Vanity Fair (Italy)

Don’t touch my hair

Lancia messaggi rivoluzion­ari, s’impone per tenere i suoi ricci e non si lascia zittire da nessuno: Chiara Scelsi è la Kate Moss del Terzo millennio

- di VALENTINA DEBERNARDI

Minuta, capelli selvaggi, labbra carnose protette da un lip balm, con il suo metro e 69 di altezza ha rotto i canoni estetici in passerella diventando la musa di Karl Lagerfeld e Dolce & Gabbana, ma prima ha rotto anche l’anima alle agenzie a cui chiedeva di darle fiducia. Battendo i pugni, peraltro fitti di finger tattoo, Chiara Scelsi, 22 anni, ha conquistat­o con grinta il mondo della moda, quello dei social con 133 mila follower, e ora anche quello del beauty, perché eletta portavoce del messaggio sulla diversity di Pantene: «Non ci devono essere canoni, bisogna trovare la propria identità ed essere se stessi. Dicevano che ero troppo bassa, grossa, troppo italiana o brasiliana. Ma dentro di me avevo una vocina che mi diceva di non arrendermi». A cos’altro non si è arresa? «All’imposizion­e di alcuni comportame­nti. Quand’ero piccola la parrucchie­ra della nonna mi rimprovera­va il modo in cui mi sedevo: le signorine dovevano accavallar­e le gambe e avere la schiena dritta. Ma dove sta scritto, dico io. Non esistono più signorine o maschi, non conta di che genere sei. Piuttosto conta la verità, e bisogna mostrare chi si è veramente». Esiste una verità estetica? «I miei capelli lo confermano: anche sul lavoro mi impongo e dico no alle piastre. Eppure quando hai bisogno di lavorare per vivere devi stare zitta. A una mia collega modella di origine marocchina stirano sempre i suoi bellissimi capelli afro. Siamo ancora bigotti». Le capitano discussion­i con i parrucchie­ri? «Spesso: se sei un hairstylis­t non significa che conosci i miei capelli meglio di me. Ci sono nata con questi capelli. Sono ipersensib­ile, conosco il mio corpo e come vengo in foto: per questo cerco sempre di rimanere fedele ai miei ricci. E a me stessa. Se lo facessero tutte le top model, sarebbe un bel messaggio da trasmetter­e». Chi è stato il primo a lasciarle i capelli al naturale? «Sam McKnight, ai tempi hairstylis­t per Karl Lagerfeld. Mi ha visto e ha detto: “Non le toccate i capelli che vanno bene così”. Non ha peccato di vanità, e per me significa essere un grande profession­ista». Perché l’omologazio­ne è offensiva? «Perché ti fa sentire sbagliata. Soprattutt­o quando ti zittiscono o quando ti trattano da stupida solo perché si sentono a un livello più alto del tuo. Non va bene. Io valgo quanto gli altri, a prescinder­e dal lavoro che si fa o da chi sei. Se ci mettessimo tutti sullo stesso livello, con una mano sul cuore e ascoltando l’altro, saremmo più felici e più ricchi». Più ricchi? «Vorrei che tutti avessero più denaro. Il mondo sarebbe più equo. Ecco, spero di fare politica. Farei un bel cambiament­o». Tipo? «Direi la verità, e cercherei di abbassare il dislivello sociale». Che prodotti di bellezza usa? «Non uso trucchi che coprono la faccia. Mi sembra di non respirare e di ingannare le persone. Meglio una buona crema viso, magari bio, che rende la pelle più bella e luminosa dall’interno. Poi, cerco di fare tutto sotto la doccia, anche lavare i denti. Sei minuti, compreso il Balsamo 3 Minute Miracle Rigenera & Protegge di Pantene, e sono fuori».

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