Vanity Fair (Italy)

Dumbo sono io

- di NINA VERDELLI foto LEAH GALLO

Come l’elefantino protagonis­ta del suo ultimo film, il regista più gotico di Hollywood da bambino è stato un escluso, un diverso, un emarginato. Poi ha trasformat­o la sua stramberia in un vantaggio. E ha spiccato il volo

Dopo anni di psicoterap­ia, ne ha avuto abbastanza. Varcati i 60, Tim Burton si sente «completame­nte aggiustato». Mente. E non fa niente per nasconderl­o: ride, spiritello magro dentro al suo completo nero, stirato non di recente, con i capelli all’aria, pettinati non di recente. Poi torna serio: «Ho imparato ad accettare che sono l’opposto di tutti gli altri: quello che per la gente è normalità, per me è follia. E viceversa… o almeno credo. Cioè… io non ho mai capito cosa significhi… cosa significhi la parola “normale”. Forse nessuno lo è».

Helena Bonham Carter, sua ex compagna ed ex musa (si sono lasciati nel 2014), prima di avanzare l’ipotesi che fosse affetto da una lieve forma di Asperger, lo aveva definito una

«casa per le frasi abbandonat­e». Ma il regista, appena insignito del David di Donatello alla carriera, non semina vuoti tra i suoi concetti incompiuti: li riempie di gesti.

Mentre racconta l’ultima impresa cinematogr­afica, il remake in live action di Dumbo con protagonis­ti Colin Farrell, Danny DeVito, Michael Keaton ed Eva Green, sparpaglia braccia, mani

 ??  ?? TRA SOGNO E REALTÀ «L’elefantino è stato realizzato grazie alla tecnica della COMPUTER-GENERATED IMAGERY. Tutto il resto, per quanto possibile, è stato ricostruit­o realmente per facilitare l’interazion­e tra gli attori». Parola di Tim Burton, 60 anni, regista di Dumbo, appena uscito nelle sale.
TRA SOGNO E REALTÀ «L’elefantino è stato realizzato grazie alla tecnica della COMPUTER-GENERATED IMAGERY. Tutto il resto, per quanto possibile, è stato ricostruit­o realmente per facilitare l’interazion­e tra gli attori». Parola di Tim Burton, 60 anni, regista di Dumbo, appena uscito nelle sale.

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