TORNO BAMBINA
Una carriera cominciata a 9 anni e portata avanti fra cinema d’autore e di cassetta l’ha resa una delle attrici più amate dai francesi: Virginie Ledoyen ha 42 anni ma, in jeans e senza trucco, stamattina sembra una ragazza in pausa shopping. Dal 7 febbraio interpreta una lady inglese, elegante e cinica, in Remi, dal romanzo di Hector Malot: storia di un bambino abbandonato dalla madre e dalla famiglia adottiva. «Sono cresciuta con questa favola a lieto fine, che ha cullato la mia infanzia troppo corta», dice l’attrice, madre di tre figli.
Quali parti della storia la toccano particolarmente? «Quella del bambino abbandonato è una tragedia di tutte le epoche e culture, nelle nostre strade ce ne sono ancora tantissimi che arrivano da Paesi lontani». Ha cominciato a lavorare molto presto. «Ricordo una specie di scissione: sul set mi identificavo totalmente nel personaggio, poi tornavo a scuola e vivevo la vita normale. Ho avuto la fortuna di incontrare registi che mi davano veri ruoli, niente a che vedere con l’infanzia dei bambini celebri al tempo dei social, costretti a subire la distruttiva curiosità del pubblico». I suoi genitori avevano il banco in un mercato alimentare: che cosa li ha indotti ad accompagnarla a fare provini? «La figlia di un’amica di mia madre ne aveva fatto uno per una pubblicità e le ha dato l’idea. A 3 anni ero già il volto delle campagne Buitoni, ma non mi rendevo conto di quello che facevo». Nel cinema, invece, ha creduto? «Mi è sembrata una scelta naturale. Ma ho sempre separato la vita dal cinema, come quando ero bambina: le scene non sono la vita». Anche quella del bacio a Leonardo DiCaprio in The Beach? «Avevamo poco più di 20 anni, eravamo su una delle più belle spiagge della Thailandia, ma non è stato glam come appare: dovevamo girare sott’acqua e io ho bevuto un bel po’». Per una cover di Lui ha posato nuda. Si è divertita? «Moltissimo. L’ho fatta prima dei quarant’anni, quando cominci a dubitare del tuo potere di seduzione. È stato un momento di gioco, come una gita scolastica, e lo rifarei domani». Tornando a Remi, che cosa pensa del suo personaggio, che vuole comprare un bambino per la figlia malata? «Non la giudico: è una mamma-lupa, che farebbe qualsiasi cosa per alleviare le sofferenze della figlia, costretta su una sedia a rotelle. È una persona prigioniera delle convenzioni dell’epoca. Ma alla fine l’intelligenza di Remi e l’amore del suo amico artista vinceranno. È una storia piena di speranza, per questo mi è sempre piaciuta».