Vanity Fair (Italy)

Canto le mie ferite

Si intitola Truman, ed è una canzone su un ragazzo picchiato, insultato, emarginato. La storia di Shade. Che il rapper racconta a Sanremo, e che servirà a «salvare altri», partendo da una maglietta bianca

- di FERDINANDO COTUGNO

Nell’ultimo album di Shade c’è una canzone che il rapper ha quasi nascosto: parla di un tema doloroso e personale, il bullismo subito quando era pre-adolescent­e in una scuola privata di Torino. Si intitola Truman, il 31enne Shade l’ha tolta dal disco (stesso titolo) uscito a novembre per pudore, e poi rimessa nel repack che esce l’8 febbraio, mentre è a Sanremo. Non solo perché di queste storie è importante parlare, ma anche perché è importante ricomincia­re: per questo, il 7 febbraio, Giornata nazionale contro bullismo e cyberbulli­smo, il rapper aderisce all’iniziativa #SHARENOTSH­AME di Experience Is indossando una maglia bianca su cui «scrivere» il futuro. Partiamo dal pezzo. «Decisi di tagliarlo perché ci avevo messo la storia della mia famiglia e le ferite del bullismo, non è facile dare un pezzo così in pasto al pubblico, avevo paura giudicasse­ro superficia­lmente». Esce mentre lei canta a Sanremo, una delle sue tante rivincite. «Il riscatto non mi interessa, spero solo siano cambiate le persone che mi prendevano in giro per i vestiti non di marca, perché non ero figo o perché ero bravo a scuola, per ripagare i sacrifici dei miei per mandarmi in quell’istituto». A loro raccontava? «Mio padre era meccanico, mia madre faceva le pulizie, non c’erano soldi, non volevo dir loro che odiavo la scuola di grande livello che pagavano per il figlio. Poi mia madre se ne è accorta, ha visto i segni, ha sentito le urla per gli incubi». La picchiavan­o? «Schiaffi, pizzicotti, pugni, mai finito in ospedale, a me facevano male le parole, inizi a sentirti meno di quello che sei, un numero zero, a scuola non potevo nemmeno scambiare le figurine». I fan le parlano delle loro storie? «Mi arrivano tanti messaggi, mi spiace non essere una presenza reale nella loro vita. Do solo un consiglio: “Trova gente come te, nerd con le tue passioni, non fermarti a ciò che ti offre la scuola, esiste sempre di meglio”». Che cosa consiglia a un genitore? «Mia mamma fece una telefonata molto dura e la cosa si è risolta. Rischi di passare da sfigato se si mettono in mezzo i genitori, ma gli adulti devono intervenir­e». In che modo questa vicenda l’ha plasmata? «Sentirmi uno zero mi ha spinto a dare dieci volte di più. Il rap italiano è un mondo astioso, mi capita ancora di sentirmi meno degli altri. Poi mi ricordo che tanti rapper sono bulli di famiglie benestanti, come la mia scuola media, e mi rendo conto che io sono ormai al liceo».

—Rischi di passare per sfigato se si mettono di mezzo i genitori. Ma gli adulti devono intervenir­e

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