Vanity Fair (Italy)

in 5 domande

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Come è iniziata la sua carriera? | 1

«A un anno recitavo già le fiabe a memoria. Avevo una bella faccetta, così a 7 anni mia madre mi portò a fare una pubblicità con Totti. Da romanista, per me fu un sogno. Ricordo che lui voleva darmi il cinque e io gli offrii la mano, così ci scontrammo».

Quando è passato alla tv? | 2

«A 9 anni feci il mio primo ruolo in Amiche mie e a 12 debuttai al cinema nella Famiglia perfetta di Paolo Genovese, con Sergio Castellitt­o. Mi divertii moltissimo: ero il bambino perfetto che andava in giro in elicottero con un Burberry su misura. Sul set mi chiamavano “il profession­ista”».

In che famiglia è cresciuto? | 3

«Mia madre gestisce un’agenzia di eventi, papà è il vicedirett­ore dei Giornali Radio Rai e ho una sorella che studia a Londra. Il cognome di papà è conosciuto e mi è capitato di sentirmi dire che ero raccomanda­to, ma fa parte del gioco. È un lavoro difficile e non basta essere “figlio di” per farcela».

L’hobby più strano? | 4

«Facevo parkour, ho smesso perché mi sono fatto male al polso. Ma è molto divertente. Per esempio, la capriola di judo che si usa per non farsi male quando si cade mi è stata utile anche sul set della Famiglia perfetta, nella scena in cui dovevo buttarmi da una macchina in corsa».

Il suo portafortu­na? | 5

«Un paio di mutande che ho messo qualche capodanno fa. Di solito bisogna indossarle rosse, ma io avevo solo queste ed è stata una serata fighissima. Da quella volta le porto sempre con me quando devo andare in trasferta. Certo ormai sono diventate un po’ piccole».

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