Che spettacolo!
Alcuni dei costumi del Teatro La Fenice di Venezia vanno in mostra nello scenario inconsueto di uno shopping centre, a ridosso della Laguna
A Venezia c’è un drappello di esperti artigiani che lavora su abiti molto particolari. Si tratta della sartoria del Teatro La Fenice, autentico vanto della Serenissima da quando è stato fondato nel 1792. Su quel palco sono andate in scena le prime assolute di autori come Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi, Igor Stravinsky. E protagonisti da sempre, tanto quanto le arie e i virtuosismi canori, sono i costumi. Carlos Tieppo, un argentino arrivato in Europa negli anni ’80 e da 14 anni alla Fenice, è alla guida dell’atelier, dove ha sviluppato un irresistibile patois ispanico-veneziano.
È lui che traduce in abiti, cappe e palandrane le visioni dei registi che si alternano alle diverse produzioni. Oppure affianca il costumista prescelto per una determinata opera e bada ai capi d’archivio degli spettacoli passati. Chi è appassionato del genere probabilmente avrà già applaudito i suoi modelli, ma dal 7 al 31 marzo si possono ammirare da vicino, durante una meritata seduta di shopping. Il McArthurGlen Designer Outlet di Noventa di Piave, a una quarantina di chilometri da Venezia, ospita un’esposizione di costumi, bozzetti e manichini realizzati da Tieppo per L’Italiana in Algeri, opera di Gioachino Rossini diretta da Bepi Morassi e prodotta dalla Fenice per il Carnevale da poco concluso. In realtà si tratta solo del primo di una serie di appuntamenti che lo shopping centre ha in programma con il teatro, perché il progetto comune La moda incontra l’opera, che aveva preso vita tre anni fa, è appena stato rinnovato per un ulteriore biennio. «La mia tecnica consiste nel creare ogni costume vestendo dei piccoli manichini», spiega Tieppo, «non trascuro nulla, dai bottoni alle asole, così le sarte sanno esattamente come lavorare e i registi capiscono l’effetto che faranno in scena». Sebbene spesso gli indumenti richiamino epoche passate, lui tiene d’occhio le tendenze del momento. «I cantanti non sono più abituati a indossare pantaloni con la vita alta, così ho elaborato dei modelli che li facciano sentire bene senza snaturare l’estetica dell’opera». E se gli si chiede che spunto prendere dalle sue creazioni prima di tuffarsi nello shopping, risponde: «In teatro funzionano i costumi forti, colorati, credo che la gente abbia voglia di uno spettacolo per gli occhi».