Vanity Fair (Italy)

Eco-pioniere, femminista senza saperlo. Yves Rocher ha rivoluzion­ato il mondo della cosmetica attraverso visioni che il figlio Jacques e il nipote Bris coltivano a La Gacilly. Nel culto della natura e del rischio

- di ROSSELLA FIORE

«Le condizioni perché fallisse c’erano tutte: mio padre ha iniziato a lavorare a 14 anni, partendo da zero a La Gacilly, un piccolo paese della Bretagna. Ha perso presto suo padre, non aveva appoggi importanti né aveva studiato e aveva problemi di salute. Eppure non si è mai piegato alle avversità, anzi, sono state per lui una sfida. Me lo ricordo come un uomo discreto e tenace, che non ha mai mostrato alcuna forma di inquietudi­ne. Mi diceva di credere nei fallimenti perché rinforzano l’animo, e di diffidare

della normalità. Dopo tutto, quello che ha creato 60 anni fa è straordina­rio: ha chiamato un brand di cosmetica femminile con un nome maschile, il suo. Non solo, già negli anni Cinquanta confidava nella grandiosit­à della natura e della cosmetica vegetale, in un momento in cui tutti gli altri brand spingevano sulla chimica. Lui ci ha insegnato a puntare sull’ambiente e a meraviglia­rci di fronte a quello che ci offre. Lo abbiamo fatto fino in fondo: oggi il marchio Yves Rocher è un impero, ma

dalle dimensioni umane, votato al rispetto della biodiversi­tà e delle persone. A 29 anni disse: “Renderò prospera La Gacilly, lo prometto”. La sua è stata una scommessa, di cui però non ha mai dubitato.

Ed è stata la sua propension­e al rischio a guidarmi quando ho deciso di fondare la Grée des Landes, un eco-hotel spa sulle colline lì attorno, nel bosco in cui andavo a giocare con i miei fratelli. Tutti hanno provato a dissuaderm­i. Ma questo mi fece pensare che stavo facendo la cosa giusta». jacques rocher, il figlio

«Mi ricordo che amava camminare, un’abitudine, come la lettura, che è rimasta in famiglia. Di lui conservo il ricordo di lunghe passeggiat­e nel bosco vicino alla nostra casa di Forêt Neuve, dove tutti ci riuniamo abitualmen­te. Mio nonno mi ha trasmesso il legame profondo con le radici, un valore che abbiamo tradotto a livello simbolico piantando un albero per ogni nuova nascita, e con la protezione

del territorio: oggi tutte le tenute Yves Rocher sono rifugi Lpo (l’equivalent­e francese della Lipu per la protezione degli uccelli, ndr). Di tutti i suoi consigli, però, quello che custodisco più caramente è di circondars­i di persone che ci costringan­o a metterci sempre in discussion­e e a cambiare punto di vista sul nostro mondo, in continuo movimento. Lui in questo è stato un fuoriclass­e già sessant’anni fa, quando ha lanciato la vendita porta a porta.

Il tutto è nato come conseguenz­a della crisi del negozio di suo padre: mio nonno ha preso i prodotti e li ha portati direttamen­te dalle clienti, al mercato del paese, dando il via alla vendita diretta che allora si usava solo in Messico, in Italia e in Portogallo. In Francia, mio nonno Yves ha rivoluzion­ato non solo il mondo della cosmetica, ma ha anche promosso l’emancipazi­one femminile. La vendita porta a porta permetteva alle donne di modulare il ritmo del lavoro a seconda delle necessità familiari e assecondav­a allo stesso tempo le loro ambizioni di carriera. Penso che mio nonno fosse rimasto impression­ato dalle imprenditr­ici del mondo della bellezza dei suoi tempi, come Estée Lauder ed Helena Rubinstein, donne audaci e intraprend­enti, proprio come le prime che all’inizio di questa avventura avevano deciso di scommetter­e sul nostro brand». bris rocher, il nipote

Un uomo vale quanto un altro uomo. Un uomo che ha sofferto ne vale 10 Yves Rocher

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