Vanity Fair (Italy)

VALERIO BERRUTI

Dieci anni fa era il primo italiano che acquistava una chiesa per farne un atelier. Oggi, dopo avere esposto in tutto il mondo, presenta un corto che sogna di portare agli Oscar e una giostra carillon da mettere in piazza. Perché «la gente va circondata d

- di SILVIA BOMBINO

Adesso punto agli Oscar

Cinque anni fa, lo studio di Valerio Berruti, fuori Alba, era vuoto. Su un piedistall­o c’era solo il modellino di una piccola giostra, nascosto da un telo. Che cosa c’è lì sotto? Avevo chiesto. «È un’idea che ho in testa da un po’», aveva risposto l’artista. Adesso quell’idea è diventata una giostra in vetroresin­a di sette metri di diametro, protagonis­ta di un cortometra­ggio animato, La giostra di Nina, prodotto da Sky Arte, in anteprima il 18 ottobre alla Festa del Cinema di Roma. E che, a novembre, andrà all’Internatio­nal Children’s Film Festival di Chicago, nella speranza di approdare agli Oscar nel 2020.

Cinque anni prima, Valerio Berruti era un artista langhetto, come tiene a precisare, appena approdato alla Biennale di Venezia, e primo italiano ad acquistare (e a restaurare, da solo) una chiesa dalla diocesi. Per questa particolar­ità ero andata a intervista­rlo: mi aveva fatto salire sul campanile, mostrato la sua casa, ricavata nella sagrestia, e gli altari, ingombri delle tele e delle sculture di bambini che creava. Mi accompagna­va Elisa, che poi sarebbe diventata la sua fidanzata, poi moglie, e oggi madre dei suoi figli, Zeno e Nina. Man mano che la famiglia si allargava e la chiesa diventava stretta, Berruti oltre a girare il mondo tra mostre e residenze artistiche, da Tokyo e Tel Aviv a New York, dal Sudafrica a Parigi, ha costruito una casa su una collina, sotto la quale c’è il suo studio, e intorno a cui corrono, tra gli altri, quattordic­i filari di viti. Ha appena finito di vendemmiar­e e mi invia orgogliosa­mente le foto dell’uva di Verduno, paese del Pelaverga, su WhatsApp.

Quanto vino fa all’anno?

«400 bottiglie, poco. Non uso prodotti chimici sulle viti, quindi metà uva me la mangiano cinghiali e caprioli, per la gioia dei miei vicini».

Ha ristruttur­ato con le sue mani la chiesa di Verduno che ora è il suo showroom, e partecipat­o attivament­e alla costruzion­e della giostra in mostra al Maxxi. Quanto le piace il lavoro manuale?

«È la mia grande passione. L’arte va fatta con la propria vita, nelle mie opere c’è tutto di me. Come si fa a fare quelle cose tipo l’autobiogra­fia di Agassi, scritta da un altro?».

Come ha costruito la giostra?

«Come un carillon: non sono andato da un giostraio, ma dai miei amici fabbri che sanno che sono fuori di testa e insieme abbiamo costruito, dopo aver comprato un motore, questo carousel che è come dieci giostre montate sbagliate. Il meccanismo è classico, poteva essere stata fatta cent’anni fa».

Quanto è stata artigianal­e la creazione del cartone?

«Al cento per cento. Ho dovuto filmare, con alcuni amici che ho messo a fare gli attori, la storia che è quella di una

– giostraia bambina, Nina, che un nonno arcigno fa lavorare, e di Geppo, un ragazzone rimasto un po’ bambino che vorrebbe salire sulla giostra perché da subito ho voluto che –, Ludovico Einaudi avesse del materiale da vedere per poter creare le musiche. Non l’ho coinvolto per avere una colonna sonora a film finito: abbiamo lavorato insieme, lui vedeva cinque fotogrammi e rimandava indietro la musica, io seguivo il tempo e disegnavo. Le scene riprese sono diventate circa tremila disegni, tutti a mano, che ho fotografat­o a uno a uno con la mia macchina digitale. Non ho usato software di disegno e di montaggio, l’animazione è data dalla sequenza di tutte le foto. A un certo punto ho capito che anche lavorando dodici ore al giorno ci avrei messo otto mesi a finire. Per colorare ogni tavola ci voleva almeno un’ora: mi hanno aiutato sette ragazze del liceo artistico di Alba, che ringrazio. Facevano l’alternanza scuola-lavoro, l’alternativ­a qui è il grissinifi­cio».

Lei conosceva già Einaudi?

«No, però sapevo che era originario delle Langhe, quindi da subito ho capito che doveva c’entrare con questo progetto. Che è un po’ frutto del destino: anche il soggetto del corto me lo ha dato un racconto di un amico, Filippo Bessone, proprio quando lo cercavo».

Crede in questi segni?

«Totalmente. Anche se l’idea della giostra è del 2011 e sono passati anni dalla sua creazione, se ho un sogno alla fine lo realizzo. Non è questione di sentirsi sicuri, ma di essere determinat­i».

Perché disegna bambini?

«Perché è il solo momento della vita in cui tutti si possono riconoscer­e, così l’opera diventa di tutti. In particolar­e la giostra mi consente di non rappresent­are più i bambini, ma trasformar­li in attori dell’opera. Quel carosello, che è una scultura gigante, può essere usata da grandi e piccoli gli uccellini sono collaudati fino a 300

– chili è una generatric­e di performanc­e artistiche, chi ci sale

–, è sempre diverso. Mi ha commosso il fatto che, alcuni anziani, scendendo, avevano le lacrime agli occhi».

L’arte deve regalare emozioni?

«Poesia, soprattutt­o. Ormai mi sono stancato di artisti come Banksy che vogliono scioccare a tutti i costi. La bellezza va tirata fuori dai musei e deve circondare la gente, che ha bisogno di sognare. Dopo il mio intervento a Monticello dA’ lba, ad aprile, un posto che era a rischio abbandono dove ho montato cento bassorilie­vi delle mie bambine sul muro che sostiene la rocca del paese, due ragazzi hanno ridato vita a un ex centro degli alpini e adesso le persone sono tornate, guardano l’opera, si fermano. Sto lavorando a delle sculture monumental­i, che voglio mettere nelle piazze».

Vedremo la giostra all’aperto, un giorno?

«Mi piacerebbe trovare un posto, proteggerl­a dalle intemperie... Fare come Jane Walentas, che a Brooklyn è riuscita a montare un carosello storico protetto da una struttura di vetro di Jean Nouvel. Mai dire mai». ➺ Tempo di lettura: 5 minuti

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Valerio Berruti, 42 anni. Il 18 ottobre presenta il corto La giostra di Nina al Maxxi in occasione della Festa del Cinema di Roma. Fino al 27 sarà esposta anche la giostra.
foto TINO GERBALDO A ROMA Valerio Berruti, 42 anni. Il 18 ottobre presenta il corto La giostra di Nina al Maxxi in occasione della Festa del Cinema di Roma. Fino al 27 sarà esposta anche la giostra.
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La giostra di Nina, con 8 uccellini al posto dei cavalli, nella chiesa di San Domenico ad Alba.
OTTO UCCELLINI La giostra di Nina, con 8 uccellini al posto dei cavalli, nella chiesa di San Domenico ad Alba.

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