Vanity Fair (Italy)

Tutto IL BELLO delle donne

Un’antologia di racconti a cura di Annalena Benini riunisce le migliori scrittrici del secolo scorso e si legge come una chiacchier­ata tra amiche

- di DARIA BIGNARDI

Tanto vale dirlo subito: Annalena Benini, la curatrice dei Racconti delle donne appena uscito per Einaudi, è mia nipote, quindi questa recensione è un caso di nepotismo. Se non fosse che I racconti delle donne è così bello mi sarei evitata il fastidio di dover scrivere questa premessa. Il fatto è che è un libro incantevol­e. Di solito a me le antologie non piacciono e i racconti, tranne gloriose eccezioni, neanche. A dirla tutta, le antologie al femminile ancora meno. Ora però devo ricredermi: forse non avevo capito niente e d’ora in avanti leggerò solo racconti e autrici che scrivono di donne. O forse no. Il fatto è che quest’antologia, che parte da un capolavoro di Virginia Woolf, La presentazi­one, passa per Alice Munro, Elsa Morante, Edna O’Brien, arriva a Nora Ephron, Lydia Davis, Kathryn Chetkovich – la compagna di Jonathan Franzen che racconta spietatame­nte quanta invidia prova per lui –, Valeria Parrella e Chimamanda Ngozi Adichie tra le altre, è una bellissima festa. Una di quelle feste riuscite in cui ci si diverte tantissimo, si parla con tutti, si beve, si fanno nuove amicizie, si balla, ci si scatena e magari si piange. C’è tutto il bello delle donne: vitalità, curiosità, il coraggio che anche dopo le peggiori delusioni resuscita speranze folli, senso dell’umorismo. Quella scintilla spudorata e luminosa che si accende quando due donne si incontrano e dopo tre secondi si stanno raccontand­o tutto dei propri amori, tradimenti, divorzi, figli, genitori, sentimenti, senza paura di sfiorare il bordo del «gran pozzo oscuro» di cui parla Natalia Ginzburg, l’abisso di malinconia che ogni tanto si spalanca sotto di loro. Perché, come ha scritto Alba de Céspedes in risposta alla Ginzburg: «Ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano e nel riaffiorar­e portiamo in noi esperienze tali che ci permettono di comprender­e tutto quello che gli uomini – i quali non cadono mai nel pozzo – non comprender­anno mai». Dopo ogni racconto c’è il commento di Annalena, sempre ispirato, sorprenden­te, brillante. Sembra di parlarci al telefono (ok, io lo faccio, e vi assicuro che è davvero così: spiritosa, colta, leggera, profonda, ma da dove è uscita, e come si permette di scrivere meglio di me, benedetta ragazza?).

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