Vanity Fair (Italy)

MIO MARITO HA AVUTO UN FIGLIO

- Caro Massimo,

Sono rimasta vedova da poco, dopo 40 anni trascorsi con un marito che ho amato molto, fin da quando eravamo al liceo. Era un uomo buono, gentile, premuroso, che purtroppo viaggiava per lavoro, ma era comunque presente con telefonate, sorprese, piccole attenzioni. Poi, sei mesi fa, la tragica notizia: mentre si trovava in un’altra città ha avuto un infarto ed è morto. Era tutto il mio mondo – non ho avuto figli – e la mia vita finiva lì, con lui. Quando sono arrivata in ospedale, però, è riuscito a farmi l’ultima sorpresa: c’era, ad aspettarmi, una donna straniera molto più giovane di me, che teneva in braccio un bambino di circa un anno. Il loro bambino, a quanto pare. Lei aveva un’aria smarrita, triste, come se non sapesse più cosa fare. Non riesco ancora a trovare le parole per descrivere come mi sono sentita. Pensavo di provare già tutto il dolore possibile, e invece mi sono sentita di ghiaccio, intontita, talmente sconvolta che mi sembrava di essere uscita dal mio corpo e di guardarmi dall’alto, davanti alla «famiglia» di mio marito. Da allora non li ho più visti, sono rimasta chiusa in casa a rimuginare sulla mia vita, sul nostro amore annientato dalle sue bugie, sul vuoto che ho davanti. Lei alcuni giorni fa mi ha scritto, mi ha raccontato che stavano insieme da tre anni, che lui però ci teneva molto a me e che non avrebbe mai voluto ferirmi. Vorrebbe incontrarm­i, ma non trovo la forza di parlarle, di sapere che cosa avevano costruito insieme. C’è, in tutto questo vuoto però, un pensiero fisso: lo sguardo di quel bambino, uguale a quello di mio marito. E mi chiedo: starei meglio se trovassi il coraggio di incontrarl­i, di affrontare il suo tradimento, di rivedere l’unico essere vivente che può ricordarmi l’uomo che ho amato per tutta la vita? — Erica

Prima la scomparsa brusca dell’uomo della tua vita (andarsene senza preavviso è la morte che tutti si augurano, ma quando tocca agli altri ci lascia indifesi; le lunghe malattie servono anche a elaborare gradualmen­te il distacco). E dopo lo choc, il contro-choc: la visione di un’altra al suo capezzale. Infine il contro-contro-choc: la rivelazion­e che quella donna non era solo l’amante che lui ti aveva nascosto per anni, ma la madre di suo figlio. Certe scoperte sono sconvolgen­ti a freddo. Figuriamoc­i a caldo, quando vanno a impastarsi con il dolore atroce della perdita, creando una miscela esplosiva di disorienta­mento, rancore e disistima: per il partner e per se stessi. E qui comincia la raffica dei perché. Perché mi ha tradito? Perché ha sentito il bisogno di costruirsi un legame parallelo? E perché con l’altra ci ha fatto addirittur­a un figlio? Ti sarai già risposta da sola mille volte. È successo perché… succede. Succede che dopo tanti anni di bonaccia sentimenta­le un essere umano desideri essere scombussol­ato da un’emozione. Succede di chiamare amore un impasto di passione e tenerezza. Succede di riscoprire l’energia creatrice del sesso. Succede di fare un figlio, magari non cercato, ma accolto con tutta la dedizione che merita. E succede, anche se non dovrebbe succedere, che di tutto questo processo la persona con cui hai diviso quarant’anni della tua vita, e che talvolta (non sempre) sai bene essere quella giusta per te, venga tenuta all’oscuro, per un malinteso senso di protezione e di rispetto, dietro il quale si nasconde la paura delle sue reazioni e di ritrovarsi, alla fine del giro di giostra, da soli. Non azzardo nessi di causalità che non sarei in grado di dimostrare, ma mi colpisce che a tuo marito abbia ceduto di schianto il cuore proprio mentre era dilaniato dall’incertezza e dai sensi di colpa. Fino a quando avrebbe potuto tenerti all’oscuro dell’esistenza di un figlio? La vita ha risposto, seguendo una delle sue tracce imprevedib­ili. Ora tu sai. E sta a te decidere se rimuovere il problema o affrontarl­o. In fondo, è la condizione umana. Un duello continuo con il dolore, il disagio, la verità. Rimuoverla è facile, basta distrarsi: la modernità offre tantissimi strumenti per farlo, dalle sostanze chimiche ai supporti tecnologic­i. Affrontarl­a, invece, è un dispendio di energie emotive, una prova straziante dall’esito incerto e mai del tutto soddisface­nte. Però la rimozione ti trasforma in uno zombie, mentre l’andare addosso alla vita ti offre la sensazione impagabile di viverla davvero. Penso che tu rispondera­i a quella lettera e che andrai a specchiart­i negli occhi di quel bambino. Senza giudicare nessuno. Tantomeno lui, che come te, come tutti ha bisogno soltanto di amore.

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