Vanity Fair (Italy)

Ma che posto • il Brunei?

Dal 3 aprile, nel sultanato sarà in vigore la pena di morte per omosessual­i e adulteri. Succede anche perché di questo posto non sappiamo quasi nulla, a partire da dov’è sulla mappa

- di LUCA VENTURA

La scimmia dal naso a proboscide, diffusa nel Borneo, accoglie i visitatori del sito dell’ufficio del turismo del Brunei, «Paese regno di pace e tesori nascosti» dove, si legge, «si possono trovare una delle foreste pluviali più antiche del mondo, un universo sottomarin­o ricco di creature stupefacen­ti e gente dall’ospitalità unica e sincera». In questo paradiso terrestre, inoltre, gay e adulteri potranno dal 3 aprile essere lapidati o frustati a morte. Se sapete poco o nulla del Brunei non siete soli. Situato nell’angolo nord-occidental­e del Borneo, al di sotto del Mar Cinese Meridional­e, tra XIV e XVI secolo il sultanato islamico dominava un impero che arrivava fino alle Filippine, mix di culture e tradizioni. Oggi la sua superficie è di 5.765 chilometri quadrati, poco più della Liguria, ed è proprio qui, in una delle nazioni più piccole, nella residenza privata più grande al mondo, che uno degli uomini più ricchi di tutti i tempi, il sultano Hassanal Bolkiah (in alto), ha deciso di porre fine all’esistenza di omosessual­i e coniugi infedeli. La sua fortuna, costruita sfruttando gli immensi giacimenti di petrolio e gas naturale del Paese, è di oltre 20 miliardi di dollari, 40 volte quella della regina Elisabetta. Il Corano mette in guardia coloro che accumulano grandi ricchezze senza condivider­le, ma lui – 72 anni, al potere dal 1967 – non sembra considerar­e l’avidità un peccato. Il suo palazzo ha 1.531 camere, 257 bagni, una moschea per 1.500 persone, una scuderia con aria condiziona­ta per 200 pony da polo, 5 piscine, 18 ascensori e garage per i circa 6 mila modelli tra Ferrari, Bugatti e Rolls-Royce. Nel frattempo, metà dei 400 mila abitanti del Brunei vive al di sotto della soglia di povertà. Le nuove sanzioni, parte dell’attuazione di un nuovo codice penale basato sulla

sharia, prevedono anche che a chi ruba venga tagliato un piede o una mano. I bambini non sono esentati. Si ruba soprattutt­o per fame. «Legittimar­e provvedime­nti tanto crudeli e disumani è spaventoso», ha protestato la ricercatri­ce del Brunei per Amnesty Internatio­nal Rachel Chhoa-Howard. Anche qualche personaggi­o famoso – tra cui Elton John, Sharon Stone e George

Clooney, che ha dichiarato di voler boicottare nove hotel appartenen­ti al fondo sovrano del Brunei – si è unito al debole coro di protesta della comunità internazio­nale. Troppo tardi: in vigore dal 3 aprile, le sanzioni sono state in realtà annunciate fin dal 2014, quando con un inasprimen­to delle punizioni per chi consuma alcol e pratica l’aborto è stata applicata la prima di tre fasi nell’imposizion­e della sharia. La scarsa conoscenza di questa terra lontana e così diversa ha permesso che l’orrore di queste punizioni diventasse realtà. Che andranno a colpire categorie già invisibili: le libertà di parola e di associazio­ne sono limitatiss­ime, dopo le nove di sera per le strade non s’incontra nessuno, non c’è un bar, una discoteca o un club. I pochi turisti dicono che il Brunei è un posto «noioso». Scimmie con il naso a proboscide a parte.

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