Indossando i panni di una cultura molto lontana dalla propria si dˆ un messaggio di libertˆ
Incredibile poi come questo modo di usare il maquillage abbia contagiato anche le generazioni più adulte, solite a truccarsi sempre nello stesso modo: «Una cosa è il trucco inteso come rito o stile, e quello non cambia perché rappresenta il carattere di una persona. Ma non va in contrapposizione con il gioco e il divertimento di cambiare, anche perché in quei luoghi come Instagram, una volta frequentati solo dai Millennials, oggi ci sono anche i loro genitori. Ormai l’età conta poco», conclude Morace. Il No Age, infatti, è un altro dei fenomeni a cui le case cosmetiche si sono adattate, proponendo linee trasversali per bisogni universali come l’idratazione o il doversi proteggere dall’inquinamento, compreso quello da luce blu degli smartphone. L’Osservatorio Beauty L’Oréal ha inoltre dimostrato che mentre la frequenza e il modo di utilizzo di rossetti, smalti o mascara cambia da Paese a Paese, le tinte più amate sono le stesse in tutto il mondo. Indossando i panni di una cultura lontana dalla propria, si dà un messaggio di libertà, di non omologazione. C’è chi ha capito, studiando le mappe cerebrali al fine di comprendere i nostri comportamenti di acquisto, che il motore di tutta questa rivoluzione beauty non è solo la ricerca d’identità, ma anche la voglia di emozionarsi: «Grazie alle
neuroscienze sappiamo che le emozioni, prima considerate una variante disturbante del processo logico, sono parte fondamentale delle nostre decisioni», spiega Vincenzo Russo, professore di Psicologia dei consumi e neuromarketing allo Iulm di Milano. «Decidiamo di vestirci o truccarci in un certo modo perché provoca un’emozione positiva in noi e negli altri. Come la nostalgia, che ci collega a un passato piacevole, anche se con venature di rimpianto». Da qui il boom del rockabilly, con tutorial sull’uso di eyeliner e styler per arricciarsi i capelli, o dello stile delle flapper degli anni ’20, con tagli corti, frange nette e ciglia lunghissime, ora ottenute con mascara speciali o con extension in salone. Altro fenomeno è quello dell’afropunk e delle afrofuturiste (viste anche nel film premio Oscar Black Panther): donne di colore che interpretano il futuro senza dimenticare le identità black del passato. E talvolta con capelli, sopracciglia e unghie fluo ispirate ai supereroi dei fumetti, ricercando così un nuovo empowerment estetico.