Lontano dalla realtˆ
Nel suo nuovo film, IL CORRIERE - THE MULE, Clint Eastwood torna ai temi di Gran Torino. Con un protagonista anziano e distante dal mondo
Il momento che dice tutto è un lampo: mentre i narcos alzano la voce e le mani, Clint, in un angolo, si mette il burrocacao. Non Clint ma Earl Stone, il protagonista del Corriere - The Mule, ma l’adesione tra attore e personaggio è pressoché totale. Il vecchio, stropicciatissimo coltivatore di gigli che si ritrova a fare il corriere, appunto, della droga di un cartello di messicani attraversa le cose senza toccarle, e pare restarne indenne. Allo stesso modo Eastwood, che torna a dirigere sé stesso a undici anni da Gran Torino, ha oggi l’età (89 anni in primavera) di chi si mette in disparte: dal cinema, e pure dalla realtà. Il copione di questo film l’ha scritto lo stesso sceneggiatore di quel capolavoro del 2008, Nick Schenk, e difatti anche qui c’è un uomo che ormai guarda da fuori un’America cambiata, con le minoranze razziali e sessuali sempre meno minoranze, e la definitiva tecnologizzazione delle vite umane, e la solitudine che invece non cambia mai. Quella di Earl e quella di Colin (Bradley Cooper), l’ufficiale che gli dà la caccia, e di tanti uomini che sembrano ingranaggi senza storia. Solo il buon Stone, al chico che gli carica la cocaina sul furgone, chiede: «A casa va tutto bene?». La famiglia è l’altro tema portante, in questo ritratto di una comunità che, detto sullo schermo senza moralismi, ha perso l’anima. Earl ha trascurato la sua (l’ex moglie è la splendida Dianne Wiest, la figlia è Alison Eastwood, vera erede del maestro) e prova a ritrovarla: ha passato troppo tempo tra i fiori, «che sbocciano per vivere un giorno appena: perciò vanno trattati con cura», mentre tutto attorno a lui appassiva. Il resto è Clint, e basta. «Sembri Jimmy Stewart», gli dicono. Ecco, Eastwood è l’unico discendente di quel mondo lì, l’ultima maschera che possa incarnare il Mito o quel che ne rimane. E, mentre canticchia un vecchio standard di Dean Martin alzando la polvere del Midwest, c’è la storia di un uomo e di un Paese. Ma, soprattutto, c’è il cinema.