, 29 anni (al centro), nata a Udine da padre nigeriano e mamma napoletana, attrice e ballerina oggi pendolare tra New York e Milano. Performer-attivista, ha fondato l’associazione Lidia Dice… per sostenere «i talenti incompresi, come ero io» con progetti come #Iseeyou, workshop gratuito, rivolto a ragazze tra i 15 e i 25 anni, per prevenire la violenza di genere rafforzando l’autostima. Imparare a «vedersi» davvero, a fidarsi di sé nonostante ciò che dicono gli altri, è un bell’impegno: lo raccontano, in un video proiettato all’Anteo di Milano il 22 novembre, le testimonial del progetto (la pattinatrice Valentina Marchei, l’attrice Laura Adriani, la modella Samira Lui, la ballerina Simona Atzori). Poi, dal 21 febbraio all’8 marzo 2019, life-coach e professionisti come lo stilista Romeo Gigli e il fotografo Giovanni Gastel insegneranno a valorizzarsi. «Credo nell’arte come terapia contro le insicurezze interiori e ho scelto i migliori creativi sul campo». Un corso intensivo di empowerment femminile a base di danza, make-up e recitazione: non è un controsenso? «La danza educa alla disciplina e al rigore necessari per superare gli ostacoli quotidiani obbligandoci a usare il corpo in modo non naturale, spesso sofferto, ma a fin di bene. E poi la nostra sala-prove è piena di specchi». Appunto. «L’obiettivo del workshop è l’accettazione di sé. Un make-up adeguato rafforza l’identità, la recitazione tira fuori ciò che di solito “tratteniamo in pancia”. Chiunque merita, almeno una volta, di salire su un palco e prendersi la scena».