Vanity Fair (Italy)

La roulette della vita

- ANTONELLA LATTANZI

Pianura padana. Uno scrittore divorziato con una figlia adolescent­e e sconosciut­a, uomo appena sopra il baratro, una vita scandita da un foglio bianco che non ne vuole sapere di riempirsi. Una giovane donna bella da mozzare il fiato, insegnante di danza in una fabbrica abbandonat­a, e una «tale aria da causa persa che le avrei proposto su due piedi di sposarmi, inondandol­a di promesse che non sarei mai riuscito a mantenere». Si incontrano per caso, come nelle grandi storie d’amore, nel nuovo romanzo di Cristiano Cavina, 44 anni (sopra), Ottanta rose mezz’ora (marcos y marcos, pagg. 208, € 17), sempre in bilico tra leggerezza e profondità, speranza e disperazio­ne. Lo scrittore e la ballerina cominciano a frequentar­si senza mai lasciar spazio a romantiche­rie da due soldi, senza incatenare il loro rapporto a un nome, senza progettare il futuro. Cominciano a vedersi come due che potrebbero aver perso tutto, ma che uniti, forse, hanno una nuova possibilit­à. I mesi passano trovandoli ancora insieme come per miracolo, tra un lavoro parttime come commessa e una serie di piccoli impegni di lavoro dello scrittore – che ha murato la sua esistenza in compartime­nti stagni per non farsi ferire troppo (la faccia per il lavoro, quella per gli amici, quella per la sua inconoscib­ile figlia) – e una tenue speranza di poter essere finalmente veri, insieme. Ma il fato è in agguato, o se non è il fato è dio, o se non è dio è la roulette della vita, bene, male, successo, disgrazia, felicità, lacrime. Qualunque cosa sia, a volte è benevolo, altre si abbatte sui grandi uomini come sulle piccole persone che punteggian­o la faccia della Terra. Questa volta deflagra sullo scrittore e la ballerina. In un romanzo sfacciato come il sesso e tragico come un sorriso, in cui Cavina racconta, senza risparmiar­e niente a se stesso, la vita, la disfatta, l’amore.

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