Preferisco chiamarlo amore
Il ruolo che ti cambia la vita può arrivare per caso. Magari, con un primo provino fatto per un ruolo secondario, visto che quello da protagonista era stato già assegnato a un’altra attrice. «Poi lei ha dovuto rinunciare. Io intanto avevo fatto un secondo provino via Skype e un bel giorno mentre ero a Perth, a casa mia, ricevo una telefonata alle 5 del mattino: vuoi venire domani a incontrare il regista per il ruolo di Tessa?». E così Josephine Langford si trasformerà da perfetta sconosciuta a ragazza più amata e invidiata dalle adolescenti di tutto il mondo. After, il film di cui è protagonista, è tratto dalla serie di romanzi young adult di Anna Todd: nati come fan fiction degli One Direction, i libri di Todd sono prima diventati un fenomeno in rete da un miliardo di lettori sulla piattaforma Wattpad, poi un caso letterario pubblicato in 30 Paesi. Esattamente come è capitato per Cinquanta sfumature di grigio, il successo cinematografico è praticamente annunciato. Per la famiglia Langford si tratterebbe di un en plein: Josephine è sorella di Katherine, diventata popolare grazie alla serie Tredici di Netflix.
«No, non mi ha dato nessun consiglio», dice Josephine. In rete c’è chi sostiene che le due sorelle non vadano molto d’accordo. E a proposito di figli d’arte: nel ruolo di Hardin Scott, il ragazzo di cui si innamora Tessa, c’è Hero Fiennes-Tiffin, figlio della regista Martha Fiennes, e nipote degli attori Joseph e Ralph Fiennes.
Recitare era il sogno da bambina?
«Ho sempre voluto fare l’attrice. Ho iniziato con le recite scolastiche, ma crescendo in Australia e non conoscendo nessuno nello spettacolo ci ho messo molto a capire come funzionasse il lavoro. Tutto è cambiato quando ho trovato un agente negli Usa. Da lì ho cominciato a mandare in giro miei provini video. Il resto è storia».
A parte sua sorella, ci sono altri artisti in famiglia?
«Nessuno. I nostri genitori sono entrambi medici».
Crescere in Australia è bello come uno se lo immagina?
«Amo l’Australia. È un Paese pulito, sicuro, pieno di libertà. Vede, potrei tranquillamente fare una campagna turistica».
La caratteristica più australiana nella sua personalità?
«Non sono una grande amante della spiaggia, quindi direi… le parolacce».
Conosceva i libri di Anna Todd?
«No, ho letto il primo nel periodo del casting. Solo dopo mi sono resa conto del loro enorme successo».
Lei come se lo spiega?
«Quella tra Tessa e Hardin per molti versi sembra una storia convenzionale, classico caso di ragazza che incontra un ragazzo. Allo stesso tempo però è molto anticonvenzionale, nel senso che la storia non si limita a conoscenza, innamoramento, lieto fine e basta. Sono due persone incastrate in una relazione davvero complessa. Lottano l’uno contro l’altro, si lasciano, ma non smettono di amarsi. Credo che parte del successo sia dovuta al mistero: nessuno può prevedere la direzione che prenderà la loro storia».
Cosa le piace di Tessa?
«È forte, non ha paura di prendere in mano la situazione, è una vera protagonista. È intelligente e non lo nasconde. Ha uno stile particolare e non lo cambia solo per adattarsi al contesto. Quando si tratta di vivere la sua sessualità, fa quello che la fa stare bene. Prende le decisioni in modo autonomo in base a ciò in cui crede».
È una brava ragazza attratta da un cattivo ragazzo?
«È tutto molto più complicato. E poi che cosa rende brava una ragazza? Il fatto di non avere esperienze sessuali o di vestirsi in modo castigato? E quando si tratta di cattivi ragazzi? Stiamo parlando di come trattano le donne? O di tatuaggi e abiti scuri? Quando Tessa e Hardin si incontrano non vanno d’accordo, ma hanno un’intesa intellettuale, emotiva e fisica molto forte. È la conoscenza reciproca che li spinge l’uno verso l’altro. Più che brava ragazza e cattivo ragazzo, penso siano opposti che si attraggono».
Nella realtà è così?
«Penso che spesso le ragazze siano attratte da uomini intelligenti che rappresentano una sfida».
Quanto sesso c’è nel film?
«Be’, si parla di una giovane ragazza che diventa maggiorenne ed esplora la sua sessualità. Il pubblico vedrà i baci e vedrà il percorso che porterà alla scena d’amore: preferisco chiamarla così che scena di sesso».
Per un’attrice al primo ruolo è difficile girare scene intime?
«Abbiamo provato per più di una settimana, io e Hero abbiamo avuto il tempo per entrare in sintonia. Quando siamo arrivati alle scene d’amore non c’era più imbarazzo, e tutti hanno fatto il massimo per metterci a nostro agio».
La scena più impegnativa?
«In una ho dovuto piangere per 16 ore di fila. È stato emotivamente estenuante, alla fine avevo l’emicrania».
Le danno fastidio i paragoni tra After e Cinquanta sfumature di grigio?
«No, entrambi si basano su libri di enorme successo e generalizzando entrambi parlano di una ragazza che incontra un ragazzo e si innamora. E ovviamente c’è del sesso. Detto questo, si tratta di film completamente diversi, come lo sono Guerre stellari e Hunger Games. Quindi, capisco il paragone, ma ribadisco che non sono lo stesso film. In After non c’è il sadomaso e non ci sono miliardari». Era al party per gli Oscar di Vanity Fair: le piace l’aspetto glamour del suo lavoro?
«Finora ho fatto quattro red carpet e, a essere sinceri, sono piuttosto un disastro. Centinaia di flash, gente che urla il tuo nome, mi ci vorrà un po’ per abituarmi. Preferisco recitare. Il resto, come scegliere un abito per la première, può essere divertente, non lo nego».
La moda le interessa?
«Sto cominciando ora. Il mio guardaroba è molto semplice: maglietta, jeans, scarpe. Tutto nero. Posso solo migliorare».
Che cos’è il successo per lei?
«Un concetto destinato a cambiare. Può essere un film da protagonista, ma può essere altro, fare la regia, lavorare solo a progetti. Quello che so è che devo imparare ad apprezzare le cose mentre stanno accadendo, invece di essere sempre proiettata verso altro».
Intende dire che lei non si gode il momento?
«Purtroppo no, inseguo sempre il prossimo traguardo».