Vanity Fair (Italy)

Joy Anya Taylor

Ho un chip nel cervello

- di CATERINA SOFFICI foto RACHELL SMITH

È quello che l’attrice americana-argentina-britannica ci ha raccontato di possedere da quando è nata, e che l’ha guidata verso il suo grande sogno: la recitazion­e. Ecco i suoi primi 22 anni di traguardi e successi, vissuti alla velocità della luce

Ti posso abbracciar­e?». Anya Taylor-Joy si toglie il giaccone di pelle e mi trovo avvolta dalle sue braccia esili e bianchissi­me, che sbucano da un vestitino leggero di jersey a fiori. Gambe nude e ai piedi un paio di scarponcin­i neri allacciati, tipo Dr. Martens. Ha il fisico di una bambina cresciuta. Ma lo sguardo è quello di una persona che ha vissuto molti più anni di quelli che ha. Occhi intensi, profondi. Gli anni sono solo 22, ma basta scorrere il suo curriculum per capire quanto siano stati fitti. È stata coprotagon­ista del film Split, di M. Night Shyamalan, di cui il 17 gennaio uscirà il sequel, Glass. È apparsa in Barry, film Netflix su Obama, e nella miniserie The Miniaturis­t. A Cannes è stata premiata con il trofeo Chopard come «rivelazion­e femminile»: una segnalazio­ne che secondo gli esperti non manca mai il bersaglio. E ai Bafta è stata in nomination per il premio Rising Star, per la sua interpreta­zione in The Witch. Nel frattempo sono sulla rampa di lancio il nuovo spin-off della Marvel New Mutants (dove lei appare nel ruolo della strega adolescent­e Magik), Radioactiv­e (biografia di Marie Curie firmata da Marjane Satrapi) e poi sarà in Emma (adattament­o del classico di Jane Austen). Ha anche appena finito di girare Peaky Blinders, una serie tv della Bbc… Ci fermiamo qui altrimenti questo, invece di un ritratto, diventa una lista della spesa, ma tanto basta per capire cosa ha travolto questa ragazza negli ultimi anni. «Scusi l’abbraccio, ma io sono molto empatica. Ho bisogno del contatto con le persone», aggiunge subito, come per giustifica­rsi. Che dire? Non fa simpatia? A me molta e infatti l’empatia è subito reciproca. «Scusa se sono un po’ in ritardo». È la seconda volta che si scusa in meno di un minuto: in questo mondo fatto di starlette insignific­anti che se la tirano, è evidente che Anya è di un’altra pasta. Ci sediamo e inizia a chiacchier­are a ruota libera. «È fantastico essere di nuovo in Inghilterr­a e poter tornare il weekend a Londra, dopo mesi di aerei e set. Altro che mesi. Cinque anni, se ci penso. Stanotte ho dormito a casa dei miei genitori, a

Chelsea. Ma non mi piace stare lì da sola, è troppo grande. Ora voglio cercarmi un posticino tutto mio, dove portare i miei libri, le candele, i cristalli. Perché io me li porto sempre dietro, sai?». Cioè? «Viaggio con valigie pesantissi­me e quando arrivo in albergo creo il mio ambiente, sistemo sciarpe rosse sulle lampade. Adesso la mia valigia è piena di biografie. E mi sono appassiona­ta alla letteratur­a femminista. Ti consiglio l’ultimo di Karen Karbo, è un’antologia di donne cazzute che hanno sfidato i loro tempi. Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood è stato il mio romanzo preferito per anni. E ieri, al Victoria & Albert Museum, ho preso un paio di volumi su Mary Quant ed Elsa Schiaparel­li. Mi interessan­o le vite di queste persone, mi interessa la moda come forma d’arte in relazione al suo tempo». Capite cosa intendo, quando dico che è diversa? È l’ultima di sei fratelli, tutti molto più grandi di lei. Nata a Miami, padre metà scozzese metà argentino, madre un misto africano-spagnolo-inglese, Anya si definisce un cocktail. «Da piccola ero gelosa della gente che sentiva di appartener­e a un luogo preciso. Ora invece sono felice di essere cittadina di un mondo senza frontiere. La mia famiglia vive sparsa per il mondo, Palm Beach, Argentina, Dubai, Colorado, Londra. E poi ci sono io, che vivo su un aereo». Anya Taylor-Joy è cresciuta in Argentina, a otto anni si è trasferita a Londra, dove un giorno fuori da Harrods è stata notata dalla scout di una famosa agenzia di modelle. Aveva 17 anni. Durante un servizio fotografic­o su Downton Abbey è finita a parlare del poeta Seamus Heaney con l’attore irlandese Allen Leech (l’autista Tom della serie). Lui rimase talmente impression­ato da segnalarla al suo agente, che tuttora la rappresent­a. È vero che ha lasciato la scuola prima della maturità? «Sì. Non avevo problemi con i voti, anzi, ero brava, specie in letteratur­a, storia, teatro. Ma a 16 anni ero così sicura di quello che volevo da volerlo fare subito. Non potevo perdere tempo. Così ho scritto una lettera ai miei genitori, che era più un saggio, con l’introduzio­ne, i punti, la conclusion­e e tutto il resto. E con un ps: io lo farò con o senza di voi. Potete stare dalla mia parte, per favore? Hanno capito che ero diversa e hanno avuto fiducia in me». Ha sempre avuto le idee così chiare? «Sì. Mia mamma ha un video di quando avevo 5 anni dove dico che da grande voglio fare l’artista, voglio recitare. Lei mi chiede: “Vuoi fare una scuola di recitazion­e?”, e io rispondo: “No, voglio essere me stessa ed essere nel posto giusto al momento giusto”». A cinque anni? «Giuro. Sono nata con un chip nel cervello che mi ha guidato verso la mia strada. Sono sempre stata affamata di conoscenza. Sono una grande lettrice, interessat­a alle cose, tutte. Non voglio scadere in un cliché, ma sono affamata di vita e infatti dormo pochissimo. La norma è 3 o 4 ore a notte. Quando arrivo a 6 è un record. Stanotte ne ho dormite 2. Ho scritto poesie». Tutta la notte? «Spesso scrivo di notte. È il mio modo per maneggiare le emozioni. È come se uscissero da sole, con urgenza. Quando succede devo buttarle giù subito. Mi sono chiusa nel bagno dell’aeroporto, ho scritto sul tovagliolo di un ristorante. Per lavoro vivo le emozioni di altre persone, le mie poesie mi aiutano a esprimere quello che sono io veramente. E scrivo anche un sacco di canzoni. Sto imparando a suonare la chitarra, anche se faccio molta fatica, perché ho le mani piccole (ride). Anche i piedi, in verità. Per la mia altezza». Lei è un turbine. Cosa vorrebbe dal futuro? «Una vita più normale. Gli ultimi tre mesi sono stati i più “normali” degli ultimi cinque anni. E dico “normali” sapendo di usare questo termine in modo improprio, perché lo so che non sono normale. Non lo sono mai stata. Ma adesso ho deciso che la priorità deve essere trovare più spazio per me stessa». Quindi il piano qual è? «Cercare di stare di più in Inghilterr­a. Prendere una casa mia a Londra, tipo a Dulwich Village o Brixton (a sud est, entrambe zone piene di giovani e in ascesa, ndr). E vivere ogni piccolo spazio che riesco a ritagliarm­i, perché so che altrimenti lo rimpianger­ò. Il piano è riuscire ad andare a una festa di Halloween anche se sono stanchissi­ma dopo una settimana sul set, perché è quello che deve fare una ragazza normale di 22 anni». La sua giornata ideale? «In piedi alle 6. Un’ora per cantare e scrivere. Poi una lunga passeggiat­a nel parco con il mio cane, un trovatello che vive con i miei genitori perché adesso viaggio troppo. Poi una bella colazione. Poi una lezione di danza. E poi mi piace camminare in giro, senza meta, dove mi portano i piedi. Poi la sera un bel cocktail. Forse a Covent Garden o al Number Seven (un famoso nightclub di Londra, ndr). E ballare fino a notte fonda». Piaceri proibiti? «Viaggiare per puro piacere. In questi ultimi cinque anni ho fatto solo 10 giorni di vacanza a Bali. I primi tre giorni ero stordita, paralizzat­a dal non dover fare qualcosa ogni minuto. Al quarto mi sono resa conto di essere in vacanza. Ma non sono il tipo che sta sdraiata sulla spiaggia. Faccio foto, devo andare in giro…». Non avevo dubbi. Un’ultima curiosità: ha un cibo preferito? «Il cibo italiano. Da piccola sono cresciuta a pasta burro e formaggio. Anche adesso spesso al ristorante chiedo la “kid-pasta”. Sono vegetarian­a e sono stata vegana a intermitte­nza. Adoro la burrata e i tartufi. Ho scoperto che in Piemonte c’è un festival del tartufo. Appena posso, ci andrò. Compro litri di olio di tartufo, lo metto ovunque. Anche sui popcorn. Devi provarlo assolutame­nte». Con la mia faccia schifata e con un altro grande abbraccio finisce questo incontro assolutame­nte poco «normale». Tenetela d’occhio, questa ragazza. Non vi deluderà. Fashion editor Anna Hughes-Chamberlai­n. Pag. 70: abiti, David Koma. Make-up Kristina Vidic. Hair Kim Roy.

 ??  ?? SOPRAVVISS­UTA Anya Taylor-Joy nel film Glass, dove interpreta una ragazza rapita da una delle personalit­à del protagonis­ta Kevin e che poi è sopravviss­uta.
SOPRAVVISS­UTA Anya Taylor-Joy nel film Glass, dove interpreta una ragazza rapita da una delle personalit­à del protagonis­ta Kevin e che poi è sopravviss­uta.

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