Vanity Fair (Italy)

VEDOVO INFELICE E CATTIVO

Scorretta e piena di humour nero, la serie del momento è After Life di Ricky Gervais

- di MARGHERITA CORSI

Diciamolo subito: con Ricky Gervais non esistono mezze misure. O lo si ama, e allora lo si ama tanto, o lo si odia, e allora lo si trova insopporta­bile. After Life, la nuova serie su Netflix di cui è protagonis­ta, produttore e regista, è destinata a dividere ancora di più. Tony è un giornalist­a della Tambury Gazette, il quotidiano locale di uno di quei paesini inglesi che si vedono solo in tv. La moglie Lisa è morta di cancro. Gli ha lasciato una serie di video che lui riguarda in continuazi­one, un cane, e una lista di consigli che ovviamente lui ignora: non lasciarti andare, mangia, fai sport, tieni in ordine la casa. Tony fa il contrario, non si dà pace, contempla il suicidio, sogna Lisa a occhi aperti, ricorda tutti gli scherzi scemi che le faceva per farla spaventare e forse è proprio quello che gli manca: una persona da tormentare. Morta lei, ecco che la vittima preferita della sua rabbia congenita diventa il collega, il vicino di casa, il mondo intero. Fine conoscitor­e dell’animo umano, Gervais in After Life affronta un tema che è da sempre centrale nella sua comicità: il non politicame­nte corretto e la cattiveria di chi sfrutta la bontà altrui. Come dice Tony al suo capo: non importa quante cose orribili io faccia, non pagherò mai le conseguenz­e perché quelli come te sono troppo buoni. E poi: è come avere un superpoter­e. È la sua visione del mondo, che in linguaggio comico diventa umorismo nero. Anche nichilismo, se non fosse che a un certo punto il cinismo di Tony sembra quasi incrinarsi. Da scura che era, la comicità di After Life si fa un poco più leggera. Da acida, diventa dolceamara. Il punto di svolta è una conversazi­one che Tony ha con l’infermiera che si occupa del papà demente: «Sei come un troll su Twitter», gli dice la donna. C’è anche la morale: in un mondo ormai fatto di gente che insulta e attacca il prossimo, diventare un po’ più gentili è un atto rivoluzion­ario.

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