Vanity Fair (Italy)

H COME HOTEL

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Un attimo. Aspetta un secondo. Fermati. Non ce la faccio. Pensavo di farcela. Invece no. Mi dispiace. Davvero, mi dispiace. No, tu vai benissimo. Sei perfetto. Sono io.

Beviamo qualcosa? Lo so. Ho rovinato l’atmosfera. È frustrante anche per me. No, niente vino. Sei stato un tesoro a portare il vino. Sei un tesoro in tutto, tu, e hai un odore buonissimo e baci da favola e sei super attraente, ma io mi preparo un tè. Con quanto zucchero lo prendi?

Qual è il problema? Ti sembrerà un’idiozia. Alcuni anni fa mi è scoppiata l’appendice. Sì, così, all’improvviso. Stavo giocando a pallavolo, e un attimo dopo mi sono ritrovata sull’ambulanza, diretta al pronto soccorso.

Sicuro di volermi ascoltare? Sentiti libero di farmi un segno se ti rompi. Basta un’occhiatina all’orologio, oppure cambia discorso. E ti rendo anche i soldi. Una stanza in un albergo così bello ti sarà costata un occhio della testa. Di sicuro pensavi che…

Anch’io pensavo che, e lo volevo, e tutta la settimana ci ho fantastica­to sopra. Dove eravamo? L’appendicit­e ha avuto complicazi­oni. Ancora oggi non mi è chiaro come. Non l’avevano scoperta in tempo. Di conseguenz­a non l’hanno curata in tempo. O forse l’hanno curata in tempo ma non nel modo giusto. Non so. Il fatto è che sono rimasta ricoverata nel reparto internisti­ca per due settimane, con un’infezione acuta. Per la maggior parte del tempo ero fuori gioco, stesa da antidolori­fici fortissimi. Ma una notte mi sono svegliata e l’ho visto addormenta­to vicino al mio letto. Aveva preso due seggiole, le aveva unite e dormicchia­va così, tutto raggomitol­ato. Con i jeans, la felpa e le scarpe della New Balance. Si era steso addosso una copertina sottile dell’ospedale.

È un’immagine che non mi esce dalla testa. Capisci? Chiudo gli occhi mentre tu e io ci baciamo, e invece di lasciarmi andare come vorrei, vedo lui. Al mio capezzale, giorno e notte. Bevi, non hai toccato il tuo tè. Si raffredda. Non so. Forse per voi uomini è più facile separare. O forse è una questione di approccio, non di uomo-donna. Sappi però che io ti voglio tantissimo. E non è solo voglia, è un bisogno. Ti desidero. Sai quanto mi batteva il cuore quando siamo entrati in camera? Non sapevo che il cuore potesse battere in così tanti posti. Credimi, se non fosse stato così non ti avrei dato appuntamen­to in una stanza del genere. Ovvio che anche tu hai corso un rischio. Ovvio che nemmeno per te è stato facile arrivare qui. Ma proprio non posso fargli una cosa del genere. Capisci? È un brav’uomo. Di buon cuore. È sempre così buono con me. Non se lo merita. Scusami, le cose stanno così. Capirò benissimo, se adesso te ne vorrai andare.

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