Vanity Fair (Italy)

TERRANCE HAYES

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Forse il crepuscolo rende la nerità una tenebra pericolosa. Forse tutti i miei incontri sono un jambalaia* esistenzia­le. Il che è come dire, un fratello può sopravvive­re. È successo a Sanford, è successo a Ferguson e Brooklyn e Charleston, è successo a Chicago e Cleveland e Baltimora e succede tutti i giorni quasi ovunque in questo paese. Forse in ogni incontro c’è una preda. Ma non vuoi ammetterlo. I nomi dei vivi sono come i nomi nelle tombe. Forse il crepuscolo rende la nerità una tenebra. E un cancello. Forse la pelle blu scuro di un nero ricorda la pelle blu scuro di suo figlio come un crepuscolo ne ricorda un altro.

TERRANCE HAYES (Carolina del Sud, 1971) è uno dei più importanti poeti contempora­nei degli Stati Uniti. Nel 2010 ha vinto il National Book Award per la poesia e oggi insegna alla New York University. Questo testo è tratto dal volume American Sonnets for My Past and Future Assassin (2018, inedito in Italia), scritto dopo le elezioni 2016: ognuno dei 70 sonetti è dedicato a un tema sociale (razzismo, mascolinit­à, violenza) o politico (chiama Trump «Mister Trumpet», «signor tromba») e cerca di rompere le opposizion­i (bianco/nero, uomo/donna). Traduzione di Gioia Guerzoni.

* un piatto della cucina creola

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