FUGA A LONDRA
Il romanzo di esordio di Cristina Marconi racconta i rapporti ai tempi della Brexit
«Mi chiamo Alina e, anche se sono nata a Roma, per molto tempo ho cercato di diventare inglese». È l’incipit di Città irreale, il romanzo d’esordio di Cristina Marconi (Ponte alle Grazie, pagg. 262, € 16,80). Una fotografia di Londra scattata dagli occhi della protagonista: una giovane italiana che, esasperata dalle limitate prospettive professionali in patria e desiderosa di esplorare orizzonti nuovi, vi si trasferisce. Alina ha 26 anni quando rinuncia al posto fisso in barba all’incredulità di amici e famigliari. Parte senza rimpianti, contenta di sottrarsi «a quel processo di stagionatura lenta che qualcuno in Italia chiama carriera». Il contesto storico è fra il 2008 – prima della
crisi innescata dal crac Lehman Brothers – e il 2016, anno del famigerato referendum sulla Brexit. Il boom di arrivi dalla penisola trasforma la capitale britannica nella
quinta città italiana per popolazione. «Ci stavamo tutti avventando su Londra come sull’ultimo boccone da sbranare per la nostra generazione d’italiani delusi», ricorda Alina, descrivendo come in un diario il suo percorso scandito da nuove amicizie, la relazione con il medico inglese Iain e un lavoro all’inizio sottoqualificato, ma poi riscattato da una serie di rapide promozioni. Racconta i sudditi di Sua Maestà con «quella loro maniera di sciogliere il ghiaccio e ricomporlo subito dopo». Sul rapporto con Iain si allunga l’ombra del passato di lui, segnato da una tragedia tenuta nascosta. Città irreale è un romanzo di formazione che ridà fiato alla figura dell’italiano all’estero, ben tratteggiata da Marconi, unica esordiente in lizza per il premio Strega 2019, dominato per la prima volta da candidate donne, di cui tre residenti a Londra, inclusa lei stessa: laureata in Filosofia alla Normale di Pisa, vive dal 2011 nella capitale, dove lavora come giornalista freelance.