F - FACTOR
Il cavaliere è valoroso, ma anche il «cavallino» non scherza: abbiamo messo Giancarlo Fisichella sulla Ferrari stradale più veloce che c’è. Ecco il risultato
Chi si trova a percorrere la strada che si arrampica verso il Santuario di Puianello, può vedersi sorpassare da una Ferrari, magari da un modello mai visto prima. Su queste morbide curve i prototipi di Maranello vengono testati prima di essere messi sul mercato e anche noi vi abbiamo «saggiato» il comportamento in curva di una Rossa: una 812 Superfast. Cavallino di razza quanto il cavaliere: è Giancarlo Fisichella, infatti, che ci guida tra le colline del Modenese. «È un’auto che sognerebbero un po’ tutti», ci dice accarezzando il volante. «Ha motore V12 aspirato della Ferrari, molto elastico e potente a tutti i regimi. Poi, quando entra in coppia, ti attacca al sedile: un’adrenalina pazzesca». I suoi 800 cavalli ne fanno, infatti, la Ferrari stradale più prestazionale di sempre. «Nonostante questo», prosegue il pilota romano, «ti dà grande sicurezza: le Ferrari di oggi, anche se potentissime, sono maneggevoli e con controlli eccezionali sulla trazione. Devi solo stare attento a dosare l’acceleratore. Senti questo 12 cilindri? Suona come un violino». L’ex pilota di Formula 1 oggi è portabandiera di Maranello nelle gare endurance: «Il 5 aprile partirà a Monza il Campionato Italiano Gran Turismo, che farò col team Baldini assieme a Stefano Gai e Jacques Villeneuve. L’annuncio ha fatto clamore: due ex piloti di Formula 1 su una Ferrari che porta il numero 27 a ricordo di Gilles, il papà di Jacques…». Quando «Fisico» apre il gas, ai lati della strada si alzano stormi di uccelli. «Adoro questo rumore». Almeno quanto ama Il profumo dell’asfalto che, non per nulla, è il titolo del libro scritto assieme a Carlo Baffi per Sperling & Kupfer. «L’asfalto è parte della mia vita: quando entri in un circuito vieni subito accolto dai vapori e dagli odori di olio, benzina, gomme. Un mix che diventa una droga. Il volume raccoglie le mie esperienze in Formula 1 e racconta di piloti che per me erano eroi e punti di riferimento, come Ayrton Senna». E di nemici-amici, come Michael Schumacher: «Nel ’97, a Hockenheim, mi diede un passaggio in pista: io ero in testa, ma a dieci giri dal traguardo si bucò una gomma e dovetti ritirarmi. A fine gara ero a bordo pista e vidi arrivare Michael che mi fece salire sulla sua monoposto per ritornare ai box. Con attorno 70mila persone che mi applaudivano come vincitore morale, mentre ero a cavallo di una Ferrari e trasportato da Schumacher». Col collega tedesco Fisichella giocava anche a calcio: «Era un grande appassionato e, come me, nella Nazionale piloti». Poi ricorda il mecenatismo di Gian Carlo Minardi, le risate assieme a Barrichello («è simpaticissimo»), i dissapori con l’altro Schumacher, Ralf, al tempo della Jordan e le sfide a carte: «Con Alonso e Briatore giocavamo fino a mezz’ora prima della gara e spesso baravamo». Invece, l’impresa che più l’ha colpito risale al 1996, Laguna Seca, a opera di un altro italiano e universalmente nota come «The Pass»: «Formula Indie, “staccatone” oltre il limite di Alessandro Zanardi che, con l’aiuto del cordolo, riesce a rimanere in pista e a passare Bryan Herta al Cavatappi: il Sorpasso per eccellenza». Tra le nuove leve, due nomi su tutti: «Charles Leclerc, che ha tutte le caratteristiche del futuro campione del mondo, e Antonio Giovinazzi, già molto maturo». Il giovane dell’Alfa Sauber riporta un po’ d’Italia nel Circus e, magari, prima o poi sul gradino più alto del podio: l’ultimo connazionale a compiere l’impresa fu, nel 2006 in Malesia, proprio un tal Giancarlo Fisichella.