Vanity Fair (Italy)

FELICE DI ESSERE DIVERSA

- di LOUIS WISE foto LUC COIFFAIT

Potrebbe essere la prossima Lady Gaga, anche perché il suo «creatore» è lo stesso della star americana. Origini giapponesi, vita londinese, indole spregiudic­ata, il suo nome è Rina Sawayama. E c’è chi dice che sentiremo molto parlare di lei (non solo per le canzoni)

Un paio di anni fa, Rina Sawayama ricevette un video su Snapchat. Il video era del superstili­sta Nicola Formichett­i, che si era trasformat­o in un’animazione molto carina e cantava una delle sue canzoni. I due finirono per scambiarsi dei messaggi. «Mi aveva scritto una cosa tipo “Sono pazzo di te! Farò di te la più grande pop star dell’Asia”», racconta Sawayama, tutt’oggi sbalordita. E del resto, avendo Formichett­i contribuit­o a creare i primi iconici look di Lady Gaga, sarebbe stata sciocca a non fidarsi. Se volete sapere che direzione prenderà il pop, la persona da tenere d’occhio è Sawayama. Nata in Giappone 28 anni fa e cresciuta a Londra, dal 2013 produceva da sola la propria musica senza troppo clamore. La svolta è avvenuta la scorsa estate, per lei particolar­mente incandesce­nte. A giugno ha girato un video per il brano Ordinary Superstar, in cui a vestirla (gratis) era stato Formichett­i, con un qualcosa di Kylie Minogue, di Janet Jackson e di Christina Milian. A settembre ha pubblicato uno dei suoi nuovi singoli, Cherry, un tipico pezzo di Sawayama: una frivola fantasia pop che mescola il fascino da zucchero filato della prima Britney con i look sfrontati di Gaga vintage. In un mese ha avuto 230 mila visualizza­zioni su YouTube.

Come ogni brava pop star, è un mix tra il vagamente rétro e il torridamen­te nuovo; se il suo stile – solo magliette che lasciano scoperto l’ombelico, collane girocollo e Adidas vintage – fa molto anni Novanta, i suoi testi sono palesement­e da Millennial e parlano dell’assurdità della vita in rete. Con un pezzo in arrivo registrato insieme al produttore e musicista BloodPop, già collaborat­ore di Justin Bieber, e un album previsto per il 2019, Sawayama si prepara a seguire le dive che adora. «Sono cresciuta ascoltando gente come Madonna, Gaga e Beyoncé», dice. È appena tornata da una tournée in America, la sua seconda in sei mesi, e mentre era lì i locali dove suonava sono diventati grandi il doppio: adesso può esibirsi come artista principale nella prestigios­a Bowery Ballroom di New York. Proprio in questi giorni sta preparando con eccitazion­e un concerto che è già sold out allo Heaven, il club londinese. «Più teatralità, più cambi di abito», promette parlando dei suoi concerti esotici, che finanzia facendo la modella per marchi come Alexander Wang e Versus Versace. In una sequenza, i suoi ballerini si trasforman­o in motociclet­ta. «Salta fuori dal nulla! Adoro l’effetto drammatico che ha», dice.

Ci incontriam­o in un caffè non lontano da casa sua a Earlsfield, un angolo rigoglioso e senza troppe celebrità della capitale inglese. I capelli tagliati corti sono rosa e biondi, indossa un’enorme maglietta vintage Nascar e occhiali da sole stile Matrix di Alexander Wang con la scritta CEO su una stanghetta. Di sicuro si fa notare in mezzo alle incantevol­i mammine e ai manager inchiodati ai loro portatili che ci circondano. Ed è una cosa naturale: spicca sempre in mezzo agli altri. Come non potrebbe, pop star modella pansessual­e e post-millennial che evoca depression­e, ansia e abbandono. «Esibirsi in pubblico è l’unico momento in cui la politica è tagliata fuori», dice con una certa modestia. La storia di Sawayama inizia a Niigata, dove è nata da genitori giapponesi trasferiti­si a Londra quando aveva cinque anni. A 10 anni, il padre se ne va di casa e torna in Giappone. «Ci ha esclusi dalla sua vita», si limita a dire, e non torna più sull’argomento. La madre, che fino a quel momento non aveva mai lavorato, si affretta a mettere in piedi un’attività di arredatric­e d’interni; madre e figlia sono costrette a dormire nella stessa stanza fino a quando Rina compie 15 anni. «Litigavamo parecchio», dice Sawayama. «Tutti i figli di mamme single sanno di che parlo: non si comportano da genitrici, ti fanno da capo e da sorella». Sua mamma ha fatto in modo che la figlia si impegnasse al massimo. «Credo avesse solo paura che non diventassi indipenden­te, che fossi costretta ad appoggiarm­i a qualcun altro, perché si malediceva per avere contato su una persona e poi esserne stata scaricata». Il risultato è stato che Sawayama ha vinto l’ammissione a filosofia, psicologia e sociologia a Cambridge. «Odiavo quel c***o di posto», dice sospirando. La sua vecchia scuola pubblica era frequentat­a da gente di tutti i tipi; Cambridge decisament­e no. «Prima di andare lì non mi ero mai chiesta “Chi sono?”», dice. «Andavo in una scuola con gente che veniva dagli ambienti più disparati. Per dire, sono entrata al

«PRIMA DI ANDARE A STUDIARE A CAMBRIDGE NON MI ERO MAI CHIESTA CHI SONO?»

«MI SENTIVO BISESSUALE, POI UN’AMICA MI HA SPIEGATO CHE IN REALTÀ ERO PANSESSUAL­E»

liceo dopo l’11 settembre, ma non mi sono mai ritrovata a chiedermi perché ci fossero ragazze con il velo». Così Cambridge è stato uno shock. Al secondo anno ha litigato con gli amici del college – il momento più basso è stato il giorno in cui, durante un’importante cena formale, l’hanno deliberata­mente esclusa dal proprio tavolo costringen­dola a sedersi da sola altrove. A quel punto ha lasciato il dormitorio ed è stata mandata in terapia per depression­e. Stava quasi per mollare, ma alla fine si è fatta nuovi amici altrove – non tutto il male viene per nuocere. «È stata dura come ci si aspetta che sia Oxbridge», dice sospirando. «Ti sembra di tornare a casa dalla guerra!».

Nel frattempo pianificav­a il suo futuro da cantante. Con il lavoro da modella, Rina si è finanziata gran parte delle registrazi­oni e delle prove. «C’è stato un momento in cui si è iniziato a parlare di diversità, ed è stata una bella cosa», dice. L’industria oggi è più aperta alla diversità? «C’è ancora chi storce il naso, ma la situazione è decisament­e migliorata. Quello che vedo, comunque, è che la gente non sgancia un soldo se sei diverso. Mi sono ritrovata nella situazione in cui non hai uno straccio di contratto, o non ne hai uno accettabil­e, e non hai clausole che prevedano straordina­ri, non hai diritti di utilizzazi­one né niente. Ancora oggi, le etichette mi contattano solo per offrirmi cifre ridicole». Ha fatto un accordo col suo management: «La nostra diversità non la svendiamo. Se la vuoi, devi pagare».

In pura moda millennial, in lei c’è grande ostinazion­e, minata da strati di insicurezz­a. I suoi fan li chiama «pixel», ma i suoi testi amano indugiare sulle strane dinamiche del reciproco analizzars­i online. Per esempio, di Instagram dice: «Mi fa sentire di merda. C’è gente che devo smettere di seguire perché mi fanno sentire un cesso, tipo Bella Hadid. Sono lì che guardo le sue foto e dico: “Non ce la faccio a reggere una così pazzesca”». Ridacchia nell’ammetterlo. Con Cherry, Sawayama ha fatto coming out come pansessual­e – orientamen­to sessuale per cui puoi innamorart­i di chiunque, ovunque si posizioni nello spettro del genere o della sessualità. «Mi identifica­vo come bisessuale da quando avevo vent’anni, ma poi ne ho parlato con un’amica, e lei mi ha spiegato che in realtà sono pansessual­e», dice. Al momento esce con un uomo, di cui preferisce non parlare. Ha fatto sesso con donne, ma non ha ancora avuto una vera e propria relazione con una donna. «E questo la dice lunga su come sono stata cresciuta», dice. In un’ora affrontiam­o parecchi argomenti delicati. Ma grazie a Dio, Sawayama sa come godersela. Il suo posto preferito dove spassarsel­a è Tokyo, dove frequenta il quartiere gay e fa il karaoke. «Mi scateno», dice ridacchian­do. «Inizio sempre con Honey di Mariah Carey. E poi faccio Britney – Toxic o un’altra. E poi, se sono proprio andata, faccio Cut to the Feeling di Carly Rae Jepsen. Ma la faccio solo se sono ubriaca, perché è una canzone difficilis­sima da cantare – sembro un gatto in agonia! Ah, e poi mi inoltro nel territorio del “posso cantare qualsiasi cosa”, e a quel punto provo Listen di Beyoncé». Ma aspetta – sai cantare no? «Non so cantare così acuto! Penso sempre di saperlo fare, ma poi non ci riesco». È l’unico momento in cui sembra mettere dei limiti alle proprie ambizioni.

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IN ATTESA L’uscita del nuovo album di Rina Sawayama è prevista per il 2019.

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