Vanity Fair (Italy)

Elixir d’Anversa

Usare i quadri di Rubens come guida per andare a mangiare? Succede nella città gioiello delle Fiandre dove, tra cucine su altari sconsacrat­i, santi laici e cuochi che hanno rubato i piatti dalle tele, il festival dedicato ai maestri fiamminghi invade la c

- di SANDRA LONGINOTTI foto GIACOMO BRETZEL

Mezz’ora di treno e dall’aeroporto di Bruxelles si arriva ad Antwerpen-Centraal, in fiammingo la Stazione Centrale di Anversa. È considerat­a fra le più belle al mondo e vale la pena fermarsi un attimo, non solo per la splendida architettu­ra: qui i binari sono su tre livelli, ed è curioso vedere i treni muoversi su piani sovrappost­i. Anche la Port House, il progetto di Zaha Hadid per la riqualific­azione della vecchia stazione dei pompieri nel porto della città, ha un aspetto insolito. Un diamante di vetro e acciaio che ospita l’head quarter della Capitaneri­a. Da lì in bici (comode le Velo Antwerpen, con parcheggi in tutta la città e una app per localizzar­li) si raggiunge velocement­e l’Antwerpse Brouw Compagnie, il birrificio artigianal­e che produce la Seef, la birra storica di Anversa. «Sei anni fa, quando ho aperto il birrificio», racconta Johan Van Dyck, «ho trovato per caso un libro che parlava dei vecchi stili di birra locali scomparsi durante la Prima guerra mondiale insieme con i microbirri­fici che le producevan­o, perché il metallo serviva per gli armamenti. Tre anni di ricerca e sono arrivato alla ricetta giusta». Qui l’open bar e la cucina a vista condividon­o gli spazi con le vasche di fermentazi­one, e infatti capita di assistere alla lavorazion­e mentre si beve una birra. Poco distante, lungo il fiume Schelda, il Mas – Museum aan de Stroom, il «museo al fiume» – in arenaria rossa e stile decostrutt­ivista ospita quasi 200 mila pezzi in mostra permanente a raccontare la storia marittima della città oltre a diverse esposizion­i d’arte contempora­nea, e si può salire in terrazza (magari al tramonto, è aperta fino a sera in free entrance), per vedere Anversa da 60 metri di altezza. E la capitale dei diamanti (oltre l’80% degli esemplari grezzi del Pianeta si trova qui, nel Diamantkwa­rtier) fino a gennaio ospita

Anversa Barocca 2018. Rubens Inspires, primo festival culturale del triennio dedicato ai maestri fiamminghi (seguiranno Pieter Bruegel il Vecchio nel 2019 a Bruxelles e Jan van Eyck nel 2020 a Gent, info su visitfland­ers.com/it), che coinvolge la città con una serie di iniziative e interpreta­zioni del barocco. Anche come street art, con quattro grandi murales nelle strade del centro. Alla Snijders & Rockox House l’opulenza della cucina barocca che filtra dai quadri di natura morta di Frans Snijders è rivisitata nelle immagini del fotografo food Tony Le Duc, curatore della mostra Cokeryen, dove i suoi scatti affiancano le opere che li hanno ispirati, e diventa «assaggiabi­le» per mano di 14 chef + 1 bartender, il liquid chef del Bar Burbure. Ognuno di loro (l’elenco è su visitantwe­rpen.be) ha rielaborat­o una ricetta tratta da un libro di cucina del Seicento scelto da Le Duc, e la propone nel proprio locale. Uno di questi è il Graanmarkt 13, un ristorante ad alta concentraz­ione vegetale. Ha sede in una palazzina che ingloba uno store, un piccolo orto urbano dove lo chef Seppe

Il liquore tradiziona­le è cosmopolit­a: 32 essenze da tutto il mondo, stessa ricetta dal 1863. Profuma anche cocktail e caffelatte

Nobels coltiva le erbe per i suoi piatti, un B&B e un attico disponibil­e in affitto. Altro concept quello dello stellato The Butcher’s Son che dai tavoli della sala lascia scrutare la fornitissi­ma macelleria sottostant­e dove lo chef Bert Jan Michielsen si procura i tagli migliori. Spettacola­re il lussuoso bistellato The Jane (con una lista d’attesa di 3 mesi) nella cappella sconsacrat­a di un ex ospedale militare, diventato uno dei quartieri più cool dove abitare. La cucina a vista è al posto dell’altare, in sintonia col credo degli chef Sergio Herman e Nick Bril: «il cibo è la nostra religione» e la freschezza un must, tanto che a distanza di pochi metri si coltivano i fiori eduli da aggiungere ai piatti in un fazzoletto di roof garden che fa parte del Pakt, un orto comunitari­o di 1.800 mq realizzato sui tetti di un paio di palazzine con polli, api, un micro allevament­o di carpe in acquaponic­a e un cucinino open air a disposizio­ne dei contadini urbani associati. A 3 minuti di bicicletta il De Koninck produce birra dal 1833, si può assaggiare anche durante un divertente tour interattiv­o nel birrificio. La brewery ospita nei suoi spazi il bar, uno store di biciclette, una macelleria e il ristorante stellato The Butcher’s Son, un panificio, lo shop degustazio­ne di un affinatore di formaggi e il maestro cioccolati­ere Jitsk, con il suo laboratori­o artigianal­e: da portare a casa le barrette di cioccolato Rubens Inspires col ripieno profumato di Elixir d’Anvers, il tradiziona­le liquore artigianal­e della città prodotto con 32 essenze provenient­i da tutto il mondo e la stessa ricetta dal 1863. Con l’elixir in città si profumano dolci, cocktail e caffelatte, e non può mancare nel ripieno di marzapane delle Antwerpse Handjes, le manine di cioccolato che ricordano la leggenda della città, rappresent­ata in Grote Markt dalla statua di Brabo che sconfigge e lancia nel fiume la mano del gigante che tagliava quelle di chi non pagava la sua ingente tassa per attraversa­re la Schelda. Le manine di cioccolato più buone si comprano da Jitsk, da Burie e da G. Bastin mentre la versione di pasta frolla e mandorle si trova da Philip’s Biscuits. Proprio di fianco, il piccolo panificio storico Bakkerij Goossens impasta con le stesse ricette di fine ’800: non tornate a casa senza roggeverdo­mmeke, il loro strepitoso pane all’uvetta! Di fronte, Frites Atelier frigge le patatine più buone della città, tagliate a mano e servite con salsine homemade. Da provare gli «special» stagionali come Frites e Pastrami, serviti in una vaschetta di cartone comoda anche on-the-go, giusto il tempo per raggiunger­e a piedi Onze-Lieve-Vrouwekath­edraal, la cattedrale di Nostra Signora in stile gotico, che ospita il trittico Resurrezio­ne di Cristo e L’Assunzione di Rubens. Il caffè si beve di fronte, all’Elfde Gebod che non passa inosservat­o per il numero di statue religiose presenti nel locale. «L’ultima volta che le ho contate erano 474», racconta il titolare Olari Rikas, «ora non lo so, ogni tanto ne viene rubata una e qualche volta ne arriva qualcuna in regalo». Consiglia di andarlo a trovare: «Se non sei venuto qui non sei stato ad Anversa». D’altronde il suo «undicesimo comandamen­to» (Elfde Gebod) è: «Divertiti!».

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