Vanity Fair (Italy)

Vedo bianco

- di LAURA FIENGO

Volare alto sulla preistoria, seguire tribù di orsi polari su un «Tundra Buggy», perdersi nella foresta del nostro grande Nord, giocare a Wes Anderson in uno chalet sperimenta­le, defilarsi con stile alla fine del mondo. 5 AVVENTURE dove la neve dà spettacolo e come conquistar­le

Momento perfetto per chi aspettava il bianco scrutando il cielo: sull’emisfero Nord la neve è arrivata, anche in pianura. Il simbolo della magica «particella di acqua allo stato solido, costituita dall’aggregazio­ne di cristalli di ghiaccio» compare praticamen­te su ogni meteo, e resterà. L’amore per la coltre di bianco ha molti fan, e delle ragioni: il senso di pace, un silenzio speciale, rumori attutiti, aria pulita non sono un’impression­e. La neve è in effetti per la scienza un pannello antirumore, gli spazi d’aria tra un fiocco e l’altro assorbono il suono. Più fa freddo, più funziona. Tra i non plus ultra delle città a cui i fiocchi donano, banale ma da fare, c’è Parigi: con le sue cancellate Napoleone che raddoppian­o in spessore, in città la location migliore in caso di neve è il meraviglio­so e meno noto parco Parc des Buttes-Chaumont, a prova di slittini. Ma la tentazione di saldarsi al divano e fare un tutt’uno con i propri cari – umani, cani, gatti, o generi di conforto calorici che siano – non è da assecondar­e: ci sono luoghi che in inverno si trasforman­o, e vale la pena di andarli a cercare. Eccone qualcuno non comune. Come il Grand Canyon (Cappadocia, Turchia) Considerat­a difficile da raggiunger­e, la Cappadocia e i suoi paesaggi preistoric­i (300 chiese di eremitaggi antichi scavate nel tufo, città sotterrane­e, caravanser­ragli a sorpresa sulla strada) in realtà sono più vicini del percepito: aeroporto di riferiment­o Kayseri, via Istanbul. Centro più attrezzato Göreme. Non da weekend, ma più a portata del Grand Canyon americano, a cui somiglia davvero. La mongolfier­a, con 100 palloni in volo ogni mattina, è un classico da non snobbare (voyagerbal­loons.com) ma la Cappadocia in inverno è da fare a piedi, passeggian­do come i monaci che si rifugiaron­o qui nella prima era cristiana. Un albergo tutt’altro che monacale, con il fascino elegante dell’Anatolia: Esbelli Evi, a Ürgüp (esbelli.com). Dove corri, orso? (Churchill, Canada) Poche esperienze al mondo valgono il viaggio come la migrazione degli orsi polari di Churchill, nella sterminata e selvaggia contea di Manitoba, in Canada, lungo la costa della Baia di Hudson. Vietata ai freddolosi (-35 in inverno in questa tundra bianca è la normalità, ma ci si attrezza con tute artiche), l’avventura consiste nel seguire gli orsi polari che tornano a Nord nel ghiaccio invernale che si riforma dopo l’estate. Un viaggio della vita da non improvvisa­re, la stagione

è da ottobre, ma i camion «Tundra Buggy» sono già quasi pieni. Un operatore che organizza l’esplorazio­ne: Ruta 40 (ruta40.it).

Hotel Gran Svizzera (Experiment­al Chalet, Verbier) Un hotel in montagna, ma contempora­nea, e senza nemmeno un accenno di stile rustico? Si può fare. Dopo che il trendsette­r Tyler Brûlé ha portato il suo stile Wallpaper e Monocle a Merano, anche in Svizzera qualcosa si muove. Centro della scena: l’Experiment­al Chalet di Verbier, aperto dalla omonima factory francese che ha già hotel (prossima apertura: Venezia), locali e secret bar celebrati come il Chinatown di Londra. Lo stile è un po’ Wes Anderson, ma senza kitsch, l’albergo è nelle intenzioni dei suoi vivaci creatori «non troppo radical, ma abbastanza da venire a vedere» (39 tra camere e suite, cocktail bar fortissimo; experiment­alchalet.com). Pazza folla no grazie (Val di Funes, Alto Adige) Per conquistar­e la scena invernale perfetta, dove la neve, la luce della sera (meglio ancora l’ora blu, quel momento magico che segue il crepuscolo o precede l’alba accendendo tutto di color cobalto) e l’idillio si avvicinano al sogno, non è necessario volare ai Poli: l’Italia nasconde angoli da fare nostri in un weekend. La Val di Funes, per esempio, meta altoatesin­a dai vicini poderosi come Val Gardena e Val Badia e paradiso degli sciatori da pelli di foca (niente paura: oggi sono sintetiche), è a dir poco defilata, non ha impianti rilevanti e forse anche per questo la sensazione di fuori dal mondo vince su tutto. Ironia: la silhouette delle Odle con chiesina è forse la scena più social delle Dolomiti, eppure non in molti sanno dire dove si trovi. Pochi alberghi semplici (uno storico con sauna: Ranuimülle­rhof), begli alloggi in masi antichi (suedtirol.info), cucina da baita, anche di livello. Da provare il giovane Pitzock, presidio Slow Food, secondo alcuni il ristorante più promettent­e della regione (pitzock.com).

La nuova Terra del Fuoco (Awasi Lodge Patagonia, Cile) Tre alberghi nel mondo con lo stesso nome, Awasi, in tre luoghi di bellezza naturale superiore: cascate di Iguazú, deserto di Atacama e Patagonia. Quest’ultimo, Awasi Patagonia, fa al caso nostro: ha la fortuna di trovarsi appena fuori dal Torres del Paine, una delle 11 aree protette della regione di Magellano e dell’Antartide Cilena. «Container» di lusso stile modern home, chef residente che sbuca dal nulla, guida e 4x4 a disposizio­ne per ogni ospite, design contempora­neo a tutto legno, il tipo di posto che quando lo scopri non vuoi dirlo a nessuno, dunque magari tenetelo per voi (awasipatag­onia.com).

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