Il fattore B dell’arte
Un’opera che si è autodistrutta (diventando così molto più preziosa). Una mostra, adesso un documentario. Il 2018 è stato l’anno di Banksy, lo street artist più amato e odiato, celebrato e braccato
Il 2018 è stato forse l’anno più banksyano di sempre, e in Italia si chiude con una mostra fenomeno a Milano e un film al cinema. La carriera dello street artist più famoso, celebrato, odiato, braccato al mondo è da sempre un grande paradosso, ma gli ultimi mesi sono stati pirotecnici. L’autodistruzione di Girl with Balloon, subito dopo la vendita nella casa d’aste Sotheby’s, rimarrà una delle immagini simbolo del 2018. Il giochetto di mettere a nudo il mercato dell’arte contemporanea è andato anche oltre le sue intenzioni, visto che i frammenti sono stati poi valutati il doppio del quadro integro. E il giochetto dell’opera che si autodistrugge attraverso la cornice è diventato un fenomeno di marketing: Ikea, McDonald’s, Perrier hanno creato le loro versioni ispirate a Banksy e la catena di vendita pneumatici Tire Discounters ha twittato: «Meno male che Banksy non vende gomme». Una serie di falsi e meme, culminati con l’albero di Natale di una mostra d’arte amatoriale del West Virginia, metà in foto nella cornice, metà a brandelli sotto la cornice: è diventato virale sui social. Un altro paradosso è questo: Banksy critica il mercato dell’arte, ma è il primo a certificare le opere autentiche, attraverso il suo agente Steve Lazarides e il sito Pest Control, per impedire che vengano fatte truffe a suo nome (su eBay ci sono 207 mila opere o gadget di Banksy in vendita, le trovate in ogni mercatino: non distruggeteli, non aumenterà il valore). Intanto, al Mudec di Milano qualche settimana fa è stata inaugurata (contro la sua volontà) una retrospettiva intitolata A Visual Protest (fino al 14 aprile), sul suo percorso «da writer di strada a fenomeno mondiale di massa». Lui non approva, su Instagram ha commentato così una mostra a Mosca: «Sapete che non ha niente a che fare con me, vero? Io non faccio pagare il biglietto alle persone, a meno che non ci sia una ruota panoramica», riferimento a Dismaland, la «Disneyland con un twist sinistro» che aprì nel Somerset nel 2015. Il pubblico italiano invece ha apprezzato la mostra del Mudec: 10 mila visitatori nei primi giorni. L’11 e il 12 dicembre sarà anche al cinema, con L’uomo che rubò Banksy, diretto da Marco Proserpio e narrato da Iggy Pop. Il documentario racconta lo strano destino di un suo murale in Palestina, su un soldato israeliano che chiede i documenti a un asino: quel pezzo di muro criticava l’occupazione israeliana ma fu considerato offensivo dai palestinesi. Fu tagliato, venduto su eBay e portato di peso nel mercato dell’arte contemporanea. Valutazione: 150 mila dollari.