Esce Miserere, film in stile Lanthimos
Un uomo che si crogiola nella pietà altrui e non sa rinunciare al ruolo di vittima. Arriva Miserere, film grottesco scritto da un autore di culto
Se vi piace il cinema di Yorgos Lanthimos, allora diventerete grandi amici di Babis Makridis. Il primo, lo sapete, è il greco che lo scorso anno ha conquistato Hollywood con La favorita, ma che già prima era assurto alla gloria cinefila con i cult assai divisivi The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro. Il secondo è il meno celebre connazionale autore di Miserere, al cinema dal 24 ottobre dopo il giro dei festival dal Sundance in giù, scritto da quel tale di nome Efthymis Filippou che di Yorgos è lo sceneggiatore fidatissimo: ha confezionato i furbi copioni dell’Aragosta e del Cervo, per capirci; più quello di Dogtooth, che nel lontano 2009 ha scatenato la «lanthimosite» collettiva. Diventerete grandi amici di Babis perché contenuti e forme procedono verso gli stessi territori cari al collega: grottesco nerissimo su minimalismo formale sempre sul punto di esplodere. Come nei film di Lanthimos, poi, anche qui conta la grande idea. Che stavolta è: raccontare la storia di un imprecisato avvocato (Yannis Drakopoulos, bravissimo) che fa di tutto per essere sempre commiserato da amici e vicini. Al principio è facile: sua moglie versa in coma profondo dopo un incidente. Ma, dovesse mai svegliarsi la consorte, riuscirà l’uomo a rinunciare a tutta la pietà altrui? La miccia è, pure qua, sociologica. E il paradosso è decisamente più realistico di quanto si creda: nell’epoca in cui il vittimismo è diventato un valore di cui andare orgogliosi, c’è forse storia più emblematica di questa?