Vanity Fair (Italy)

BEATRICE VENEZI

È la più giovane donna direttore d’orchestra riconosciu­ta a livello internazio­nale. Bella e amata sui social, all’estero è una star, in Italia fatica ancora a entrare nei teatri che contano. Ma Beatrice Venezi non si arrende. Anzi, ha una missione da comp

- di NINA VERDELLI

Dirigo le orchestre sui tacchi

Dopo Samantha Cristofore­tti, prima italiana nello spazio, e Sara Gama, capitana della nazionale di calcio femminile, arriva Beatrice Venezi, direttore d’orchestra acclamata a livello internazio­nale, a buttare giù un altro mattoncino del muro della disparità.

Inserita da Forbes tra i 100 giovani leader del futuro, a differenza di molte donne che fanno breccia nell’universo maschile con modalità e sembianze altrettant­o maschie, la 29enne lucchese non rinuncia a un centimetro dell’innata femminilit­à. Che si sprigiona tra le lunghe onde dorate e le curve aggraziate di un corpo sinuoso, le ciglia truccate, le labbra dipinte, i gesti morbidi: «Sul podio indosso abito da sera e tacchi alti; non devo mascherarm­i da uomo per dimostrare che so dirigere un’orchestra», esclama mentre spiega che questa è solo metà della sua missione.

L’altra metà? Avvicinare i giovani alla musica classica. Quindi: una massiccia (e criticatis­sima) presenza sui social, frequenti comparizio­ni in tv, un libro, Allegro con fuoco (Utet, 2019). E ora My Journey, il primo album. Già, come le pop star. Solo che, al posto di testi semplici e melodie orecchiabi­li, Beatrice ha inserito i brani del suo cuore del repertorio pucciniano.

Ha scelto Puccini perché, per lei, è il compositor­e più grande di tutti i tempi?

«Il più grande di sempre è Mozart, lui era più divino che terreno. Puccini è il più importante per me. Oltre a essere nati nella stessa città, Lucca, la sua musica ha segnato i passaggi principali della mia carriera. La prima volta che ho diretto un’orchestra è stato in Germania, con una Madama Butterfly».

Come andò?

«Di sicuro non ho eseguito tutto alla perfezione, però credo di aver dimostrato una certa predisposi­zione».

Che è stata capita immediatam­ente?

«Insomma, al Conservato­rio di Milano ho tentato due volte l’esame di ammissione per il corso di direzione d’orchestra».

Ma non si è arresa.

«Sono testarda: se sostieni che non posso fare una cosa, la faccio subito».

Le hanno mai detto: sul podio niente gonna?

«Ci hanno provato. Finora l’ho spuntata. Persino in Giappone, dove la società è piuttosto maschilist­a, dopo alcune perplessit­à iniziali, mi hanno lasciato libera di scegliere il look che preferivo. E, terminata l’esibizione, mi hanno invitata a tornare».

In Italia l’accoglienz­a è più calda?

«Mica tanto: all’estero mi invitano nei teatri più prestigios­i, come la Suntory Hall di Tokyo. Qui, in molti ambienti non sono benaccetta».

Colpa di chi?

«Sicurament­e non del pubblico, che è sempre entusiasta. E neanche delle orchestre; si dice che decidano se promuovere o bocciare il loro direttore già dal modo in cui cammina verso il podio. Tra noi musicisti vale una sola regola: la competenza tecnica. I problemi sorgono con le figure istituzion­ali: sovrainten­denti, direttori artistici, critici».

Che cosa le rimprovera­no?

«Oltre al fatto che sono giovane e donna? La mia visibilità mediatica. Non capiscono che è l’unico modo per portare le masse in teatro».

Spieghi.

«Io sono figlia degli anni ’90. Allora spopolavan­o i Backstreet Boys, le Spice Girls, Britney Spears. I ragazzi si affezionav­ano prima ai personaggi e, di conseguenz­a, alle loro canzoni. Io cerco di fare lo stesso con la musica classica».

Riceve la solidariet­à dalle altre donne direttori d’orchestra?

«Siamo tre circa in tutta Italia. Una non la conosco, l’altra mi ha attaccata sui social».

Dicendo?

«Che lei per dirigere indossa i pantaloni perché non vuole che la musica venga distratta dai vestiti».

Non ci sarà magari un pizzico di invidia perché lei in abito da sera fa un figurone?

«Forse. L’aspetto estetico è un altro grosso problema».

Cioè?

«Una donna che cura il proprio corpo è considerat­a una che non cura abbastanza l’intelletto. Ma dove sta scritto? Guardate che io, mentre vado dal parrucchie­re, leggo!».

Che cosa legge?

«Principalm­ente studio. Ogni nuova partitura contiene un universo da sapere a memoria: la linea del primo flauto, quella del contrabbas­so, il testo del soprano, i tempi...».

Legge anche i quotidiani?

«Abbastanza per capire che ci concentria­mo sui problemi sbagliati».

Per esempio?

«Premesso che le violenze di genere vanno condannate sempre, da quando è scoppiato il #MeToo sembra che l’unico problema delle donne sia la possibilit­à di subire un abuso. Quella è l’eccezione: bisogna cambiare la regola. Dobbiamo puntare a una pari dignità sul lavoro, una pari retribuzio­ne, una pari possibilit­à di accedere a posizioni apicali».

Come?

«Non con le quote rosa, che farebbero sentire noi donne specie protette del Wwf. Sarebbero molto più utili gli asili nido nelle aziende, nelle università, nei teatri».

È un argomento che le interessa personalme­nte?

«Be’, prima o poi un figlio lo vorrei».

E teme per la sua carriera?

«Con tutti i viaggi che il mio lavoro richiede, non so come farò. Però mi tengo stretta il compliment­o che mi ha fatto un cantante...».

Le va di condivider­lo?

«Un giorno mi ha detto: “Sarai un’ottima madre, si vede dal modo in cui ti prendi cura delle persone con cui lavori”. Forse, una donna può fare la differenza anche così». ➺ Tempo di lettura: 5 minuti

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Beatrice Venezi, 29 anni. Il 18 ottobre esce il suo album di esordio con l’Orchestra della Toscana, My Journey Puccini’s Symphonic Works. È dedicato ai suoi genitori che, dice, le hanno insegnato il valore delle radici.
foto NICOLA ALLEGRI DEBUTTI Beatrice Venezi, 29 anni. Il 18 ottobre esce il suo album di esordio con l’Orchestra della Toscana, My Journey Puccini’s Symphonic Works. È dedicato ai suoi genitori che, dice, le hanno insegnato il valore delle radici.
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Diplomata al Conservato­rio di Milano, Beatrice ha già diretto in Paesi come Giappone, Georgia, Azerbaijan, Ucraina, Armenia.
IL MONDO IN MANO Diplomata al Conservato­rio di Milano, Beatrice ha già diretto in Paesi come Giappone, Georgia, Azerbaijan, Ucraina, Armenia.

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