Torna Terminator. Ed è donna
Torna Terminator con un film che si ricollega alle origini. Ma stavolta la storia è in mano a Sarah Connor e socie. E Schwarzy? È in «punizione»
«Ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ’o nuost». Fosse cresciuta al rione Sanità, Sarah Connor probabilmente parlerebbe così. E con lei Linda Hamilton, la sua interprete fin dal primo Terminator, correva l’anno 1984. Trentacinque anni dopo, si ricomincia da dove eravamo rimasti. In Terminator - Destino oscuro, nelle sale dal 31 ottobre, c’è pure Arnold Schwarzenegger, messo però «in punizione» forse per aver preso parte anche a tutti gli episodi usciti tra il secondo capitolo (Terminator 2 - Il giorno del giudizio, 1991) e l’avventura di oggi. È la prima volta dal sequel originale che torna in campo nientemeno che James Cameron, l’inventore di tutto, nel ruolo dello sceneggiatore. Che affida la regia a Tim Miller, il ragazzaccio di Deadpool, e mette la storia
– ambientata trent’anni dopo Terminator 2, come se in mezzo non ci fosse stato nulla – in mano alle donne: una ragazza, Dani Ramos (Natalia Reyes), bersaglio di un nuovo cyborg in metallo liquido (diavolerie moderne); una mezza umana/ mezza macchina, Grace (Mackenzie Davis), che ha l’incarico di proteggerla; e la stessa Sarah Connor (Linda Hamilton), venuta in matriarcale soccorso (e in forma come e più di allora). Spunta anche Schwarzy, nella carcassa del vecchio T-800 sempre utile, ma un po’ obsoleto. Cameron, avanguardista da sempre, ragiona da showrunner contemporaneo: prende l’immaginario nostalgico della vecchia «serie» ’80-90 e ne fa l’ossatura di un racconto di oggi. «Scurdàmmoce ’o passato», direbbero sempre altrove: questo è un ritorno al futuro.