Più arrivi, più criminalità. Il tormentone è scorretto
Se c’è violenza contro gli stranieri, Matteo Salvini ricorda sempre «la richiesta di sicurezza» degli italiani, citando dati. Li abbiamo controllati: non dicono quel che dice lui
C’è sempre una «e» (a volte un «ma»), preludio alla chiosa, solitamente livorosa, con cui Matteo Salvini prende due concetti e li allinea nella stessa frase. Esempi: «Accusarci di razzismo è una follia» e «ricordo che gli immigrati commettono un terzo dei reati totali». L’atleta di colore Daisy Osakue presa a uova in faccia? «Sono sempre a fianco di chi subisce violenza» e «di certo l’immigrazione di massa permessa dalla Sinistra non ha aiutato». Le scritte razziste davanti alla casa del giovane senegalese Bakery? «Rispetto il dolore di una mamma» e «la signora rispetti la richiesta di sicurezza che arriva dagli italiani».
Sono le parole e i dati citati a caso che nell’ultimo anno ci hanno portato, se non a essere più razzisti, a non vergognarci più di esserlo: la «pacchia» dei profughi; la «crociera» dei disgraziati della Diciotti; i richiedenti asilo chiamati «clandestini»; le Ong «taxi del mare», in combutta coi trafficanti; lo stupore per i cellulari usati dagli sbarcati, e ancora i «35 euro», il «wi-fi», le «cuffiette».
«Quale razzismo: l’unico allarme sono i reati degli immigrati», dice Salvini. Eppure viviamo in un Paese sempre più sicuro. Negli ultimi 12 anni i reati sono calati. Nel 2017 sono stati 2,4 milioni, oltre il 2% in meno rispetto all’anno prima. Sono diminuite le rapine, sono diminuiti
i furti, sono diminuite le estorsioni e gli omicidi. Tutto negli stessi anni in cui gli stranieri residenti in Italia sono aumentati da 3 a 5 milioni. I dati, per i più scettici, sono proprio quelli del ministero dell’Interno.
Ora, l’equazione più stranieri uguale più criminalità è tutta da dimostrare. Nel 2017, secondo l’Istat, su circa 880 mila denunciati o arrestati, gli stranieri sono stati 262 mila, il 30% del totale. Una percentuale che si ritrova anche nelle carceri (un terzo dei 58 mila detenuti non è nato in Italia) e ben superiore rispetto a quella degli stranieri residenti (di appena l’8%). Ma come sempre i numeri non consegnano mai verità, solo spunti per essere letti.
Uno: in quel 30% di stranieri denunciati sono compresi tutti, ma proprio tutti. Anche i 90 milioni di turisti che hanno messo piede nel nostro Paese durante quell’anno.
Due: gli stranieri più denunciati sono i marocchini (il 15% del totale), seguiti dai romeni, dagli albanesi e dai tunisini. Gli stranieri che sbarcano in Italia nello stesso anno sono i nigeriani, seguiti dai guineani, dagli ivoriani e dai bengalesi. Segno che i delinquenti non sono direttamente proporzionali a chi arriva con il barcone.
Tre: in carcere ci sono molti stranieri, ma la popolazione carceraria non ci dice molto su chi delinque di più, piuttosto ci dice chi ci finisce di più, in galera. Uno studio di Francesco Palazzo, professore di Diritto penale all’Università di Firenze, spiega come gli stranieri accedano molto di meno alle misure alternative al carcere rispetto agli italiani. Sia perché hanno meno soldi per gli avvocati più bravi, sia perché spesso non hanno casa, famiglia o lavoro, condizioni necessarie per avere le misure alternative.
Perché allora le frasi di Salvini fanno presa? Due i motivi principali. Il primo è l’insicurezza percepita. I migranti non delinquono di più, ma delinquono in modo più «visibile». «Sono i reati di microcriminalità – furti, rapine, spaccio – che però creano più allarme sociale», spiega il questore di Padova Paolo Fassari. «Se prendiamo il numero di persone arrestate in flagranza di reato per spaccio, la percentuale di stranieri rasenta l’80%. Operano apertamente in zone degradate, e questo incide notevolmente sulla percezione della paura». Il secondo motivo è che i disperati delinquono più facilmente dei regolari. Lo studio Clicking on Heaven’s Door: The Effect of Immigrant Legalization on Crime dell’Università Bocconi lo conferma: chi ha il permesso di soggiorno (e quindi accede al mercato del lavoro legale) delinque la metà rispetto a chi non è in regola. E il depotenziamento degli Sprar (Servizio di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) previsto dal decreto sicurezza tanto voluto da Salvini non aiuta. «Gli Sprar sono progetti completi e complessi», continua Fassari, «fatti da professionisti che mirano all’inserimento culturale e lavorativo degli immigrati. Forse non sono stati sfruttati a pieno».
Aggredire e picchiare è un reato, a prescindere dal colore della pelle di chi lo compie, e come tale va punito. Ma accusare di razzismo tutti gli italiani e il governo in seguito ad alcuni limitati episodi è una follia. Ricordo che i reati commessi ogni giorno in Italia da immigrati sono circa 700, quasi un terzo del totale, e questo è l’unico vero allarme reale contro cui da ministro sto combattendo