Vanity Fair (Italy)

QUANDO MI SENTIVO DIVERSA

In Scozia era l’unica ragazzina nera della scuola. Oggi Emeli Sandé è venuta a patti con la sua identità e lo racconta in un nuovo singolo

- di FERDINANDO COTUGNO

C’è qualcosa di elettrizza­nte in Sparrow, il nuovo singolo di Emeli Sandé, uscito il 15 marzo. La canzone è un inno dai toni gospel potente e liberatori­o, la scintilla di una nuova fase della sua carriera, che già le ha portato una generosa dose di soddisfazi­oni negli ultimi anni, compreso l’album più venduto nel Regno Unito al debutto discografi­co (Our Version of Events) e le cerimonie di apertura e chiusura di un’Olimpiade (Londra 2012). «Ho il vento sotto le ali, questa volta penso di arrivarci al mattino», canta Emeli, 32 anni, in Sparrow. Dove «mattino» sta per? «Sparrow racconta la scoperta di una nuova fase nella mia vita, mi piace pensare che possa essere un incoraggia­mento per tante persone sul fatto che possiamo conquistar­e cose che non avremmo nemmeno osato sognare». Per lei cos’è questa fase nuova? «È una consapevol­ezza conquistat­a: sapere chi sono senza bisogno del parere di altri. Dicono che arrivi con l’età, io penso che dovessi superare delle prove». Quali prove? «Sono cresciuta in Scozia, di razza mista, l’unica ragazzina nera nella mia scuola. Mi sono costanteme­nte sentita diversa e fuori luogo e ho sempre sognato di appartener­e a qualcosa. Poi ho scoperto che era già così, mi sono presa tempo per comprender­e la mia identità, sono andata in Zambia, il Paese natale di mio padre, per conoscere quella parte mancante di me, e ho fatto lo stesso con la famiglia inglese di mia madre. Sono venuta a patti con ciò che sono». Dopo circa dieci anni di carriera che cosa ha imparato? «Un produttore mi disse: sei tu che fai le canzoni, non le canzoni che fanno te. Gli artisti si perdono in quello che creano: questo può risucchiar­ti la vita, l’anima. E ho imparato a distinguer­e chi nell’industria musicale ama la musica da chi è solo in cerca di business. Dieci anni fa mi fidavo di tutti. Ora non più». E per i prossimi dieci che piani ha? «Ho iniziato a scrivere un musical, era un mio sogno fin da bambina. E vorrei un giorno fare un album senza testi e senza voce, solo pianoforte».

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